«Il carcere è al di fuori del dettato costituzionale», questo è in sintesi il problema riportato dalla delegazione dell’Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi” durante la conferenza stampa di ieri tenutasi al termine della visita del carcere fiorentino di Sollicciano. «I ventilatori sono finalmente arrivati, ma non sono ancora attivi perché ci vuole l’autorizzazione della Asl che deve verificare a chi dare la priorità», ha spiegato il radicale Massimo Lensi che aveva sollecitato, assieme al cappellano del carcere, don Vincenzo Russo, degli interventi per far fronte al caldo torrido che rende il carcere una vera e propria fornace.

«A Sollicciano manca tutto – ha proseguito Lensi -, in questo modo è difficile restituire la dignità delle persone recluse o ripristinare i percorsi rieducativi». Massimo Lensi ha parlato della necessità di creare un ponte tra il carcere e le istituzioni. Un ponte che si è intravisto con la risposta della regione Toscana nel far recapitare i ventilatori.

«Un ponte – ha concluso Lensi – che si deve mantenere per far rientrare la legalità nel carcere».

Alla visita del penitenziario effettuata dalla delegazione dei radicali, ha partecipato anche il comico toscano Paolo Hendel. «Spero che i ventilatori non si attivino a dicembre», ha denunciato ironicamente Hendel. Poi poi ha spiegato che è la sua prima visita ufficiale al carcere di Sollicciano assieme al partito radicale e ne è rimasto scioccato per le condizioni nel quale riversano i detenuti, tanto da dire che «a Firenze, invece che fare il nuovo stadio, sarebbe importante fare un nuovo carcere».

Alla visita ha partecipato anche Rita Bernardini della presidenza del Partito Radicale. «Quello di Sollicciano è uno dei tanti penitenziari che non rispettano il dettato costituzionale – ha sottolineato la Bernardini -, perché il carcere dovrebbe avere la finalità rieducativa della pena. Qui il tempo lo trascorrono nell’ozio, ci sono categorie sociali come i tossico dipendenti, persone poverissime e malati psichiatrici che non dovrebbero essere reclusi». L’esponente del Partito Radicale ha fatto l’esempio di due persone affette da patologie psichiatriche che dovrebbero essere ospiti delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza ( rems), ma restano «sequestrate» in carcere perché non ci sono posti disponibili. «La cosa che mi fa più male – ha proseguito Rita Bernardini - è il personale che lavora qua dentro. Sono servitori dello Stato, ma è lo stesso Stato che li obbliga a violare la sua stessa legalità». La radicale ha concluso spiegando che i detenuti stanno reagendo a questa illegalità di Stato attraverso la non violenza. Si riferisce al Grande Satyagraha ( proseguimento di quello portato avanti per anni da Marco Pannella) iniziato mercoledì scorso e che consiste nel digiuno, lo sciopero della spesa e il rifiuto del carrello. In alcuni istituti penitenziari, come quello del carcere di Trieste, i detenuti hanno ottenuto che i loro pasti siano devoluti alle mense per i poveri.