La riforma della Curia è un cantiere aperto dove molte cose stanno cambiando ma è presto per dare giudizi. Ed è ovvio che ci siano resistenze, dato che si toccano tante cose. Ma non tutte le resistenze sono uguali, come ha spiegato ieri lo stesso Papa Francesco, che ha parlato anche di “resistenze malevole”, proseguendo un ragionamento iniziato nel 2014. Lo spiega Andrea Tornielli, vaticanista della Stampa, tra i più accreditati interpreti di questo pontificato.

Cosa ha detto e cosa ha voluto dire il Papa ieri nel suo discorso di auguri alla Curia? Il Papa ha proseguito il filo del suo ragionamento. Nel dicembre del 2014 aveva parlato delle malattie della Curia. Nel 2015 invece aveva scelto come tema le virtù necessarie per servire la Chiesa nella Curia. Quest’anno invece ha parlato delle prescrizioni, delle cose da fare, della cura concreta. Ha presentato in modo puntuale tutte le riforme fatte fino ad adesso, inquadrandole in dodici caratteristiche che la riforma della Curia deve avere e a ciascuna delle quali ha dedicato alcune frasi.

La parte che è emersa di più è stata quella del riferimento alle resistenze alle riforme, resistenze che il Papa ha definito “malevole”…

C’è stata anche una parte dura, sì, in cui il Papa ha parlato appunto di resistenze. Però ha voluto fare delle distinzioni. Ha detto che anche le resistenze sono comunque un segno di vitalità e vanno prese in considerazione. Il Papa infatti ha parlato di passi avanti ma anche di passi indietro dopo una sperimentazione. Poi ha fatto delle specificazioni. Ha parlato infatti di resistenze aperte che nascono dalla buona volontà e dal dialogo sincero, e ha fatto capire che queste non gli dispiacciono. Poi ha parlato di resistenze nascoste che nascono da cuori impietriti, dal gattopardismo spirituale che vuole che nulla cambi pur dando l’apparenza del cambiamento. E infine ha affermato che esistono anche resistenze malevole in menti distorte cui il demonio ispira intenzioni cattive.

Non parole di poco conto, tanto più se riferite all’interno della Chiesa e dei suoi vertici… Certamente si tratta di parole forti. Il gioco che si crea è quello di abbinare delle facce a queste categorie, ma non è proprio così che funziona. Le tre categorie di per sé parlano più che altro di tipi di atteggiamento. E soprattutto rispetto a quelli che hanno intenzioni non buone ci si riferisce a chi si muove dietro le quinte, chi fa il doppio gioco, chi fa resistenza non volendo che si sappia che la fa, e quindi è più difficile da individuare. Peraltro un fenomeno non nuovo in nessun ambiente e che è sempre esistito anche in Curia. D’altro canto in tre anni e mezzo è stato toccato tutto, economia, finanza, strutture. È chiaro che ci sono punti sensibili ed interessi non solo spirituali, e non necessariamente solo di persone in vista.

È una divisione che ha a che fare con tradizionalisti e progressisti, come qualcuno ha subito detto?

No. Il dividere in progressisti e conservatori e tanto più identificarli con buoni e cattivi è una stupidaggine. Sono convinto che nelle varie categorie possono rientrare parte dei primi come parte dei secondi. Sono categorie giornalistiche e politiche inadatte per definire la vita della Chiesa, anche perché si può essere conservatori su certi temi e liberali in altri.

Come procede la riforma della Curia?

Il cantiere è ancora aperto. Sono stati fatti significativi aggiustamenti, a gennaio partiranno due dicasteri nuovi che accorpano diversi Pontifici consigli, quello per i laici e la famiglia e quello per la giustizia sociale, i migranti e la carità. È una razionalizzazione che dovrebbe por- tare a uno snellimento. L’intento è quello di semplificare, snellire, rendere sempre più la Curia adeguata ai tempi e al servizio al Papa. Ma sono processi lunghi, si toccano cose strutturate, persino giuridicamente. Per ora si tratta di accorpamenti che hanno lasciato poco variate le macchine dietro i vertici, ma questo è normale. È una fase di lavori in corso, sperimentale. Ad esempio è stato creato il nuovo dicastero per l’Economia, e questo è importante, però si è tornati indietro da una prima unificazione totale per meglio distinguere controllato e controllore.

Quali sono gli aspetti più significativi al momento?

Sono stati posti una serie di correttivi e disposizioni per fare sì che certe cose del passato non si ripetano. Per esempio nella gestione economico- amministrativa, o nelle vicende dei minori con maggior rigore verso ogni sospetto di tolleranza di abusi. Cose che non coinvolgono solo la struttura della Curia ma la vita della Chiesa, migliorando la possibilità di offrire risposte ai problemi esistenti.