Ieri, su questo spazio, ho suggerito a Nicola Zingaretti di impegnarsi per dare al Mezzogiorno una politica ed un’organizzazione degna di un partito del socialismo democratico. Matteo Renzi, che aveva promesso il lanciafiamme per bruciare ( politicamente) i notabili, li ha invece convertiti e assunti al renzismo clientelare, reclutando anche residuati della destra, fuoriusciti da Forza Italia.

Nella fase in cui il Pd di Renzi era in ascesa e governava, tutto si giustificava, si teneva e si digeriva. Poi sono venute le sconfitte e il Pd di Renzi alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 è sceso al 18,8% con una legge elettorale scritta da un renziano di ferro che ha reso più pesante la sconfitta dato che ha avvantaggiato soprattutto i grillini. Renzi e il suo manipolo non si sono rassegnati. La responsabilità delle sconfitte, secondo loro, non è da ascrivere al capo assoluto ma ad un complotto interno, al “fuoco amico”, a chi lo criticava. Dopo la sconfitta, per un anno il Pd è stato impegnato a preparare quel che chiamano congresso, cioè le primarie, mentre il senatore semplice Renzi, anziché competere con una sua lista, ha preferito lanciare messaggi equivoci e fare interventi politici con la pretesa di dettare la linea. Alle primarie ha giocato su due liste, quella di Giachetti e Ascani e quella di Martina e Richetti. Lista, quest’ultima che, in Basilicata, era sostenuta dai fratelli Pittella.

Entrambi questi fratelli, renziani di potere, hanno continuato a sostenere Renzi. Le elezioni in Basilicata sappiamo come sono andate. Sappiamo anche chi ha scelto il candidato presidente e chi ha fatto le liste. Tuttavia, il tenue mutamento del vento dovuto alla segreteria di Zingaretti ha spinto il centrosinistra al 33%. Nel 2018 il Pd di Renzi e di Pittella ebbe in Basilicata il 16,14%. Ebbene, oggi sui giornali leggo le vergognose dichiarazioni di Ascani ( adesso è anche vicepresidente del Pd di Zingaretti) la quale ha detto: «Abbiamo finito di esaltare per il secondo posto» ? Infatti, con Renzi erano al terzo posto. E il renziano deputato Luciano Nobili ha dichiarato: «Senza Renzi tutti felici a perdere». Con Renzi, invece, sappiamo com’è andata. E i Nobili erano nobilmente felici e contenti. Occorre osservare che queste sortite sono significative perché ci dicono quali sono i propositi del Capo: ci sarà la guerriglia anziché una battaglia politica aperta e leale con una corrente. Renzi non si rassegna, ma proprio questo comportamento ne fa solo un guastatore senza più prospettive politiche. La sua stagione politica è finita e se non se ne fa una ragione danneggerà soprattutto se stesso.