Ormai non fa più scalpore: ogni volta che Beppe Grillo interviene su temi d’attualità politica scatta la censura di Luigi Di Maio. Era accaduto poche settimane fa sulla moneta unica, quando il comico rilanciò il tema del referendum per l’uscita dall’Euro, e succede adesso sull’Ilva, uno dei banchi di prova più importanti per il nuovo governo e per il neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Per Grillo, la più grande acciaieria d’Europa andrebbe bonificata e riconvertita sull’esempio del «bacino del Ruhr» in Germania, ma per Di Maio non è il caso di fare «proclami». «Grillo, come altri, in questo momento esprime opinioni personali», dice il leader pentastellato, prendendo le distanze dal fondatore e tuttora “garante” del Movimento. Non è questione di prendere tempo per svicolare, assicura il vice premier M5S, ma «non prendo una decisione finchè non ascolterò le parti», dice. «Al Mise abbiamo diverse centinaia di dossier da affrontare: tutto sarà gestito con responsabilità», assicura, invitando implicitamente il comico genovese a evitare prese di posizione analoghe in futuro. Anche perchè il contratto di governo sottoscritto insieme alla Lega non è molto chiaro in proposito, si limita a generiche indicazioni. «Ci impegniamo a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto», recita il patto, «proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica». Il testo è volutamente ambiguo per non creare frizioni tra la visione leghista e quella pentastellata.

Beppe Grillo, invece, ha suggerito una soluzione specifica per il futuro dell’acciaieria, mentre è in corso una delicatissima contrattazione sindacale. «Si parla di chiudere l’Ilva, cosa che nessuno ha mai pensato», scrive il “garante” sul suo blog. «Si pensa ad una riconversione, quindi mantenendo sempre l’occupazione nella bonifica ristrutturando il sito che è enorme, e quindi con grande difficoltà, ma si deve preservare assolutamente un posto di lavoro». Lo dice Beppe Grillo in un video pubblicato sul suo blog. Un progetto realizzabile, secondo il comico, anche grazie al «reddito di cittadinanza e con i fondi che ci sono in Europa», circa 2,2 miliardi di euro, di cui «mai nessuno parla». Grillo cita l’esempio tedesco: «4.432 Kmq di superficie, oltre 6 milioni di abitanti, 142 miniere di carbone, 31 porti industriali fluviali; 1.400 Km di autostrade e tangenziali. È la carta d’identità del “bacino della Ruhr”, in Germania, l’area finita di bonificare in dieci anni ( 1990- 2000) a tutt’oggi un esempio seguito da tutti gli architetti, i bio- architetti e gli ingegneri del mondo industrializzato». La «più colossale riconversione industriale del mondo», dice il fondatore del M5S. Sulla fattibilità reale del progetto e sul futuro dei lavoratori neanche una parola. Una vaghezza che ha irritato persino Di Maio.