GIOVANNI MARIA JACOBAZZI

Da “cenerentola” delle giurisdizioni a, come recita il Pnrr, «settore cruciale per l’impatto che può avere sulla fiducia degli operatori economici anche nella prospettiva degli investimenti stranieri». Stiamo parlando della giustizia tributaria, che ieri ha inaugurato in Senato l’anno giudiziario tributario 2022. La cerimonia si è svolta alla vigilia di un momento molto particolare, in quanto entro il prossimo 15 aprile è attesa la presentazione del ddl di riforma della giurisdizione tributaria. Attualmente strutturata su base onoraria, l’organizzazione dovrebbe prevedere per il futuro giudici professionali di ruolo assunti per concorso.

Dopo il saluto della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha sottolineato l’importanza di questa giurisdizione posta a tutela degli interessi del contribuente e della pretesa impositiva dello Stato, è toccato al presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria Antonio Leone fare un bilancio dell'attività svolta. Fra i temi maggiormente dibattuti, ovviamente, la durata dei processi. Nel Pnnr, è stato ricordato, è prevista una riduzione significativa dei tempi di decisione dei procedimenti. In particolare, la riduzione del “disposition time” complessivo, ossia la stima del tempo medio atteso di definizione dei procedimenti nei tre gradi di giudizio. L’obiettivo, da raggiungere entro giugno 2026 per i procedimenti civili, ivi inclusi quelli tributari, è di una sua riduzione del 40 percento rispetto al dato del 2019, che vedeva una durata media complessiva dei procedimenti di 1302 giorni. Il tempo di definizione dei ricorsi in Cassazione contribuisce, però, per oltre il 52 per cento sulla durata media dei procedimenti civili. Tale percentuale è ancora più alta per i procedimenti tributari.

«Può sembrare un paradosso, ma la velocità del giudizio tributario in primo e secondo grado ha come conseguenza quella di congestionare la Cassazione che ha tempi di decisione più lunghi», ha detto Leone. La maggior parte delle cause pendenti nel settore civile in Cassazione è riferibile appunto alla materia tributaria: a fine 2021 le pendenze complessive civili erano 111.241, di queste 47.364 in materia tributaria.

«Nel dibattito pubblico - prosegue Leone - si è fatta strada l’idea, errata, che l’arretrato sia essenzialmente dovuto alla scarsa qualità delle sentenze di merito a causa dello status onorario dei giudici. Vorrei ricordare che tutti i giudici tributari hanno un profilo professionale molto elevato stante la complessità della materia trattata che esige un continuo e costante aggiornamento. Oltre il 60 per cento dei giudici proviene dalle varie magistrature, il resto sono professionisti esperti della materia». E a proposito della riforma, Leone ha voluto ricordare che il Cpgt «ha approvato nel 2019 una delibera di indirizzo per un eventuale turn over ‘ progressivo’ per l’ingresso dei nuovi ed eventuali giudici tributari. Qualsiasi riforma dovrà prevedere un periodo transitorio: non è pensabile che, dall’oggi al domani, si riesca ad assumere diverse centinaia di giudici tributari di ruolo, tralasciando il notevole costo per la finanza pubblica che pure deve essere considerato».

«Progressività» sul punto è ritenuta necessaria anche dall’avvocato Arturo Pardi, componente del Consiglio nazionale forense, intervenuto alla cerimonia. Pardi ha ricordato la necessità di dare vita a uno Statuto del Contribuente che permetta di districarsi in una «normativa quanto mai complessa e difficile». E ha quindi evocato la priorità: «Abbattere le pendenze dinanzi alla Cassazione». Si deve anche puntare alla «mediazione del soggetto terzo». Rosario Giorgio Costa, commissario straordinario del Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili, ha invece centrato il suo discorso sulla «urgente modifica della tassazione».

L’abbattimento dell’arretrato in Cassazione, di sicuro, è la principale spina nel fianco per la ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha però tenuto anche a ricordare i buoni risultati conseguiti, e ha ribadito le grandi aspettative riposte dal governo nell'Ufficio per il processo che, a regime, «dovrebbe consentire un significato smaltimento dei fascicoli pendenti». La sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra, infine, ha elencato gli investimenti fatti su informatizzazione e digitalizzazione del processo tributario.

Sul fronte dei numeri, nel 2021 le controversie presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali sono state 120.511, con una significativa contrazione rispetto all’anno precedente, quando erano state 157.400. I ricorsi presentati presso le Commissioni provinciali sono stati 77.556, mentre nel 2020 erano stati 108.699. Gli appelli in sede regionale nel 2021, invece, sono stati 42.955, nel 2020 47.701. Il numero delle controversie decise nel 2021 è stato di 193.293, in aumento rispetto al 2020 quando erano state 141.751. Circa 17 miliardi, infine, il valore complessivo delle cause.