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Nel day- after del terremoto che ha cambiato tutti gli schemi della politica italiana, con l’elezione alla presidenza del Senato della berlusconiana doc Maria Elisabetta Alberti Casellati e dell’inventore dei meetup grillini Roberto Fico allo scranno più alto della Camera, il più spaesato di tutti nel Transatlantico di Montecitorio sembra Pier Luigi Bersani. Gli è cambiato il mondo da quando lui, e con più voti in parlamento, per primo propose per il suo “governo del cambiamento” l’alleanza con i pentastellati. Bersani non poteva immaginare che alla fine sarebbe stato il centrodestra a cercare un asse con i Cinque Stelle per la formazione di un governo. E’ il mondo insomma alla rovescia, potrebbe pensare ora l’ex segretario del Pd. E il suo luogotenente Nico Stumpo riassume così l’inedita situazione: “Noi pensavamo che Matteo Renzi fosse un irregolare, ma questi altri del centrodestra sono ancora più irregolari”.
Di un possibile governo giallo grillino, verde leghista e azzurro forzista ora si parla. Perché “l’ircocervo” bocciato da Silvio Berlusconi l’altro ieri in un’intervista a Il Corriere della sera sarebbe l’esecutivo leghista- grillino. Non quello centrodestra- grillino. Berlusconi non l’ha detto così esplicitamente ma i suoi lo dicono chiaramente: “Altra cosa sarebbe un esecutivo del centrodestra con i Cinque Stelle”. I forzisti, ora che Matteo Salvini è il candidato in pectore alla premiership del centrodestra e guida le danze per conto di tutta la coalizione, dove però Berlusconi mantiene salda la golden share ( lo si è visto con l’elezione di Casellati), fanno il seguente ragionamento: “A Salvini onori ma anche oneri, ora spetta a lui trovare la maggioranza”. Il leader leghista prima ha dimostrato grande abilità nello sparigliare con una mossa da novello Bossi le carte di un centrodestra a rischio rottura e poi ricompostosi per la realpolitik del Cav, che non vuole restare fuori dalla partita di governo, fosse anche giallo- verdeazzurro. Ora però Salvini, che del Cav non può fare a meno, e si era già si era detto disponibile a un passo indietro su Palazzo Chigi, si trova alle prese con il veto grande come una casa di Luigi Di Maio, tutt’altro che intenzionato a lasciare la premiership. Una volta apparentemente segnato un punto nella partita con il Cav, Salvini si ritrova faccia a faccia con i Cinque Stelle. E Berlusconi sta a guardare, forse già pensando che alla fine se i due strani “dioscuri” fallissero si aprirebbe la strada a quel “buon governo” che “dia soluzioni agli italiani”. Parole quelle del Cav a Il Corriere della sera, dietro le quali si potrebbe nascondere il governo del presidente. Ipotesi che Salvini boccia seccamente in tv a Porta a porta. Salvini quindi, dopo aver bocciato anche il governo di minoranza adombrato da Fi con eventuale appoggio esterno del Pd, non può che tenere dritta la barra: “Senza Forza Italia non si fa niente”. E il Cav incassa. Salvini incalza: “Non è ammissibile che i Cinque Stelle mettano veti su Fi o su Fratelli d’Italia. Io parto dal centrodestra unito, che è una squadra”. Il vicesegretario e capogruppo leghista Giancarlo Giorgetti a Di Maio: “Vuole la premiership, si rivolga al Pd”. Fi incassa ma i sospetti non sono morti e dicono: “Sì, Matteo si sta comportando bene, ma bisogna sempre ricordarsi che lui e Di Maio vanno molto d’accordo”. Ecco le aperture che Salvini fa ai pentastellati: sul reddito di cittadinanza si può discutere se è “un incentivo a trovare lavoro”; “sì alla retroattività dei vitalizi”. Al leader leghista “nuove elezioni non mi farebbero certo paura”.
Nuove elezioni, ovvero il vero spettro del Cav. Che ieri è rimasto ad Arcore, infuriato e turbato, narrano, per il nuovo capitolo della cosiddetta vicenda giudiziaria “Ruby ter”. “L’elezione di tre donne: alla presidenza del Senato e dei gruppi di Camera e Senato è il miglior segnale che Berlusconi poteva dare ai giudici”, chiosano dentro Fi l’elezione all’unanimità di Annamaria Bernini e Mariastella Gelmini alla guida dei gruppi azzurri a Palazzo Madama e a Montecitorio.
Gelmini: “Le mille accuse al presidente Berlusconi sulle donne sono smentite dai fatti”. L’ex direttore di Panorama Giorgio Mulè, deputato azzurro: “Quello di Berlusconi è il miglior segnale di modernità”. Elezioni in rosa. Ma sullo sfondo resta il rompicapo di Salvini che ora se la deve vedere con Di Maio. Bernini annuncia che non è detto che la delegazione del centrodestra andrà unita al Colle.
E qualcuno già avanza l’ipotesi che Berlusconi stesso salirà al Quirinale con le sue presidenti di gruppo. Rimarcando anche plasticamente la novità che Forza Italia è ora il partito più rosa nelle stanze del potere parlamentare. “Ventiquattro anni fa la prima vittoria, e siamo ancora centrali”, rivendica Sestino Giacomoni, deputato di Fi, dello staff che lavora fianco a fianco al Cav. Se il presidente del parlamento europeo e cofondatore di Fi Antonio Tajani venisse nominato, come si ipotizza, coordinatore unico azzurro, e fosse mandato lui a discutere con i pentastellati per conto di Berlusconi, sarebbe stavolta uno spariglio del Cav.