Alla fine l'Inps comunicherà a una folla assetata di severa punizione i nomi dei tre reprobi che, pur godendo dello stipendio di parlamentari, hanno chiesto e ottenuto a differenza di altri due colleghi a cui è stato negato, il bonus di 600 euro mensili, passati poi a mille tondi.  Intanto la Lega ha sospeso i deputati Murelli e Dara perchè sono tra quelli che hanno incassato i bonus. Pur se del tutto legittima la richiesta non è stata precisamente un bel gesto e un certo grado di indignazione è in questo caso giustificato. Negli ultimi tre giorni, però, si è prodotto nel Paese un clima che è andato ben oltre i confini della comprensibile e legittima indignazione. Una sorta di caccia alle streghe che dallo sparuto drappello di parlamentari si è allargato ai consiglieri comunali, senza tener conto della spesso enorme differenza di stipendi. Il particolare è considerato secondario dal momento che sempre di politici si tratta e che si portino a casa un gettone da mille euro o una busta paga da 12mila che spesso lievita poi intorno ai 18mila, cosa cambia? Ci sono state autodenunce, impegni a espiare evitando la ricandidatura, messe all'indice, cancellazioni preventive dalle future liste. Come se nulla fosse è stato chiesto a voce stridula di ignorare la Costituzione costringendo i 3 deputati a restituire il maltolto ( che in realtà non è tale, almeno a termini di legge) con norma retroattiva. Si è invocata una impossibile costrizione alle dimissioni. Complice la campagna referendaria sulla riforma costituzionale, i 5S non hanno esitato a sbandierare l'efferato delitto come prova della turpitudine del Parlamento, svelando così il carattere compiutamente antiparlamentare sia della riforma che del correlato referendum.

E' indicativo che a questa furia, non solo popolare ma altrettanto diffusa tra i politici e i giornalisti, nei confronti dei deputati e consiglieri comunali o regionali non si sia accompagnato nessuna reazione scandalizzata a proposito delle altre categorie. Le notizie fatte filtrare in maniera opaca e poco accettabile dall'Inps parlavano di 5 deputati e di un noto conduttore televisivo. Nessuno ne ha reclamato il nome. Nessuno se l'è presa, pur sapendo che in linea di massima gli emolumenti dei “noti conduttori” vanno ben oltre quelli dei parlamentari, per non parlare dei consiglieri comunali. E' noto da mesi, pur se mai ufficialmente quantificato, che nelle categorie professionali la percentuale di quanti che hanno battuto cassa invocando un bonus del quale non avevano bisogno va ben oltre quella, in realtà molto esigua riscontrata fra i parlamentari. In fondo a chiedere quei 600 euro sono stati in 5 su mille, pari appunto allo 0,5%, percentuale che scende, considerando quelli che il bonus lo hanno effettivamente incassato, allo 0,3%. Corre voce che tra i notai ad avanzare la quella richiesta siano stati in centinaia. Tenendo conto del fatto che i notai sono una professione a numero chiuso, sono in tutto 5.115, e che di conseguenza si tratta anche di quella più lucrosa, il dato dovrebbe suscitare quantomeno un qualche disappunto. E' poi il segreto di Pulcinella che molte aziende abbiano usufruito della cassa integrazione, ma senza ritenersi di conseguenza obbligate a non far lavorare i dipendenti cassintegrati. Un bel risparmio, lo si riconosca. La stessa giustificazione accampata dalla viceministra Castelli per spiegare la totale assenza di condizioni nella distribuzione del bonus, “Dovevamo fare presto”, non è stata confutata quasi da nessuno ricordando alla viceministra che nel caso del reddito di emergenza non è stata avvertita alcuna esigenza di fare presto e le condizioni sono state pensate freddamente per impedire a molti degli aventi diritto di incassare quei 400 euro una tantum.

Nessuno o quasi se l'è presa a male di fronte a quest'onda gigantesca sulla cresta della quale figurano come trascurabile schiuma quei cinque deputati. Nessuno ha reclamato chiarimenti, invocato punizioni esemplari, puntato l'indice. E' il frutto di un decennio e oltre nel quale i politici sono stati descritti come una combriccola di inutili mangiapane a tradimento, ceto parassitario nella migliore delle ipotesi, corrotto e venefico nella peggiore. Se un notaio chiede e ottiene il bonus, la cosa appare certamente disdicevole ma si ferma lì. Se a fare la stessa cosa è un politico la colpa si somma a quella di essere, appunto, un politico. Diventa la goccia che fa traboccare il vaso, il particolare lercio che getta una luce acquitrinosa su tutto il resto, l'occasione per cogliere una a lungo attesa vendetta. Difficile immaginare una temperie politica più infida e pericolosa.