Nessuna battaglia interna al Pd, nessuno scontro: il partito si mantiene “democratico” e le voci dissonanti non sono altro che normale dialettica politica all’interno di un gruppo compatto e coeso attorno ai problemi fondamentali del paese, quelli che i dem «vogliono risolvere», contrariamente «ai 5 Stelle, che mirano solo a fare propaganda». È la versione di Andrea Romano, ex capogruppo di Scelta civica e ora deputato Pd, dopo la guerriglia sulla legge contro i vitalizi, approvata alla Camera a fine luglio. Romano non ha dubbi: si tratta di una legge solida, senza macchie di incostituzionalità, da approvare così com’è. Romano allontana anche lo spettro della guerra intestina al partito, che nelle scorse ore ha visto schierarsi su posizione contrapposte da una parte il renziano Luigi Zanda e dall’altra Ugo Sposetti. Mentre il primo allontana lo spettro dell’insabbiamento annunciando di voler esaminare attentamente il testo per fugare ogni dubbio di incostituzionalità, l’altro, a capo della fronda dei “ribelli”, accusa: «È stata lesa la dignità del Parlamento».

Onorevole Romano, sui vitalizi si è innescata una nuova guerra all’interno del Pd. Ne uscirete con una nuova scissione?

Personalmente non mi pare ci sia alcuno scontro nel Pd. Ci sono alcune posizioni diverse sui vitalizi, come quella di Sposetti, che mantiene dal primo giorno e che non ha mai nascosto, e altre come quella di Zanda, che è completamente diversa. Non bisogna scambiare però la dialettica per divisione: c’è una differenza profonda tra noi e il Movimento 5 stelle. Per loro quello dei vitalizi è uno strumento di propaganda e non hanno realmente l’interesse ad arrivare ad uno strumento di giustizia, uno strumento che possa equiparare i parlamentari ai cittadini. Il loro interesse è esattamente quello di non far approvare la legge per arrivare alle elezioni e poter continuare a parlare di casta. A noi, invece, interessa arrivare all’approvazione di una legge giusta. Io difendo questo disegno di legge dal primo giorno, sono tra i firmatari. E trovo giusta la posizione di Zanda: facciamo in modo che si approvi senza alcuna ombra, senza alcun alibi. A noi interessa l’obiettivo, non la propaganda.

Anche un magistrato come Casson dice che è incostituzionale. C’è il rischio reale che la legge venga poi bloccata dalla Consulta?

Ma non ci sono profili di incostituzionalità. Considero questo disegno di legge importante e solido da ogni punto di vista e auspico che sia approvato così com’è proprio per arrivare ad una soluzione, diversamente da quanto sperano i grillini. Per questo è giusto verificare tutto, proprio per fare in modo che sia approvata durante questa legislatura e che sia a prova di bomba. È un modo di fare completamente diverso da quello del M5s, che lo considera uno strumento elettorale. Loro non vogliono trovare soluzioni ai problemi, a loro interessa che rimangano aperti per fare propaganda.

Per alcuni suoi colleghi, come Alfredo D’Attorre, si poteva fare di più. Il testo può essere migliorato?

Non credo proprio. Ho fatto in modo, assieme a Matteo Richetti, che arrivasse in aula alla Camera. Rispetto alla discussione che si apre in Senato vedo un’enorme differenza tra quanti vogliono affossare la legge e chi, come Zanda, spera in una verifica affinché ogni possibile dubbio di incostituzionalità venga spazzato via, perché non dobbiamo lasciare nessuna scusante a chi spera che la Corte costituzionale bocci questa legge. A noi interessa che venga approvata.

La probabile alleanza siciliana con Alfano sarà replicata alle politiche?

La questione siciliana è locale e per gli equilibri locali si fa fatica ad utilizzare categorie nazionali. Sbaglia chi ci vede qualcosa di più. Non seguo alcun tipo di dietrologia, ma per quanto riguarda la possibilità che ci sia un accordo con Alternativa popolare ricordo che abbiamo già lavorato con Angelino Alfano al governo, quindi non ci trovo nulla di male. L’obiettivo è trovare un candidato onesto e capace per la Sicilia. Per quanto riguarda il quadro nazionale la proposta del Pd è chiara: siamo scettici sulla necessità di una legge elettorale che premi le coalizioni, perché riteniamo che il quadro proporzionale renda gli accordi con altri partiti inutili. Non essendoci premio di maggioranza è naturale che ognuno corra singolarmente.

Senza alleanze sono a rischio però anche leggi importanti come quella sullo Ius soli.

Quella dello Ius soli è una legge fondamentale per la legislatura. La speranza è che al Senato non ci siano giochetti da parte delle forze politiche che vorrebbero affossarla, le stesse forze politiche che poi usano la tragedia di ogni attentato per riaprire la polemica su questa questione. Sono argomentazioni che fanno vergognare: non c’è alcuna relazione tra il terrorismo e una legge che riguarda la possibilità di riconoscere come cittadini italiani figli di stranieri che vivono qui da anni e anni, come invece sostiene la Meloni. Sono d’accordo con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: si tratta di riconoscere non solo i diritti ma anche i doveri legati alla cittadinanza. È una legge che riguarda la condivisione di entrambe le cose e il Pd considera molto importante lavorare sul riconoscimento dei doveri per chi vuole diventare cittadino italiano: è uno strumento che rafforza il nostro essere comunità. Certo, la situazione al Senato è molto diversa rispetto alla Camera: lì il Pd da solo non è maggioranza, quindi è ovvio che le leggi si portano a casa quando si riescono ad allargare i confini della maggioranza stessa. Per noi, però, non vedo problemi interni, mentre con le altre forze politiche bisogna avviare un dialogo. Confido nel fatto che fino ad ora al Senato si è sempre trovato il modo e il buon senso per approvare le leggi.