Il presidente dichiara che non c’è necessità di colloqui diretti con gli Usa, mentre Erdogan annuncia: «In Turchia l’hub internazionale di distribuzione del gas russo »

«Voglio chiarire. Quello che sta accadendo oggi è, per usare un eufemismo, spiacevole, ma avremmo avuto la stessa cosa un po’ più tardi, solo in condizioni peggiori per noi. Quindi stiamo agendo in modo corretto e tempestivo». Vladimir Putin risponde ai giornalisti, parlando da Astana per ribadire che l'invasione dell’Ucraina era una necessità ineluttabile e che al momento non c'è nulla di strano in ciò che sta accadendo.

Chiaramente si tratta di dichiarazioni ad uso e consumo interno visto che sul campo la realtà è diversa. Sebbene la controffensiva ucraina abbia in parte perso l'intensità di settembre, la situazione per le truppe di Mosca rimane difficile. In particolare nella zona di Kherson dove infuriano i combattimenti e i russi fanno registrare ben pochi successi. Anzi almeno a quanto trapela da alcune analisi militari occidentali riportate ieri dal Financial Times, si stima che le truppe ucraine potrebbero riconquistare Kherson la prossima settimana. Lo si evincerebbe da alcuni elementi come l'appello lanciato ieri dai filorussi a Mosca per evacuare i civili. A quanto sembra, si legge sul quotidiano inglese, “Le forze ucraine hanno sfondato le linee del fronte russo a Kherson all'inizio del mese, ha riconosciuto all'epoca il ministero della Difesa russo, segnando la più grande avanzata dell'Ucraina nel sud da quando l'invasione su vasta scala di Mosca è iniziata a febbraio. Da allora, Kiev ha riconquistato un territorio significativo a ovest del Dnipro”.

Notizie che evidentemente a Mosca non considerano gravi ostentando un indifferenza assai sospetta. A ciò si aggiunge la dichiarazione di Putin secondo il quale «la mobilitazione parziale finirà presto». Il periodo previsto al Cremlino sarebbe di due settimane ( fino a ora sono stati richiamati 222 mila riservisti su 300 mila) ma è chiaro che tutto dipenderà dall'andamento della guerra. Tutto ciò condito da segnali contrastanti che arrivano sempre dalla Russia, a sentire il leader russo infatti non c'è nessuno interesse a distruggere l'Ucraina. Per questo ancora una volta si è tornati a negare un probabile uso di armi atomiche anche se tattiche. Certo in questa maniera Putin ha cercato di addossare un avvitamento eventuale della guerra agli occidentali ma forse per la prima volta ha riconosciuto che «uno scontro diretto delle truppe Nato con l'esercito russo sarebbe un passo molto pericoloso, porterebbe a una catastrofe globale».

Per il momento rimangono i non meno letali raid in rappresaglia per l'attacco contro il ponte che collega la penisola di Crimea con la Federazione russa. E Putin ha anche messo in guardia la comunità internazionale: «La Russia chiuderà il corridoio del grano se sarà confermato che gli esplosivi utilizzati siano stati inviati da Odessa». Una ritorsione importante visto che le rotte si sono riaperte e nell’ultima settimana 3 navi con 84mila tonnellate di cereali hanno lasciato il porto ucraino sul mar Nero in direzione Africa e Asia.

Sebbene Putin abbia anche detto che non c'è necessità di colloqui diretti con gli Usa in questo momento, qualche spiraglio di senso contrario potrebbe essere rintracciato nell'incontro di tre giorni fa a San Pietroburgo tra il capo del Cremlino e il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan. Gli Emirati, alleati Usa si sarebbero dichiarati disposti a mediare. Una risposta russa non si è avuta e molte fiches del Cremlino vengono invece puntate sulle capacità di Erdogan. E il presidente turco ha annunciato che «Ankara e Mosca costruiranno insieme un hub per il gas russo nella regione della Tracia, nella parte europea della Turchia».

Chi aveva provato, senza successo, a proporre a Zelensky una base di accordo, era stato qualche giorno fa Elon Musk, ma il tentativo era stato liquidato abbastanza bruscamente. E Musk potrebbe non averla presa bene visto che, secondo la Cnn, avrebbe dichiarato che il suo progetto Starlink donato all'Ucraina non può piu essere sostenuto economicamente. Si tratta di 20mila unità satellitari per le comunicazioni che costeranno 120 milioni di dollari entro fine anno. Musk dunque ha chiesto al Pentagono di rilevare la rete, in caso contrario Kiev subirebbe un danno considerevole.