Il “sultano” Erdogan è sempre più forte, ma la lira turca è sempre più debole.

E tra i due quella che conta di più è certamente la seconda. Da tempo, già da prima delle elezioni di poco più di un mese fa, l’economia turca è in crisi e la moneta nazionale ha subito una fortissima pressione.

Che ora è sfociata in un crollo che è arrivato a far perdere fino al 13,5% sul dollaro. La valuta di Ankara, sotto attacco per via dei timori sulle politiche economiche del Paese, sulle relazioni con gli Stati Uniti ( Trump ha reagito alla svalutazione della lira raddoppiando i dazi sulle importazioni di prodotti dalla Turchia) e sulla galoppata dell’inflazione è arrivata a scambiare fino a 6,3 sul biglietto verde – il minimo storico per essa - per poi recuperare appena un po’ di terreno e ora tratta a 5,81. La lira turca, in un anno, è crollata del 35% nei confronti del dollaro. Il governo turco ha abbassato dal 5,5 al 4% il target di crescita e sta cercando di sistemare le vulnera- bilità di un’economia preda di un’inflazione galoppante mentre i rendimenti sui titoli di Stato decennali viaggiano poco sotto il 20%.

Un problema molto serio per la Turchia e per la sua stabilità anche politica e sociale, ma anche tale da mettere a rischio altre economie, con il coinvolgimento in primo luogo dell’Europa, Italia compresa. Infatti anche l’euro ha perso terreno toccando i propri minimi dal luglio 2017. La Bce secondo il Financial Times sarebbe estremamente preoccupata per l’esposizione che alcune banche spagnole, francesi e italia- ne avrebbero in Turchia. La situazione generale non sarebbe ancora tale da definirsi critica, ma gli istituti particolarmente esposti, scrive il quotidiano britannico, sono la spagnola Bbva, l’italiana Unicredit e la francese Bnp Paribas ( che controlla l’italiana Bnl). Per loro ieri giornata difficile sui mercati. Secondo il Financial Times le banche italiane sono esposte per 15 miliardi, meno comunque degli 80 e 34 di quelle spagnole e francesi. L’interscambio Italia- Turchia vale invece 20 miliardi, con una bilancia a nostro favore e una prospettiva di crescita del 6 per cento delle esportazioni, se i turchi avranno ancora soldi da spendere. In Turchia poi operano diverse aziende italiane, da Fca e Pirelli.

Erdogan ha reagito alla crisi con un’aggressione retorica. Afferma che ci sono attacchi contro il suo Paese, ma la Turchia non perderà questa guerra economica: «Loro hanno i dollari e noi la nostra gente e il nostro Dio», le rassicurazioni date dal presidente turco. Il quale ha invitato i propri concittadini a vendere ogni moneta straniera in loro possesso per acquistare moneta turca: «Cambiate gli euro, cambiate i dollari e l’oro che avete sotto il cuscino, in lire turche nelle nostre banche. Questa è una battaglia interna e nazionale. Questa sarà la risposta del mio popolo contro chi si è lanciato in una guerra economica contro di noi».

Con la vittoria elezioni di giugno Erdogan ha rafforzato la propria stretta sulla Banca centrale turca e sui ministeri economici, diventando di fatto l’unico responsabile della politica economica e monetaria di Ankara, ma ha esautorato i tecnici e diplomaticamente sta giocando partite che lo isolano sempre più dal mondo occidentale. Il ministro delle Finanze, Berat Albayrak, genero del “sultano”, oltre a ribadire «l’indipendenza assoluta della politica monetaria», annuncia addirittura un «nuovo modello economico» per battere l’inflazione che sta svuotando le tasche delel classsi medie e rilanciare gli investimenti: «La nuova epoca sarà un processo che vedrà la Turchia andare avanti verso i suoi obiettivi - ha detto in rapidità e con politiche più forti». Albayrak non ha tuttavia presentato un piano concreto che chiarisca come il suo ministero procederà per rafforzare l’economia e attirare investimenti, ma ha ribadito che il governo lavorerà per rafforzare la lira contro quelle che ha definito speculazioni dei mercati.

IL PRESIDENTE ACCUSA: «CONTRO DI NOI UNA GUERRA ECONOMICA». POI INVITA I CITTADINI A CAMBIARE ORO E DOLLARI IN MONETA NAZIONALE. INTANTO TRUMP RADDOPPIA I DAZI ALLA TURCHIA