Dopo le minacce, Donald Trump passa ai fatti. A una settimana esatta dagli attacchi con gas chimici a Douma, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato di aver ordinato un raid contro il regime siriano condotto assieme a Francia e Gran Bretagna. "Poco fa ho ordinato alle forze armate statunitensi di lanciare attacchi in Siria" ha detto Trump alle 21 ora americana, le 3 in Italia. I l presidente americano ha annunciato "attacchi di precisioni" contro obiettivi in Siria collegati al programma di armi chimiche. In Italia, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato costantemente informato durante la notte degli sviluppi degli attacchi, mantenendosi in contatto con i ministri Esteri e Difesa e con i vertici militari. Tre gli obiettivi colpiti nella notte e indicati dal capo degli Stati maggiori riuniti, il generale Joseph Dunford, durante un un briefing al Pentagono: un centro di ricerca a Damasco, un deposito di armi chimiche a ovest di Homs, un altro deposito e un centro di comando sempre nei pressi di Homs. "Questa volta, noi e i nostri alleati abbiamo colpito più duramente - ha affermato il segretario alla Difesa James Mattis, ricordando l'attacco dell'anno scorso alla base aerea siriana di Shayrat -. Evidentemente il regime di Assad non aveva colto il messaggio". Stavolta, ha proseguito Mattis, "abbiamo mandato un messaggio chiaro ad Assad ed ai suoi luogotenenti assassini". Il responsabile del Pentagono ha poi voluto sottolineare che "questi raid sono diretti contro il regime siriano: nel condurlo abbiamo fatto di tutto per evitare vittime civili e straniere". - Il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass, ha reso noto che contro gli obiettivi siriani sono stati lanciati oltre 100 missili. "Il sistema di difesa aerea siriana è stato attivato, una parte considerevole dei missili cruise e aria-terra è stata abbattuta prima di raggiungere gli obiettivi". Tuttavia, nessuno dei missili lanciati da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna è entrato nella zona della difesa area russa dispiegata a Tartus e Hmeymim. La Russia, ha precisato il ministro della difesa russo, "non ha dovuto usare le sue difese per rispondere all'attacco" in Siria. Nel suo discorso in tv, Trump ha parlato di una decisione presa in seguito all'attacco "spregevole e malvagio" a Douma e attribuito al regime siriano. "Non è stata l'azione di un uomo - ha sottolineato - ma il crimine di un mostro". "L'obiettivo di questa azione - ha sottolineato Trump, ricordando che "il massacro" di una settimana fa ha rappresentato "un'escalation significativa" nell'utilizzo di armi chimiche da parte "di un regime veramente terribile" - è di creare un forte deterrente contro la produzione, la diffusione e l'uso di armi chimiche". Quindi si è rivolto direttamente a Russia e Iran, alleati del regime di Damasco, "maggiormente responsabili per il sostegno ed il finanziamento del regime criminale di Assad". A loro, "chiedo: quale tipo di nazione vuole essere associata all'uccisione di massa di uomini, donne e bambini innocenti? Le nazioni del mondo possono essere giudicate dagli amici che hanno. Nessun Paese può nel lungo periodo avere successo, promuovendo stati canaglia, tiranni brutali e dittatori assassini". Poi, indirizzandosi a Mosca Trump ha sottolineato: "la Russia deve decidere se continuare lungo questo sentiero buio". Alle parole di Trump hanno fatto seguito quelle del presidente francese, Emmanuel Macron. Con l'attacco del 7 aprile scorso a Douma, ha rimarcato Macron, "la linea rossa fissata dalla Francia a maggio del 2017 è stata superata". Per questo, ha detto "ho ordinato alle Forze armate francesi di intervenire. In una nota diffusa nella notte, il presidente francese ha fatto sapere che "non si può tollerare la banalizzazione dell'impiego di armi chimiche, un pericolo immediato per il popolo siriano e per la nostra sicurezza collettiva". Sulla stessa lunghezza d'onda la premier britannica Theresa May. "Non c'erano alternative praticabili all'uso della forza per degradare e dissuadere dal ricorso alle armi chimiche il regime siriano" ha detto May, giustificando la partecipazione ai raid. "Non stiamo intervenendo nella guerra civile, non si tratta del cambio di regime" ha precisato la premier inglese, che ha descritto i raid come "un attacco limitato e mirato". L'azione, ha aggiunto, "manderà un segnale chiaro a chiunque creda di poter usare le armi chimiche impunemente: non possiamo permettere che l'uso di armi chimiche sia normalizzato, in Siria, nelle strade del Regno Unito o dovunque nel mondo". Immediata la replica del Cremlino. Il presidente Putin ha parlato di "un atto di aggressione contro una nazione sovrana", mentre l'ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Anatov ha annunciato che l'attacco non resterà senza "conseguenze". "Insultare il presidente della Russia - ha rimarcato - è inaccettabile e inammissibile". "Tutta la responsabilità sta a Washington, Londra e Parigi - ha detto in una nota - Gli Stati Uniti, Paese che ha il più grande arsenale di armi chimiche, non ha il diritto morale di accusare altri Paesi". Anche l'Iran ha avvertito che dopo i raid, che condanna "fortemente", ci saranno "conseguenze regionali". Secondo quanto si legge sul canale Telegram del portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, "gli Stati Uniti e i loro alleati, senza alcuna prova e prima anche di una presa di posizione dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), hanno condotto questa operazione militare contro la Siria e sono responsabili delle conseguenze regionali di questa azione avventurista". Le Forze armate siriane hanno confermato che sono stati colpiti obiettivi del regime. In un comunicato letto in tv da un generale dell'esercito delle Forze armate siriane si riferisce che il raid sul centro di ricerca di Barzeh, a nordest di Damasco, ha provocato danni materiali e che la difesa siriana è riuscita ad abbattere molti missili dopo aver risposto all'attacco con "grande efficienza". L'esercito ha inoltre confermato che alcuni missili hanno mancato l'obiettivo, finendo su una base militare nei pressi di Homs e ferendo tre civili.Damasco ha condannato "nei termini più forti l'aggressione" di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro il territorio siriano. "La Repubblica araba siriana - afferma una fonte del ministero degli Esteri, citata dall'agenzia di stampa Sana - condanna nei termini più forti la brutale aggressione americana, francese e britannica contro la Siria, che rappresenta una palese violazione del diritto internazionale".