Salvini contro Meloni e Tajani, Emiliano e De Luca contro Schlein. La proposta del Carroccio di abolire la norma che vieta ai presidenti di Regioni e ai sindaci delle città metropolitane di fare più di due mandati consecutivi sta mandando in tilt maggioranza e opposizione, con schieramenti liquidi e prese di posizione contrarie alle linee di partito.

Il tutto reso possibile dalla personalizzazione sempre più accentuata della politica che rende il peso di certi presidenti di Regione sempre più influente, a discapito di partiti in declino ormai da anni.

E così presidenti “fortissimi” come Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto, capaci di sfondare la soglia del 70 per cento di voti alle ultime elezioni, fanno valere il proprio consenso e chiedono a gran voce di essere lasciati al loro posto, per continuare il lavoro che i cittadini delle loro regioni, o perlomeno la stragrande maggioranza, vuole che facciano.

Ma c’è un ma. Se Matteo Salvini è consapevole di avere suoi “cavalli” fidati nelle principali regioni del Nord, dal Veneto alla Lombardia di Attilio Fontana, fino al Friuli Venezia Giulia di Massimiliano Fedriga, e quindi chiede l’abolizione del tetto dei due mandati, Forza Italia e Fdi si sentono accerchiate e rifiutano la proposta. Delle cinque Regioni che andranno al vot quest’anno, gli azzurri governano Piemonte e Basilicata con Alberto Cirio e Vito Bardi, i meloniani ilsolo Abruzzo con Marco Marsilio e i leghisti Umbria e Sardegna con Donatella Tesei e Christian Solinas. Il quale al momento è colui che rischia di più nel risiko delle ricandidature, visto che Fdi ha già annunciato il suo appoggio al sindaco meloniano di cagliari Paolo Truzzu, con conseguente voce grossa di Andrea Crippa, vice di Salvini: Senza Solinas, tornano in gioco anche gli altri uscenti», è ildiktat di via Bellerio.

Ecco allora che l’emendamento del Carroccio al ddl Enti Locali in discussione alla Camera può essere letto proprio come una reazione alla presa di posizione di Fdi. la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di inizio anno qualche giorno non si è esposta troppo sul tema, definendosi «laica sulla materia». Aggiungendo che «se il Parlamento intende prendere una iniziativa sul terzo mandato su sindaci e presidenti di Regione» ne parlerà con il suo partito.

Insomma, ha preferito non esporsi. Certo è che difficilmente a Meloni accetterà la ricandidatura del solo Marsilio, lasciano a Fi e Lega le altre quattro caselle. Significherebbe rispettare gli accordi di coalizione, ma anche dare maggiore peso a due partiti che faticano a raggiungere la soglia psicologic del 10 per cento, mentre Fdi viaggia verso il 30.

Ma se in maggioranza la discussione sarà ampia, nuvoloni si avvicinano all’orizzonte anche sopra il Nazareno. La partita in questo caso è quella che si gioca dal 26 febbraio 2023, cioè da quando ha vinto le primarie sconfiggendo Stefano Bonaccini. Da quel giorno, il presidente della Campania De Luca ha giurato vendetta alla segretaria. Prima contestando qualsiasi decisione, fino a insultare la nuova classe dirigente dem, poi definendo lo stesso Pd «un partito inutile, che ha fallito». E quando gli è stato detto che Schlein non è favorevole al terzo mandato De Luca ha risposto con un laconico «lo faccio lo stesso».

Insomma, anche da quelle parti non tira una bella aria, considerato un altro” grande elettore” di Bonaccini alle primarie, il presidente della Puglia Emiliano, si trova nella stessa situazione di De Luca. E rincara la dose anche Piero Fassino. «Sono contrario a limiti automatici e favorevole al terzo mandato - spiega - Giusto che chi ha ben governato possa proseguire».

Chi sembra non volere problemi è lo stesso Bonaccini, il quale sta pensando bene di evitare qualsiasi scontro interno candidandosi alle Europee di giugno. Il che significherebbe, in caso di elezione praticamente certa, dimettersi dalla guida dell’Emilia- Romagna un anno prima del voto, previsto per il 2025. Ovvero cinque anni dopo aver “fermato l’ “avanzata” della Lega grazie a un patto ta cittadini, amministratori locali e imprese del territorio. Sono passati cinque ani, ma sembra un’era geologica fa.