PER IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL BISOGNA CONCENTRARSI SULLA RIFORMA

Petteni ( Inas Cisl): «Capire come andare in pensione nel 2022 è fondamentale. Chi ha dubbi può rivolgersi al nostro patronato »

Per Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, oltre che sulle soluzioni per il caro- energia ora è il momento di concentrarsi sulla riforma delle pensioni. «Di fondo – ha dichiarato di recente – deve essere ammessa la possibilità di uscire dal lavoro raggiunti i 41 anni di contributi e, in ogni caso, a partire da 62 anni di età. Le risorse vanno trovate nel tesoretto lasciato dalle dotazioni inutilizzate di quota 100 e dalle economie generate dalla legge Fornero. La Cisl si confronterà con chiunque voglia aprire un dialogo per evitare l’odioso scalone a 67 anni a gennaio».

«Capire come andare in pensione sfruttando le norme più favorevoli nel 2022, prima che alcune agevolazioni spariscano e tornino in vigore i requisiti più stringenti della legge Fornero, è fondamentale: sono molte le persone che in questi mesi si stanno rivolgendo alle nostre sedi per avere le idee più chiare», spiega il presidente dell’Inas Cisl, Gigi Petteni.

Fino a fine anno i lavoratori potranno ancora avvalersi di quota 100, per chi ha maturato 62 anni di età e 38 anni di contributi entro il 2021, di quota 102, se quest’anno hanno 64 anni di età e 38 di contributi, dell’ape sociale e di opzione scelta – e quindi di flessibilità – per chi decide di uscire dal mondo del lavoro. Dopo, se non interverrà un’eventuale riforma, le opportunità di andare in pensione si ridurranno drasticamente: la maggior parte delle persone potrà accedere al pensionamento per vecchiaia, con 67 anni di età e 20 di contributi, o alla pensione anticipata, con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.

«Altre formule resteranno in piedi solo per categorie di lavoratori più tutelate dalla legge, per particolarità legate al tipo di lavoro o di percorso professionale», sottolinea Petteni.

Per i lavori gravosi e usuranti, la pensione di vecchiaia scatterà con 66 anni e 7 mesi di età e 30 anni di contributi. Un’altra possibilità di uscita dal mondo del lavoro per chi ha svolto attività lavorative particolarmente faticose consiste nell’aver raggiunto quota 97,6, ottenuta con almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi solo con lavoro dipendente, oppure nell’essere arrivati a quota 98,6, ottenuta con almeno 62 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi sia con lavoro dipendente che autonomo. Rimarranno valide anche le agevolazioni per chi ha svolto lavori notturni, anche in base al numero di notti lavorate in un anno: potrà usufruire di questa formula chi ha quota 98,6 ottenuta con almeno 62 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi solo con lavoro dipendente, chi ha quota 99,6 ottenuta con almeno 63 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi solo con lavoro dipendente, chi ha quota 99,6 ottenuta con almeno 63 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi con lavoro dipendente e autonomo e chi ha quota 100,6 ottenuta con almeno 64 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi con lavoro dipendente e autonomo. Per i lavoratori precoci, invece, sarà necessario aver lavorato almeno 1 anno prima dei 19 anni e rientrare nelle categorie previste per ape sociale o usuranti per poter andare in pensione dopo 3 mesi dal raggiungimento di 41 anni di contributi.

«Per chi sta pensando alla pensione e potrebbe avere i requisiti per farlo quest’anno, per chiarire ha dubbi e incertezze è fondamentale rivolgersi a strutture come quella del nostro patronato, in grado di guidare le persone attraverso decisioni tanto complesse quanto vitali per poter programmare con serenità il proprio futuro», conclude Petteni.