Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di sabato scorso, il ddl penale di Nordio che tra l’altro abroga l’abuso d’ufficio – come ricordato ieri in una breve nota del consigliere giuridico del guardasigilli, Bartolomeo Romano, che l’ha definita «una legge nel segno del garantismo» – si guarda alle riforme da mettere in cantiere con la ripresa dei lavori parlamentari.

Al Senato dovrebbe riprendere in commissione Giustizia la discussione sulla prescrizione, mentre nella Affari costituzionali della Camera è fissata per il 4 settembre una riunione dell’ufficio di presidenza integrato dai rappresentati dei gruppi, che potrebbe decidere il nuovo calendario per premierato e separazione delle carriere. Ma intanto a tenere banco è il tema della custodia cautelare. Quest’ultima «si è trasformata in una anticipata espiazione della pena: occorre regolamentare l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione e occorre farlo al più presto», ha detto deputato Tommaso Antonino Calderone, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia a Montecitorio.

Tra gli stessi azzurri è maturata tuttavia una riflessione: molto difficile che si vada verso una norma che escluda la custodia cautelare per pericolo di reiterazione solo per alcuni tipi di reato, privilegiando ad esempio i soggetti accusati di delitti contro la Pubblica amministrazione. Disegnerebbe una giustizia diseguale e di classe, e faciliterebbe gli attacchi da parte dell’opposizione – Partito democratico, Movimento Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra –, che casomai non riuscirebbe a fermare l’approvazione della norma ma utilizzerebbe il pretesto per fare una campagna stampa ed elettorale. Allo stato non vi è ancora un disegno definito né

a livello parlamentare né a livello di iniziativa di governo, ma si dovrà ragionare a tutti i livelli per trovare una formula la più generalista possibile, anche considerato che né Fratelli d’Italia né la Lega sembrano disponibili a introdurre “vie di fuga” per autori di reato come spacciatori o ladri.

Dall’altro lato bisognerà riprendere il discorso intercettazioni. «Non si può accettare che sia chi conduce l’indagine a carico dell’indagato a decretare quale conversazione sia rilevante e quale non lo sia», aveva detto al nostro giornale lo stesso Calderone, annunciando una pdl di riforma del ruolo della polizia giudiziaria e dei pm.

Infine il 10 aprile l’Aula del Senato ha approvato il ddl n. 806 (Zanettin/ Rastrelli) recante modifiche al codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi e sistemi informatici, smartphone e memorie digitali, che introduce l’articolo 254 ter. Assegnato alla commissione Giustizia della Camera, ancora non è iniziata la discussione.