L'ordine è perentorio, definitivo: "Da questo momento, ai sensi della convenzione Solas (Safety of life at sea) i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia, dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli e alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso". E' il testo integrale con cui la guardia costiera italiana avvisa tutti i naviganti, tutte le imbarcazioni in difficoltà, dell'interruzione di ogni forma di assistenza. Insomma, dopo la chiusura del porti, l'Italia non effettuerà più alcun tipo di salvataggio in mare. Intanto il Vaticano, unica voce critica rispetto alla nuova linea di chiusura dei porti italiana, alza la sua voce. E in un intervista alla Stampa monsignor Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana torna a esprimere le preoccupazioni della Chiesa e l'auspicio che "il governo pensi veramente al bene comune partendo dalle famiglie, dai giovani e dai poveri" e che "sappia unire e pacificare, cercando di dare una risposta concreta a quel clima di rancore sociale che serpeggia nel Paese". Ricorda Bassetti: "è da circa un anno, da quando sono presidente della Cei, che parlo di un' Italia da rammendare: nel suo tessuto sociale, geografico e politico. Penso fermamente che occorra un nuovo patto sociale tra tutti per restituire dignità, pace e futuro". Due le ragioni principali di allarme indicate dal capo dei vescovi italiani, soprattutto dopo la vicenda dell'Aquarius. "La prima riguarda la salvaguardia della vita umana. La vita va difesa sempre e l' aiuto in mare non si può negare a nessuno. Si tratta di una legge del mare, oserei dire laica, e di una scelta di civiltà: non esistono vite indegne di essere salvate. La seconda preoccupazione - spiega - si riferisce invece al clima di opinione sui migranti. A volte si ha la sensazione che i migranti siano un tema di distrazione di massa rispetto ad altri problemi dell'Italia, dell'Europa e del mondo occidentale. Siamo così passati da un'indifferenza generale a un'ostilità diffusa, fino alla xenofobia". Il presidente della Cei invita poi a restituire "al fenomeno delle migrazioni la sua complessità senza ridurlo ad una questione di speculazione politica. Una complessità che dividerei in 3 grandi questioni. La prima e una questione umanitaria: le vite umane vanno salvate tutte, senza se e senza ma. A partire dai bambini e dalle donne incinte. La seconda è una grande questione internazionale, con mille implicazioni, che nasce nelle aree di crisi del pianeta e si sviluppa poi nei Paesi di transito dei flussi migratori. Vicende complesse di cui deve farsi carico, senza dubbio, la comunità internazionale. E infine - conclude Bassetti - c' e la questione dell' integrazione nelle società di accoglienza".