Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni sullo stesso palco. Si salutano, si ringraziano nei rispettivi discorsi, duettano per dare una prospettiva al Partito Democratico e al Paese. Non necessariamente in quest'ordine, ma se l'obiettivo finale è "mandare a casa questo governo", nessuno si nasconde che la strada sarà ancora lunga "non lo faremo domani, dovremo batterci", sottolinea il governatore del Lazio. La prima tappa è il congresso, per niente scontato come sottolinea anche Gentiloni. Anzi, l'ex premier sente di dover dire grazie a Zingaretti perchè "senza la sua determinazione quella del congresso sarebbe una prospettiva meno concreta". E aggiunge: "Parlare di congresso del Pd, a sette mesi dalla sconfitta non mi sembra una scelta precipitosa...". Parole che vanno direttamente al cuore del problema, ovvero la tentazione di alcuni esponenti del Pd di rinviare il congresso per evitare conte che ne metterebbero in evidenza la debolezza. Accanto a questo, tuttavia, Gentiloni rivolge un messaggio distensivo alla controparte renziana abbracciando l'idea "di una strada nuova per il Pd", così come era stata enunciata da Zingaretti, "purché non si tratti di una strada fatta di abiure". E a Marco Minniti che - forse -si candiderà nelle prossime ore, tende la mano: "Ci tengo all'onore del Pd e a quello dei suoi governi, quei risultati ci sono e non dobbiamo vergognarcene. Abbiamo stroncato il traffico di esseri umani con un lavoro di cui sono orgoglioso e di cui ringrazio il ministro Marco Minniti". L'ex dogana è una bolgia, tanto che la "Piazza Grande" che ha dato il nome all'iniziativa con cui Zingaretti ha lanciato la sua campagna congressuale viene spostata all'esterno, su una piazza vera circondata dai locali che ospitavano le merci del vecchio scalo di San Lorenzo, a Roma. Per aprire l'iniziativa interviene Bernice King, figlia di Martina Luther King. La presidente della Fondazione con sede ad Altlanta che si batte per il riconoscimento dei diritti civili negli Stati Uniti incanta la platea con un discorso che sembra pensato guardando all'attualità italiana, a cominciare dai fatti di Lodi, con i bimbi stranieri costretti a rinunciare a scuolabus e mense: "Il vero leader non umilia, ma si fa interprete dell'amore per l'altro, per l'umanità", sottolinea King. E Zingaretti a quel messaggio pare riallacciarsi quando esordisce sottolineando la necessita di trovare una "alternativa alla politica dell'odio". I riferimenti agli effetti di questa politica sono tanti, dalla circolare ministeriale sullo stop ai progetti di Riace all'arresto del sindaco Mimmo Lucano, passando per il linguaggio, verbale e non, con cui il governo tratta i poveri. Se "l'atto di Matteo Salvini su Riace è immondo", il sorriso con cui Luigi Di Maio ha posto sotto osservazione i poveri che usufruiranno del reddito di cittadinanza "dimostra che per il governo di quelle persone non ci si può fidare, fa inorridire". Per "disarticolare" l'asse Salvini-Di Maio serve un partito "rigenerato", spiega Zingaretti che propone un cambio di paradigma con la fine "dell'illusione dell'io e il ritorno all'ebrezza del noi". Un partito meno verticistico rispetto a quello di Matteo Renzi, simboleggiato dal video che ha aperto la giornata di oggi: mille persone che tutte assieme suonano un pezzo dei Foo Fighters, "Learn to fly", imparare a volare. "Basta con la ego-crazia, scommettiamo su un campo largo e collegiale", esorta il governatore. Ma c'e anche un altro vizio che, per Zingaretti, il Partito Democratico deve lasciarsi alle spalle, quello della lotta perenne tra opposte tifoserie. E qui Zingaretti torna sulle parole di Renzi che sembravano accusarlo di cercare il dialogo con il M5s. "Sospetti che mi hanno ferito", spiega: "Io non voglio allearmi con il Movimento 5 Stelle, lo avrei già fatto in Regione se lo avessi voluto. Invece li ho sconfitti". Almeno su questo l'incidente e risolto visto che lo stesso Renzi in una intervista, ha salutato positivamente il fatto che Zingaretti abbia fatto chiarezza con argomenti che puntavano sull'inadeguatezza dei grillini al governo. "Hanno cominciato a tradire le promesse elettorali e stanno lasciando alle nuove generazioni un Paese più ingiusto e più povero. Quello che manca e qualcuno che cominci a costruire un progetto e li mandi presto a casa". Una analisi che Gentiloni anticipa di qualche minuto quando, salutato da una ovazione, prende posto sul palco e scandisce: "Questo governo, in pochi mesi, ha mandato in fumo la fatica di anni degli italiani. Ci sono persone che cominciano a pensare che quelle strabilianti promesse rischiano di non essere mantenute".