Per modificare il progetto originario dello Stadio il Campidoglio ha avuto bisogno dell’assenso della Regione Lazio e della As Roma.

La Regione ha escogitato una serie di bizantinismi amministrativi per non far ricominciare totalmente da capo l’intero iter. E la Roma, certo non a malincuore, ha accettato una diminuzione delle cubature ma anche dell’investimento: da quasi 1,7 miliardi di euro e quasi 200 milioni di opere pubbliche che muoveva la versione Marino, siamo scesi a 1 miliardo in quella Raggi con le opere pubbliche che costano solo 80 milioni di euro.

Nel corso dei mesi necessari a perfezionare queste operazioni, nascerebbe, secondo la Procura di Roma, la corruzione contestata nell’inchiesta Rinascimento al costruttore Luca Parnasi e a 5 suoi collaboratori, all’avvocato Luca Lanzalone, uomo di fiducia dei grillini, e ad altri fra politici e funzionari. Lanzalone è una figura chiave nell’architettura del potere 5Stelle: persona garbata e lucida, nell’ora forse più buia dell’intero governo Raggi di Roma, viene chiamato nella Capitale da Livorno, dove aveva già lavorato per l’amministrazione comunale grillina al concordato fallimentare della locale azienda dei rifiuti. E viene chiamato per risolvere il problema Stadio: il progetto può essere cancellato senza rischiare penali miliardarie? Altrimenti, qual è la strada per “grillinizzarlo”?

Va ricordato che, dopo le prime inchieste - l’avviso di garanzia a Paola Muraro, il primo assessore all’Ambiente, poi assolta e l’arresto di Raffaele Marra, poi condannato - in Campidoglio, complice un lungo momento di appannamento del sindaco Raggi, c’è una lotta fra fazioni: Paolo Berdini da una parte, Daniele Frongia dall’altra. Lo Stadio di Tor di Valle è il terreno di lotta per ottenere il predominio sulla Giunta. L’arrivo di Lanzalone ha uno scopo preciso: avere un parere sullo Stadio da parte di un legale esperto di diritto amministrativo che sia esterno all’Avvocatura capitolina. Lanzalone spiega ai consiglieri grillini che sì, il rischio causa è elevato e che non si può procedere a un annullamento degli atti per vizi di forma che non esistono. Che la sola strada sarebbe quella della revoca che, però, costerebbe milioni alle casse del Comune. Ed è comunque lui che, da un punto di vista di diritto amministrativo, escogita il sistema di revisione della delibera Marino sul pubblico interesse con il taglio delle opere pubbliche e delle cubature. Risultato finale: Berdini salta il 14 febbraio, complice il tentativo di rilasciare un’intervista anonima a un giornalista de La Stampa per insinuare l’accusa al sindaco Raggi di intrattenere rapporti personali non convenienti con Raffaele Marra, e 10 giorni dopo si chiude il nuovo accordo fra Campidoglio, As Roma e Eurnova che porterà, il 15 giugno, a una nuova delibera votata dal Consiglio comunale sul pubblico interesse rivisitato.

L’arresto di Parnasi e Lanzalone, però, finisce per bloccare tutto l’iter: il Campidoglio avvia un controllo su tutti gli atti, durato fino a fine ottobre 2019, con la certificazione che - a parte un piccolo errore di calcolo sulle cubature ( che costerà 18 milioni di euro alla Roma) - è tutto regolare. Sommando, quindi, la regolarità amministrativa a quella penale dichiarata dalla stessa Procura della Repubblica il giorno degli arresti di Parnasi e Lanzalone.

Saltando un biennio di trattative, condite con la relazione del Politecnico di Torino, secretata dal Campidoglio e immediatamente scoperta dai giornalisti, si arriva a questo ultimo semestre, ricco di avvenimenti che segnano una sostanziale accelerazione verso la conclusione dell’iter. A metà giugno, la Roma spedisce in Campidoglio la propria bozza della Convenzione ( il contratto vero e proprio). A luglio la Regione, interpellata in merito alle tempistiche per la costruzione delle opere pubbliche di mobilità, ribadisce che quelle contenute nel progetto vanno eseguite integralmente e prima dell’apertura dello Stadio. Ma non altre: ovvero, non si può condizionare l’apertura dell’impianto al completamento del rifacimento della Roma- Lido di Ostia, operazione gestita, finanziata e appaltata dalla Regione e in cui la Roma non ha alcuna voce in capitolo. A metà ottobre, poi, il Campidoglio spedisce alla Roma la propria versione della convenzione e, a fine ottobre, arriva l’esito delle due diligence interne commissionate dalla Raggi all’indomani dell’arresto di Parnasi e Lanzalone. Tutte le operazioni compiute sono in regola ma c’è da fare una piccola rettifica di 18 milioni di euro a vantaggio del Comune sui calcoli delle cubature. Ragionevolmente entro fine novembre l’intero dossier potrebbe essere chiuso con l’accordo sul testo delle convenzioni che, quindi, verrà portato in Aula per il voto. In Consiglio comunale dovranno essere votati dai consiglieri a maggioranza dei presenti, 5 documenti: la variante urbanistica e 4 convenzioni ( i contratti veri e propri): Campidoglio- Regione Lazio sulla ferrovia Roma- Lido di Ostia; Campidoglio- Città Metropolitana sulla via del Mare- Ostiense; e As Roma- Acea per la riduzione degli impatti odoriferi del depuratore adiacente lo Stadio. Queste tre “sub- convenzioni” appena votate entreranno a far parte integrante di quella generale fra i proponenti e il Comune di Roma.

Sono, quindi, 4 delibere ognuna con i propri allegati, teoricamente soggette anche ad emendamenti da parte dei consiglieri ma, di fatto, blindati: testi che sono il frutto di un lavorio lungo un biennio non possono essere ridiscussi per un emendamento estemporaneo. Quindi, di fronte alle naturali proposte di modifica, gli uffici e la Giunta esprimeranno sempre ( o quasi) parere contrario finendo per far bocciare qualunque possibile cambiamento.

Le votazioni, quasi certamente, saranno effettuate in un’unica seduta che, ovviamente, può durare anche più giorni se necessario.

Prima di entrare in votazione in Assemblea, tutti i testi saranno esaminati dalle commissioni consiliari ( Urbanistica, Lavori pubblici, Trasporti, Ambiente, Commercio, cui potrebbe sommarsi anche quella Sport) e dal IX Municipio, competente per territorio. ( 2- continua)