Nonostante le cinque ore di vertice, laccordo tra M5s e Lega sulla Tav non si è ancora trovato. La discussione a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, i suoi vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro Danilo Toninelli è andato avanti fino alle 2 di notte, ma alla fine lunico risultato è stato quello di prendere ulteriore tempo, mettendo sul piatto lidea di chiedere un approfondimento giuridico sui bandi di Telt e un bilaterale con la Francia per avere chiarimenti sui criteri di finanziamento dellopera. I due partiti di governo rimangono rigidi sulle proprie posizioni, con Salvini deciso a portare a termine lopera a stretto giro, non escludendo lipotesi referendum o il voto in Parlamento e il M5s che continua a ripetere il proprio no senza mezzi termini. Toccherà, dunque, di nuovo a Conte trovare una mediazione e scongiurare la crisi di governo, che seppur sempre allorizzonte i due vice continuano ostinatamente a negare. Una negazione che trova conferma nella decisione del M5s di votare la legge sulla legittima difesa, per rimanere fedele al contratto di governo, in base al quale anche la Lega ha detto sì alla spazzacorrotti. Ma il nodo sullalta velocità, almeno dopo il vertice di questa notte, sembra stringersi sempre di più attorno al collo dellesecutivo.Sono state due le riunioni sul tema a Palazzo Chigi. Alla prima hanno partecipato anche due squadre di esperti schierate dai due partiti di governo, per un totale di undici tecnici che vedono, tra le fila del Movimento, due membri della commissione che ha bocciato la Tav col dossier sullanalisi costi-benefici, e tra le fila della Lega Pierluigi Coppola, l'unico a non mettere la propria firma su quelle conclusioni che avevano provocato il primo serio terremoto tra M5s e Lega. Il secondo vertice ha lasciato invece da parte le questioni tecniche per concentrarsi su quelle politiche e tirando dentro la discussione anche due sottosegretari al ministero delle Infrastrutture, i leghisti Armando Siri ed Edoardo Rixi, il capogruppo del Movimento al Senato, Stefano Patuanelli, e il presidente della commissione Trasporti a Palazzo Madama, Mauro Coltorti. Un incontro che lascia trapelare tutte le tensioni politiche interne al governo con il silenzio dietro il quale i due schieramenti hanno deciso di trincerarsi. Si prende tempo, dunque. Anche se di tempo sembra essercene ormai poco: lunedì 11 marzo, infatti, il consiglio di amministrazione di Telt - Tunnel Euroalpin Lyon Turin, promotore pubblico responsabile della realizzazione e della gestione della sezione transfrontaliera della linea - dovrà dare il via libera ai bandi. E in caso di mancato avvio delle gare, come ha ricordato la commissione Ue, lItalia rischia di perdere 800 milioni di euro, di cui 300 milioni entro marzo. Punto sul quale batte anche Salvini, che tira in ballo i tecnici, secondo cui «costerebbe di più non fare la Tav che farla». Il no del nostro Paese provocherebbe la violazione di due regolamenti Ue del 2013: il progetto rientra nelle opere indicate dal regolamento 1315 sui Ten-T, cioè le reti transeuropee nei settori delle infrastrutture dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni, previste dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che mirano a favorire l'interconnessione delle reti infrastrutturali nazionali e la loro interoperabilità, tenendo conto in particolare della necessità di collegare alle regioni centrali dell'Unione le regioni insulari, prive di sbocchi al mare e periferiche. Altro regolamento sul quale lUe potrebbe richiamare lItalia è il numero 1316, ovvero il Meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility o CEF), che mira a colmare i gap esistenti nei collegamenti in Europa.