Silvio Berlusconi batte un colpo. Dopo mesi di assenza dal video torna in campo con un "No" al referendum che definisce «forte, deciso e responsabile». Il Cav dopo giorni in cui gli alleati lo avevano sospettato di intelligenza con il "nemico" Renzi a il Tg5, dove è apparso in buona forma, con un'intervista di 6 minuti riprende in mano il boccino del centrodestra e traccia la linea contro «una riforma mal scritta e pericolosa» che, secondo il leader azzurro farebbe correre «davvero il rischio di una deriva autoritaria con un uomo solo al comando». Il Cav tiene a distinguere il suo «No deciso» ma «responsabile» da quello urlato dei Cinque Stelle e avverte: «Un leader già padrone del suo partito potrebbe diventare con il 55 per cento (si riferisce all'Italicum ndr) padrone dell'unica Camera che farà le leggi ordinarie». Ma, tenendo in particolare d'occhio gli elettori azzurri indecisi o tentati di votare Sì, a Berlusconi preme sottolineare che il suo non è un No «per lasciare le cose come prima». E annuncia la proposta che auspica sia «condivisa», già concordata con gli alleati: riforma presidenzialista; taglio di oltre la metà dei parlamentari; vincolo di mandato per impedire i cambi di casacca.Il ritorno in video al Tg5 di Silvio Berlusconi, dopo l'operazione al cuore di giugno, era stato annunciato in modo un po'inusuale da Matteo Salvini ieri pomeriggio. Che aveva anticipato: «Mi dicono che sarà un'intervista assolutamente lineare per il No, lui stesso parlandoci tempo fa mi ha detto che questa riforma è pessima e quindi vota No». Evidente l'intento del leader leghista, che deve contrastare la concorrenza fattagli dai Cinque Stelle sullo stesso terreno contro il Sì, di far apparire il ritorno in campo del Cav anche come un successo del suo pressing. «Finalmente qualche segnale da Berlusconi e dal Tg5?», dicono a Il Dubbio da il gotha leghista, che aveva gettato il pesante sospetto sulle tv del Biscione di fare campagna per il Sì, soprattutto dopo alcune uscite di Fedele Confalonieri suonate favorevoli alla riforma renziana. I toni di Salvini sembrano al momento essersi un po' ammorbiditi dopo che aveva detto: «Non è più tempo di vertici» del centrodestra e aveva fatto balenare la voglia di tirar dritto e fare da solo ricandidandosi alla leadership («Facciamo la squadra e andiamo avanti») del centrodestra.Il leader leghista comunque insiste: «Con Silvio nessuna cambiale in bianco» e sottolinea: «Un governo con la Lega significa l'uscita dall'euro». Non sono apparsi però questi i toni di Berlusconi al Tg5 che comunque ha ribadito il suo No e la necessità che Renzi in caso di sconfitta tragga le conseguenze. Un No "deciso e convinto" ma non urlato è apparso quello del Cav il quale starebbe tenendo d'occhio alcuni sondaggi che registrano una rimonta del Sì. «Cresce di mezzo punto a settimana?», ammette una fonte azzurra con Il Dubbio e aggiunge: «Berlusconi non è tipo da intestarsi sconfitte». Sul territorio intanto emergono alcune posizioni forziste per il Sì, come a Prato e anche in Campania. Ma è troppo presto, dicono ai vertici di FI, per giudicarle una vera e propria fronda. Al ritorno sulla scena al Tg5 di ieri sera dovrebbero far seguito altre apparizioni televisive, ben dosate. In una situazione così incerta appare sempre più chiara l'intenzione di Berlusconi di decidere di dare la sterzata finale negli ultimi quindici giorni, dopo aver visto bene tutti i sondaggi, dove gli indecisi tra gli elettori azzurri giocheranno un ruolo decisivo. Ma chi conosce bene il Cav assicura che è al cambiamento della legge elettorale che sta soprattutto guardando proprio perché per lui «l'appuntamento decisivo sono le elezioni politiche». E anche se il Sì dovesse vincere, la Consulta si dovrà pronunciare sull'Italicum. Che prevede il premio di maggioranza alla lista, cosa che obbligherebbe il centrodestra a un listone unico, con il rischio per Fi che Salvini faccia la parte del leone nelle candidature al Nord. Non sembra un caso che il leader leghista finora non abbia mai davvero indirizzato i suoi strali contro l'Italicum.