di Aldo Varano

UNO. Per tutto il lunedì le agenzie ( senza eccezione alcuna), giornali online e pioggia di dichiarazioni del mondo politico hanno proposto un identico schema: in Abruzzo ha vinto il Cdx, è stato sconfitto il M5S, è andato così così e ha carte da giocarsi ( rispetto al flop delle politiche) il Csx. All'interno di questo schema si sono poi giocate le variabili propagandistiche di singoli partiti e dei leader.

Ma lo schema è falso. Non è vero che ha vinto il Cdx. Ha vinto la Lega di Salvini e la Lega soltanto. Dal voto emerge legittimata e/ o comunque rafforzata l'ipotesi di una strategia di conquista del potere attraverso una corsa solitaria. Ed è netta la cannibalizzazione di tutte le forze politiche e culturali che non si oppongono con radicalità al Salvinismo. Insomma, la ruspa minacciata da Salvini contro Rom e immigrati sta invece funzionando magnificamente contro i grillini e i partiti del vecchio Cdx, con la parziale eccezione di FdI a cui Salvini ha assegnato il ruolo di apripista ( momentaneo?) nel Sud già sperimentato con successo alle elezioni siciliane. Oggi le forze del Cdx e i 5Stelle sono più deboli e hanno meno carte di prima rispetto al potere che si prefigura come vero e proprio dominio, della Lega. Un dominio che non è una buona notizia per l’Italia e per il Sud se si tiene conto che dalle indagini dell’Istituto Cattaneo risulta che il 60% del suo elettorato è per una significativa riduzione delle tasse anche in cambio di un significativo ridimensionamento dello Stato sociale in Italia.

DUE. Non sembri una forzatura, ma il dato più rilevante dello spoglio elettorale è il travaso diretto del 30% dei voti dai 5Stelle alla Lega, registrato dalle analisi del Centro italiano Studi Elettorali della Luiss sulle stime dei flussi elettorali. “Il diagramma di Sankey mostra in forma grafica come una parte dei voti del Movimento 5 Stelle alle politiche del 2018 siano passati alla Lega in occasione del voto regionale di ieri”, informa un lancio della Dnk. Il crollo dei 5Stelle dipende prima di tutto dalla forza del Salvinismo il cui successo e collegato direttamente alla decrescita ( infelice) grillina. Il fatto che il cedimento dei figli di Casaleggio non aiuti nessun'altra forza del Cdx, e solo in modo molto marginale premi il Csx, rafforza Salvini. La strategia di Salvini è l’unica spugna del Cdx e nessuno nel Cdx può fronteggiarla e/ o contenerla. Il leader leghista ha un solo problema: impedire una crisi nervosa dei grillini. E a questo obbiettivo si è dedicato in queste ore sostenendo che cresce grazie all’assorbimento diretto di voti operai e di sinistra (?), teorizzando che il voto amministrativo ha un valore politico irrilevante (!), e soprattutto smentendo che voglia aprire qualsiasi crisi di governo ( ed è la verità) o che abbia la pretesa di modificare a suo favore i rapporti di forza governativi ( che in realtà il voto ha già modificato).

TRE. La Lega non ha alcun interesse a fare cadere il governo che difficilmente cadrà. Se dovesse comunque cadere, ed è improbabile, non avverrà per scelta della Lega. Gli altri: Di Maio, Conte e le forze del Cdx ( Fi, FdI, e il parco di notabili della vecchia politica), finché resta in piedi l'attuale situazione, continueranno a fare i porta acqua ai leghisti perché non hanno altra scelta né altra possibilità. E dato che i successi, come le disgrazie, non vengono mai soli, tra pochi giorni ( con alta probabilità) Salvini potrebbe aprire le porte al federalismo differenziato. Un obiettivo strategico che spacca, di fatto, il paese realizzando di fatto il sogno della Padania. Mai la Lega Nord ce l'avrebbe fatta con Fi e FdI e gli altri frammenti del vecchio Cdx. Ma oggi nell’area del Cdx nessuno può andare oltre gli appelli a fare in un modo o in un altro guastandosela con Salvini.

QUATTRO. Di Maio, invece, avrebbe vantaggi a fare saltare tutto. Ma non può. Intanto perché salterebbe lui per primo e non ha la stoffa di chi è capace di gesti del genere. Secondo, perché sarebbe inutile il sacrificio che non ha alcuna voglia di fare. Una crisi del Governo aperta dai 5Stelle ( ma anche da altri) affosserebbe da subito il Movimento sbriciolandolo. Berlusconi o chi per lui troverebbe una legione di parlamentari grillini che difenderebbero coi loro petti il Parlamento e, soprattutto, i loro stipendi ( senza più neanche il fastidio di dover versare la marchetta alla Casaleggio) diventando una falange di ' responsabili” e “volenterosi” favorevoli a qualunque Governo in grado di non mandarli a casa.

CINQUE. E il Csx col Pd? Dal voto abruzzese il Csx non ha avuto un’altra calata, dopo quella dello scorso marzo seguita al tracollo storico del Pd del 2013. Ha superato in Abruzzo il 30%, percentuale molto alta rispetto all’accredito del Csx oggi in Italia. Il Pd si era fermato sotto il 14% alle politiche del 2018 e l’intero Csx al 20. Molto sotto il voto abruzzese di domenica scorsa. Ma è un’illusione pensare che quel risultato possa automaticamente riprodursi, o addirittura crescere, nel paese. In Abruzzo si sono aggregate tutte le componenti di centro e di sinistra e tutte insieme hanno tirato vietando a tutti i dirigenti nazionali del Csx di mettere piede nella regione. Insomma, il Csx si è mosrtato unito perché ha zittito i propri rappresentanti ufficiali. Il Csx nazionale è infatti ancora spezzato in mille scaglie e attraversato da uno scontro paralizzante in cui opera un pezzo potente del suo ceto politico che guarda con molta attenzione e infinita passione alla propria sopravvivenza. Insomma, non è detto che riesca a superare le arretratezze che lo inchiodano a percentuali modeste in tempo per segnare un colpo alle elezioni europee. Certo se questo avvenisse il Csx potrebbe ambire a recuperare un bel po’ dei voti perduti in passato verso i 5Stelle o finiti nell’astensionismo. In quel blocco, dice il voto dell’Abruzzo, ci sono criticità, frustrazioni, e disagio. Insomma, una disponibilità che potrebbe guardare, più e prima che al Pd, a una politica di Csx aprendo un’altra pagina.