Mutuare terminologie dal linguaggio economico e trasferirle sullo scenario politico è esercizio allettante: solo che a volte invece di aiutare, svia. E’ il caso delle tante Opa tecnicamente Offerte di pubblico acquisto - che di volta in volta vengono segnalate da parte di qualcuno ai danni di qualcun altro. Si tratta di iniziative ostili volte a sottrarre consensi ad avversari e alleati. Nell’impennata di Matteo Salvini sulla flat tax molti hanno intravisto, appunto, la volontà del vicepremier leghista di riappropriarsi di un tema squisitamente di centrodestra da un lato per rassicurare porzioni di elettorato del Carroccio preoccupati per il fatto che sulle questioni economiche troppo spazio sia stato concesso ai Cinquestelle, e dall’altro per tagliare definitivamente l’erba sotto i piedi di Berlusconi.

Tutto vero, o almeno verosimile. Ma non c’è bisogno di ricorrere al linguaggio finanziario per illustrare un dato strutturale di competizione politica: poiché per le Europee si vota con il sistema proporzionale, è evidente che ciascuna forza politica corre per sé e mira a fare il pieno appropriandosi di qualunque argomento ritenuto utile. E meglio ancora se ciò provoca incursioni in campi altrui: come nel calcio internazionale, anche in politica i voti conquistati “in trasferta”, cioè sottratti ai competitor, valgono in doppio. E’ evidente che Salvini voglia pescare ovunque: un possibile successo che i sondaggi stimano oltre il 30 per cento gli consentirebbe di confermare il ruolo di padre- padrone non solo nell’alleanza gialloverde ma in tutto il perimetro politico.

Forse la manovra riuscirà, forse no: non si deve dimenticare che esistono segmenti sociali anche moderati che con Salvini non vogliono intrupparsi. E poi se il ministro dell’Interno davvero dovesse prosciugare tutto o quasi il serbatoio berlusconiano, visto che da solo al 51 per cento non arriverà mai, per governare non gli resterebbe altro che avvinghiarsi a vita ai grillini. Oppure rivolgersi al Pd come suggerisce il Foglio: eventualità allo stato fantascientifica.

Tuttavia è indiscutibile che l’offensiva leghista è in corso: i risultati si vedranno presto. Però più che l’eventuale bottino leghista, il vero punto politico da analizzare è il riflesso che tutto questo provoca sull’alleato di governo. Se infatti il vicepremier che sta al Viminale può pensare di assaltare il fortino piuttosto diroccato del Cavaliere e goderne il tornaconto, non altrettanto si può immaginare per Di Maio. In altri termini, mentre Salvini ha di che rosicchiare a FI, l’M5S si trova in difficoltà nel replicare il tentativo con il Pd. Mentre infatti il ministro dell’Interno può permettersi incursioni al centro, i Cinquestelle con l’arrivo alla segreteria Democratica di Nicola Zingaretti si ritrovano un avversario in più, agguerrito e determinato non solo a difendere i confini del suo campo ma anche e sopratutto ad allargarlo. E proprio a danno del Mo-Vimento.

E’ insomma uno scenario sbilenco quello che si sta configurando. Che minaccia di danneggiare il maggior partito italiano, lavorato ai fianchi sia dalla Lega che dal Pd.

Spia di questa situazione è il fatto tutt’altro che casuale che più passano i giorni più il linguaggio di Cinquestelle e Pd nei riguardi della Lega si omologa. Sulla flat tax non solo i concetti e i toni ma addirittura le parole stesse di Di Maio e Zingaretti tendono ad assomigliarsi. E se il ministro Lezzi giudica la propoista leghista “irrealiazabile” il neo leader pd aggiunge che è roba da Paperon de’ Paperoni: entrambi fanno leva sul fatto che l’appiattimento fiscale gioverebbe solo ai redditi più alti. Cioè ambedue si rivolgono al medesimo segmento sociale: concorrenzialità allo stato purissimo.

Si vedrà. In ogni caso è indicativo che il terreno di scontro scelto da tutte e tre i partiti è quello economico. Non sorprende: è il più scivoloso e allo stesso tempo quello a cui gli italiani guardano con maggiore preoccupazione. I dati sulla produzione industriale e sul Pil sono negativi; il lavoro non decolla e l’impatto dei navigator è tutto da definire. I venti di recessione si ingrossano e bisogna cominciare a pensare alla prossima legge di Bilancio. Che non potrà essere lacrime e sangue ( chi ci mette la faccia?) ma neppure troppo light. Bel rompicapo.