Ora che la Corte Costituzionale ha licenziato una nuova legge elettorale, Grillo, Renzi e Salvini chiedono l’immediato ritorno alle urne. Berlusconi frena.

«Obiettivo 40 per cento». Ora che la Corte Costituzionale ha licenziato una nuova legge elettorale, Beppe Grillo chiede l’immediato ritorno alle urne. «Habemus Legalicum! Ora c’è una legge pronta all’uso per il voto subito», scrive il comico sul suo Blog. Del precedente meccanismo elettorale concepito da Matteo Renzi, resta in piedi il premio di maggioranza da assegnare alla lista capace di raggiungere almeno il 40 per cento dei consensi. Al primo colpo, però. Perché dopo l’intervento della Consulta, del ballottaggio non resta più traccia. Il Movimento 5 Stelle esulta, convinto di poter ottenere senza alleanze i voti necessari per incassare il premio. «Questo è il nostro obbiettivo per poter governare. Ci presenteremo agli elettori come sempre senza fare alleanze con nessuno», spiega Grillo, che propone di estendere il “Legalicum” al Senato. Per Palazzo Madama, infatti, è ancora valido il Consultellum, ciò che resta del Porcellum dopo una precedente sentenza della Corte Costituzionale. Sarebbe bislacco tornare alle urne con due meccanismi diversi per i due rami del Parlamento. Per Grillo l’ostacolo è facilmente aggirabile: per rendere omogenei i sistemi di voto, basta «una legge di poche righe e i voti dei parlamentari», subito dopo «Mattarella sciolga le camere», dice. Ma il garante dei 5 Stelle non è l’unico ad aver fretta in questa partita. I grillini, a sorpresa, potrebbero ritrovarsi a giocare nella stessa squadra di Matteo Renzi, stufo della panchina a cui lo ha costretto il “referendum/ infortunio” del 4 dicembre. Del resto, il testo consegnato dalla Consulta non è poi così sgradito all’ex premier. I giudici costituzionali, infatti, lasciano quasi intatto il sistema dei cento capilista bloccati: un’arma potentissima nelle mani del segretario che manterrà la potestà di assegnare posti sicuri ai fedelissimi, lasciando alle minoranze l’onere di concorrere nei collegi in bilico. Alla luce di questo “dettaglio”, Renzi avrebbe tutto l’interesse di tornare alle urne prima del congresso del Pd, appuntamento in cui il suo ruolo potrebbe essere messo in discussione.

E per intuire la concretezza di questa tentazione dell’ex presidente del consiglio, basta leggere le dichiarazioni dei renziani doc. Come Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera. «Si sono create le condizioni per andare a votare subito», commenta l’esponente dem. Che poi aggiunge: «Noi rilanciamo con forza la possi- bilità di convergere sul Mattarellum», altrimenti si potrà utilizzare il testo licenziato dalla Consulta, a costo di presentarsi ai cittadini con due leggi elettorali diverse. Poco male, «si tratta di due leggi armonizzate», dice Rosato, in totale sintonia col vice segretario Lorenzo Guerini. «Due leggi a forte impianto proporzionale. Due leggi omogenee, del resto la Consulta non ha rilevato alcuna incostituzionalità».

Non la pensano allo stesso modo gli esponenti della minoranza dem, preoccupati da un eventuale colpo di mano del segretario. «Il Parlamento deve intervenire, va approvata una nuova legge», dice Roberto Speranza. «Non possiamo passare da un ipermaggioritario come l’Itali-cum al proporzionale».

Tra chi teme eventuali accelerazioni e convergenze tra Grillo e Renzi si iscrivono i centristi e ovviamente Forza Italia, che col capo dei senatori Paolo Romani frena: «Il Paese, come sottolineato dal Presidente Mattarella, ha bisogno invece di leggi elettorali omogenee. Si inizi a lavorare da subito per creare le condizioni che consentano di andare al voto il prima possibile con una legge che garantisca la rappresentanza non meno che la governabilità» . L’attendismo non fa parte dell’armamentario politico di Matteo Salvini che non vede l’ora di girare l’Italia per la campagna elettorale: «A favore del voto subito c’è la maggioranza assoluta degli italiani», sentenzia.