Per quasi due anni gli Stati Uniti, alleati della Turchia in ambito Nato, hanno cercato di convincere Ankara a rinunciare agli S- 400 russi. Invece, Recep Tayyip Erdogan non ha voluto sentire ragioni: la Turchia ha annunciato l’arrivo dei primi componenti del sistema a due giorni dallo sbarco ad Ankara del nuovo ambasciatore Usa.

In questo modo, la Turchia sarà il primo Paese Nato ad affidarsi alla Russia per il suo arsenale e le conseguenze sono evidenti: lo zar Putin metterà più di un piede militare in un paese Nato strategico. «Siamo preoccupati per le potenziali conseguenze della decisione turca», ha detto un funzionario della Nato, e il Washington Post ha scritto che per la Turchia di Erdogan sarebbero in cantiere «pesanti sanzioni».

Per ora Erdogan ostenta tranquillità e, dopo aver visto Trump a Osaka, ha affermato di non credere che «l’alleato strategico» annuncerà sanzioni, anche perchè è trapelato che l’accordo tra i due leader sarebbe di addossare le colpe al precedente presidente americano, Barack Obama, che aveva negato ad Ankara i missili Patriot.

Il rischio, però, non sono solo le sanzioni americane ( che avrebbero comunque un impatto significativo sull’economia turca) ma anche quello che la Turchia venga tagliata fuori dal programma F- 35, come Washington ha più volte minacciato, nel caso del completamento dell’acquisto dell’apparato missilistico sovietico. I caccia americani, infatti, dovrebbero “convivere” con i sistemi come gli S- 400 russi, chiamati a intercettarli.

Erdgoan sembra voler andare sulla sua strada e addirittura ha rilanciato, affermando che la Turchia punta a produrre pezzi dell’apparato in collaborazione con la Russia: «Speriamo di passare alla produzione molto presto. Si tratta di un sistema di difesa missilistico cui per mesi ci hanno chiesto di rinunciare, mentre avrebbero dovuto chiederci il perchè dell’investimento».

Per ora, le installazioni dell’apparato di difesa missilistica russo sono costate circa 2,5 miliardi di dollari e le prime consegne sono iniziate ieri mattina presso la base militare di Murted, 35 km a nord ovest di Ankara. L’apparato di difesa è in grado di tracciare 300 bersagli contemporaneamente fino a 27 chilometri di altezza, colpendoli con tre diversi tipi di missili. Stando a fonti russe, il sistema usa missili che possono distruggere obiettivi a distanze superiori rispetto ai Patriot americani, tra l’altro più costosi. Ogni unità del sistema russo ha 12 piattaforme di lancio con quattro missili ciascuna.