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Lo sapevano tutti, negli ambienti vicini alla galassia centrista, ma ora c’è anche il timbro di Carlo Calenda. Ettore Rosato ed Elena Bonetti, per anni colonne del renzismo, fanno da ieri parte della famiglia di Azione. I due avevano abbandonato Italia viva dopo la rottura del terzo polo, che avevano cercato fino all’ultimo di evitare facendo da colombe tra Renzi e Calenda, per poi fondare l’associazione Popolari, europeisti e riformisti e cominciare un percorso di avvicinamento ad Azione. Culminato ieri con l’entrata nel partito, annunciata in conferenza stampa dallo stesso Calenda. «Dopo la rottura del Terzo Polo abbiamo costruito con Popolari europeisti riformatori (Per) un percorso di convergenza che oggi fa un passo in più», ha detto il leader di Azione spiegando poi che proporrà «alla prossima assemblea l’elezione di Elena Bonetti a vicepresidente di Azione con la delega alla costruzione di un grande partito della Repubblica che con tutti i soggetti che non si riconoscono nel bipolarismo» mentre Rosato «sarà da subito vicesegretario con la delega alla organizzazione e agli enti locali e avrà l’obiettivo di preparare la nostra presenza anche alle elezioni europee».
I due hanno poi espresso la propria serenità nel compiere una scelta meditata da tempo, e che ieri è stata formalizzata. «In politica bisogna avere delle ambizioni che devono andare anche oltre l’immediato - ha detto Rosato - nell’immediato non si governa il Paese: io ho la grande ambizione di contribuire alla costruzione di un partito che abbia la capacità di rompere il bipolarismo perché vedo i danni che fa in questo Paese». L’ex vicepresidente della Camera si è detto poi convinto «che dall’esperienza di Azione e di quello che nascerà dopo le europee possa nascere qualcosa che cambierà l’assetto politico in Italia».
Aspirazione condivisa con Bonetti, ex ministra nei governi Conte bis e Draghi. «Grazie per averci creduto e per non aver ceduto a momenti difficili e laceranti come la rottura del Terzo Polo - ha commentato Bonetti - Noi entriamo per allargare Azione e per avviare un processo di costruzione di un nuovo partito unitario che sappia davvero mettere insieme le tradizioni popolari insieme a quelle popolari, repubblicane e i socialisti: vogliamo riunire ciò che la politica del nostro Paese ha diviso».
Soddisfazione da parte dei dirigenti del partito. «È da un anno che fianco a fianco nell’Aula di Montecitorio lavoriamo assieme e continueremo a farlo per, finalmente, dare una casa a popolari, liberaldemocratici, riformisti e sconfiggere insieme questa logica bipopulista», ha affermato il capogruppo alla Camera di Matteo Richetti, mentre di «alternativa alla propaganda tossica degli opposti estremismi» ha parlato Mara Carfagna, presidente di Azione. Sulla stessa lunghezza d’onda la portavoce del partito, Mariastella Gelmini, per la quale l’obiettivo ala creazione di un «polo popolare e riformista che consenta al Paese di andare oltre l’eterno scontro destra- sinistra».
Sempre ieri è arrivata la notizia della querela, nei confronti di Calenda, da parte del segretario ella Cgil, Maurizio Landini, dopo le affermazioni del leader di Azione sulla vicenda Stellantis. «È il primo segretario della Cgil a querelare un parlamentare - ha commentato Calenda -. Bene io accetterò il confronto, se non è in televisione in tribunale, e lo affronterà a viso aperto senza avvalermi di alcuna prerogativa».