Una riserva militare di 10mila uomini, mobilitabili in caso di guerra, crisi internazionale o emergenze nazionali. È quanto prevede la proposta di legge presentata alla Camera dal deputato leghista Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa, il cui esame inizierà l’8 luglio.

Il provvedimento, sostenuto dal centrodestra, punta a istituire la “riserva ausiliaria delle Forze Armate”, composta da ex Volontari in ferma triennale o iniziale (Vft e Vfi) in congedo, suddivisi in nuclei operativi regionali sotto il comando di autorità militari individuate dal ministero della Difesa.

Il testo precisa che la riserva può essere attivata dal Governo “in tempo di guerra, grave crisi internazionale, per la difesa dei confini, o per attività logistiche, di cooperazione civile-militare e di presidio del territorio”, anche in concorso con le forze di polizia. L’attivazione richiede una delibera del Consiglio dei ministri, comunicata al Presidente della Repubblica e sottoposta all’autorizzazione delle Camere entro 48 ore.

«Si tratta di uno strumento strategico», ha spiegato Minardo, «che abbiamo approfondito anche confrontandoci con modelli esteri. È un passo indispensabile per rafforzare le capacità reattive del nostro Paese».

Il Pd si smarca

Immediata la reazione del Partito Democratico. Stefano Graziano, capogruppo dem in Commissione Difesa, ha smentito qualsiasi sostegno alla proposta della Lega: «È del tutto falso che il Pd appoggi l’istituzione di una riserva militare nei termini proposti dalla maggioranza».

Graziano ha chiarito che una sua precedente proposta, presentata oltre un anno fa, aveva finalità completamente diverse: «Il nostro progetto valorizzava il personale in congedo in chiave civile e sociosanitaria, a supporto della Croce Rossa. Non era prevista alcuna funzione operativa in ambito bellico».

Il parlamentare dem ha concluso respingendo ogni tentativo di sovrapporre le due iniziative: «Confondere i piani è inaccettabile. Il nostro approccio è profondamente diverso da quello della maggioranza».