Dopo giorni di telefoni muti, ora le cornette sono bollenti. A innescare il giro di telefonate, lo sfogo in un fuorionda registrato del fedelissimo reziano Graziano Delrio, in cui ha stigmatizzato il silenzio di Renzi che «non ha fatto nemmeno una telefonata. Si è litigato di brutto perchè non si può trattare questa cosa come un passaggio normale».

Un’avvisaglia difficile da ignorare anche per l’arroccatissimo Renzi e che ha scatenato una sequenza di reazioni da parte della maggioranza, nell’estremo tentativo di scongiurare la scissione. Nelle ore che hanno preceduto l’incontro di oggi al teatro Vittoria di Roma organizzato dagli scissionisti Michele Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi, la speranza di trovare una mediazione è stata tutta racchiusa in quel «Matteo Renzi mi ha chiamato e abbiamo parlato. Spero che il nostro confronto sia utile alle sue prossime decisioni» scritto ieri proprio da Emiliano sulla sua pagina Facebook. Un messaggio laconico, in cui spicca il fatto che - almeno secondo i falchi della minoranza - l’unico a dover riflettere per sbloccare la situazione ( e, nel riflettere, abbozzare un passo indietro) è proprio il segretario del Pd.

Al Nazareno, intanto, l’aria rimane elettrica, sospesa nelle sapienti tessiture dei ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando. La proposta di mediazione c’è: allungamento dei tempi del congresso fino a maggio preceduto da una conferenza programmatica, poi campagna elettorale per le amministrative di giugno. La via per far convergere gli estremi in lotta, però, è lunga e accidentata: Franceschini, influente all’interno della maggioranza e silenzioso manovratore, prova a riportare il segretario a più miti consigli, mentre Orlando tenta il ruolo di pontiere con la minoranza. Lui non sarà al teatro Vittoria, ma al suo posto saranno presenti i fedelissimi Elisa Simoni e Antonio Misiani. In sala siederanno anche i disillusi Goffredo Bettini e Gianni Cuperlo, portatori dell’eredità comunista e critici con la linea renziana, ma ancora con un piede nel Pd. A rimanere a debita distanza dal rione Testaccio, invece, è la costola orfiniana dei “giovani turchi”, tutta schierata con il segretario e in rotta con la maggioranza della corrente guidata da Orlando. Intanto, prima che il sipario sul teatro della scissione ( o forse no) del Partito Democratico si alzi, risuona ancora il «fermatevi!» tuonato nei giorni scorsi da Pierluigi Bersani sull’Huffington Post, a cui ha fatto eco il «fermatevi anche voi» di Piero Fassino. Ecco, già il fatto che nessuno dei due eserciti schierati passi, almeno per ora, il proverbiale Rubicone potrebbe essere un insperato successo di mediazione politica.