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Direttore Vassallo, crede che ciò che sta accadendo in Forza Italia possa provocare scossoni in maggioranza?
Io mi sono fatto un’idea sui possibili scenari elettorali sulla base dei dati, per ora pochi, che abbiamo riguardo alle prospettive di voto di colori i quali hanno sempre votato per Forza Italia. Il risultato è che le aspettative di instabilità sul l’elettorato di Forza Italia mi sembrano eccessive. Esiste una componente dell’elettorato di centrodestra che ha sempre votato per i partiti di Berlusconi dal 94 a oggi con alterne dimensioni e fortune e che ha continuato a farlo anche nella fase di maggiore fragilità della leadership di Berlusconi. Non vedo perché questi elettori non debbano rimanere ancorati a Forza Italia intanto alle Europee, anche come sentimento di riconoscenza nei confronti del leader, ma anche per un certo periodo di tempo dopo le Europee.
Resta il fatto che l’anno prossimo Forza Italia andrà a Congresso e lì si scontreranno le varie anime del partito…
Certamente i problemi potrebbero arrivare dall’interno, perché i conflitti finora temperati da Berlusconi potrebbero ora portare a un’implosione. Ma non vedo né l’interesse né grandi margini da parte degli altri partiti di centrodestra a “mangiare” quella quota di elettori necessari aa Forza Italia per rimanere in vita, cioè il 4 per cento che rappresenta la soglia di sbarramento alle Europee.
Cosa dovrà fare Antonio Tajani, chiamato a traghettare il partito nei prossimi mesi, per evitare l’implosione di cui parlava?
Dovrà agire su due fronti: il primo è instaurare un rapporto di collaborazione leale con Giorgia Meloni, che in questo momento è il principale attrattore di voti del centrodestra; il secondo è portare avanti una strategia che si dimostri in grado di rievocare il mito del fondatore e al tempo stesso regolare le ambizioni in conflitto di chi è rimasto. Penso che questo potrebbe essere sufficiente a garantire la sopravvivenza di Forza Italia ancora per qualche anno.
Crede che Renzi possa andare all’attacco di quei voti, magari subito dopo le Europee?
Bisogna vedere se gli elettori di cui stiamo parlando sono principalmente categorizzati come moderati, riformisti, europeisti, insomma qualcosa che abbia a che fare con il centro di cui parlano Renzi e Calenda, o se sono in primo luogo si autoidentificano come elettori di centrodestra. La mia impressione, in base al comportamento di voto dal ’ 94 in poi, è che siano innanzitutto elettori di centrodestra. Vogliono insomma che governi quella parte politica.
Eppure una parte di elettori di Forza Italia votò sì al referendum del 2016, così come alle ultime Politiche una parte dei voti azzurri si spostò sul terzo polo. Che ne pensa?
Certamente una piccola componente di quell’elettorato si è spostata qualche volta su candidati del cosiddetto terzo polo ma in occasione di competizioni nelle quali il terzo polo era uno degli antagonisti anche del centrosinistra. Questi elettori sono poi facilmente ritornati al centrodestra alle elezioni successive. L’abbiamo visto ad esempio alle recenti politiche e poi amministrative. Sono cifre che non potrebbero rendere il centrodestra minoranza né tantomeno rendere reale l’ambizione di Renzi e Calenda di costruire qualcosa che si possa denominare come terzo polo.
I cambiamenti pi recenti nelle leadership dei partiti sono stati la morte di Berlusconi e l’elezione di Schlein alla segreteria del Pd. Con queste premesse, pensa che i riformisti potrebbero avvicinarsi più al centrodestra o al centrosinistra?
Forza Italia oggi governa con forze politiche che si sono avvicinate alle sue posizioni, basta vedere il discorso sul Mes, mentre coloro che si definiscono riformisti nel centrosinistra si ritrovano con partner radicali. Ma Schlein è a capo di un partito il cui elettorato è tendenzialmente stabile. Il Pd è il partito che forse ha l’elettorato più stabile di quelli attualmente sulla scena e abbiamo già visto in altre occasioni più la tendenza all’astensione, nel caso di poco convincimento della leadership, piuttosto che spostamenti altrove.
A proposito di Mes, pensa che da quello che è successo nelle scorse ore possano derivare conseguenze importanti per la maggioranza?
Fratelli d’Italia e Lega sono di fronte alla stessa contraddizione. Giorgia Meloni, in maniera ancora più marcata di Salvini, negli scorsi anni ha applicato sul Mes la retorica dominante del suo messaggio politico, rappresentandolo come un ricatto delle tecnocrazie europee e via dicendo. La mia impressione è che l’attrito nasca dal fatto che mentre Meloni ha chiaramente assunto la postura del primo ministro di un grande paese europeo, è possibile che nella Lega ci sia invece la tentazione di presentarsi come la componente rimasta più coerente. Ma l’imbarazzo è evidente da entrambe le parti.