Dal Quirinale giurano che no, il presidente Sergio Mattarella non aveva alcuna intenzione di irrompere nelle vicende politiche attuali. Eppure quell’ «abbiate a cuore l’interesse per le sorti del nostro paese senza egoismi», pronunciato ieri davanti a una platea di giovanissimi “alfieri della Repubblica”, è arrivato a poche ore dalla delicatissima direzione del Pd e a quattro giorni dall’altro appello con cui, sempre il Capo dello Stato, aveva invitato i partiti al «senso di responsabilità» e a mettere «l’interesse generale del paese e dei cittadini sempre al centro».

Il tutto pronunciato a pochi giorni dal voto tripolarizzato e nel pieno di una crisi politica sempre più bloccata, impantanata.

Certo, c’era, e c’è ancora, la via d’uscita delle elezioni, ma chi frequenta le stanze del Colle parla di un capo dello Stato decisamente scettico sulla possibilità di richiamare gli italiani alle urne, almeno con questa legge elettorale che riconsegnerebbe una fotografia del tutto simile a quella scatata lo scorso 4 marzo. Ed è per questo, allora, che la parola che arriva dal Colle è: «Responsabilità».

Un concetto che nei giorni scorsi è stato ribadito anche da Giorgio Napolitano. Dopo aver “liquidato” la sconfitta del Pd come un «evento annunciato» anzi, un «destino compiuto», il presidente emerito ha aggiunto che ci troviamo di fronte a «una crisi difficilissima» e per questo bisogna pensare «all’interesse generale» e mostrare «senso di responsabilità di cui tutti dovranno dare prova».

Una appello ripreso anche dai Vescovi che propongono un “governo di tregua”: «Vedo buoni motivi per tornare di corsa alle urne, e ottime ragioni per fare qualcosa di serio prima», ha infatti scritto Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. «Abbiamo bisogno di un “governo utile” perché di tutti, dall’orizzonte limitato e dal programma essenziale».

Un appello immediatamente raccolto da Luigi di Maio, che nel suo “messaggio ai cittadini” postato su facebook domencia scorsa ha prima citato il De Gasperi della «politica vuol dire realizzare» e poi il «bene comune» della dottrina sociale della chiesa. Ma Di Maio è andato oltre: «Noi siamo disponibili al confronto con tutti per far nascere il primo governo della Terza Repubblica». E ancora: «Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano coscienza delle aspettative degli italiani: abbiamo bisogno di un governo al servizio della gente».

Insomma, in attesa della decisione dei partiti, che non arriverà a breve, dal Quirinale e dal Vaticano aumenta il pressing per la formazione del governo. Per quanto riguarda il Colle, però, l’ufficio stampa ha voluto precisare che le espressioni del Capo dello Stato non facevano riferimento alla situazione politica, ma erano legate esclusivamente al contesto dell’incontro, vale a dire «la premiazione di giovani che si sono distinti per solidarietà, senso di responsabilità e coraggio».

Il Quirinale, dunque, vuole agire con la massima prudenza e senza esercitare alcuna interferenza che generi una «confusione nelle proprie e altrui prerogative istituzionali». Ciò però non vuol dire che gli sherpa del Colle non siano già in contatto con le segreterie dei partiti.