Lega e Partito sardo d'azione centellinano una resa inevitabile. In Sardegna il candidato sarà quello voluto da Giorgia Meloni, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, e la destra non farà a una sinistra divisa ( perché non c'è dubbio che la candidatura Soru sia interna alla sinistra) il favore di non presentarsi a propria volta unita. Non significa che la partita sia chiusa, su nessun fronte. Gli interessi del Carroccio e quelli dei Psd'a non sono gli stessi ma coincidente è la necessità di tirarla per le lunghe trattando sino all'ultimo.

Per i Sardi è questione di posti, di assessorati e presidenze: il passo indietro di Solinas non sarà a buon mercato. Per questo, probabilmente, nella direzione di venerdì scorso, a sorpresa, Solinas ha confermato, per ora, la propria candidatura. Per la Lega la partita si gioca soprattutto fuori dall'isola: nel braccio di ferro sul terzo mandato, che per Salvini significa blindare Zaia e quindi il Veneto e nella partita, anche più decisiva e delicata sull'autonomia differenziata. Arriverà oggi al Senato ma le resistenze di FdI non sono ancora domate. Dunque il fronte Solinas procede a piccoli passi. Ieri, entrando nel direttivo della Lega. Romeo ha assicurato che la quadra a destra si troverà. I simboli sono stati presentati e il tandem Lega- Psd'a ha evitato di aggiungere il nome del candidato al logo, segnale più chiaro di come non si può. Ma pur sempre solo segnale: fino al 22 gennaio, data in cui dovranno essere presentate anche le liste, c'è tempo e sarà tempo speso in trattative a tutto campo. Non a caso, alla fine del federale della Lega il leader Salvini ha evitato ogni dichiarazione, tanto per mantenere l'alleata sulla corda.

Oggi arriva in Cdm il decreto sull'election day. La norma che toglie il tetto di due mandati per i sindaci di Comuni al di sotto dei 15mila abitanti c'è, quella sul terzo mandato per i governatori no.

Ma è inevitabile che la partita si apra in questa occasione, anche se non significa affatto che si chiuderà subito. Sempre oggi, al Senato, si capirà qual è la reale disponibilità dei tricolori e degli azzurri a far passare l'autonomia di Calderoli senza chiedere modifiche profonde e forse radicali.

Di certo il gioco di punzecchiature e a volte di vere e proprie coltellate non si fermerà comunque. Salvini lo ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, anche ieri. Il passaggio sulla sua relazione sulla destra che, dividendosi, fa il gioco della sinistra, era una botta esplicita a Giorgia Meloni e al suo rifiuto di allearsi con il Rassemblement National di Marine Le Pen e con l'AfD tedesca. Nel caso ci fossero dubbi, Salvini ci ha tenuto a esplicitare: «La compattezza è fondamentale anche in Europa. Chi divide, magari dicendo no a Marine Le Pen, fa il gioco della sinistra».

La vicenda del terzo mandato, la principale contropartita reclamata dalla Lega, è aperta e lo dimostra il parziale passo indietro di Forza Italia. Tre giorni fa Tajani si era detto senza mezzi termini contrario, ieri il capogruppo Barelli ha corretto: «I due mandati non sono un dogma». È evidente che Fi, impegnata a fare quadrato intorno alla candidatura del presidente uscente della Basilicata Vito Bardi, non intenda aprire ora un contenzioso con la Lega.

Ma per quanto riguarda invece la non candidatura di Giorgia Meloni alle Europee, obiettivo comune di Salvini e Tajani, le possibilità di farcela per i due alleati sono invece raso terra. Meloni ci tiene molto. Se fosse la sola leader in campo ( oltre a Renzi) probabilmente i suoi due vicepremier avrebbero chances di convincerla a soprassedere. Ma se invece Elly Schlein si candiderà, e nonostante le pressioni massicce in senso contrario è sempre più propensa a farlo e non in un paio di circoscrizioni ma in tutte, frenare l'impeto di una premier sarà impossibile. La spinta che secondo tutti i sondaggisti imprimerebbe alla lista tricolore, con l'obiettivo di portarla al 30 per cento, è solo una tra le tante motivazioni che la spingono a correre.

L'altra, una prima competizione diretta con la principale rivale, quasi una prova generale di quella che secondo lei dovrebbe essere la sfida se passerà il suo premierato, è altrettanto determinante. Forse anche di più.