Ennio Flaiano diceva che in Italia la linea più breve tra due punti è l'arabesco. Si potrebbe chiosare che lo sport più praticato è lo scaricabarile. Esercizio che nel caso in cui riguardi la politica può anche raggiungere vette di inarrivabile virtuosismo. E' quel che - sotto la regia del governo e il concorso delle opposizioni - sta succedendo nel perimetro politico-istituzionale che unisce riforme istituzionali, referendum confermativo, Italicum e Corte Costituzionale. Lo scaricabarile irrompe quando c'è un problema particolarmente ostico da affrontare la cui eventuale soluzione non è chiaro se avvantaggi o penalizzi: così che i vari soggetti in gioco si rimpallano la decisione fino a farla precipitare sui cittadini. Salvo poi incolparli di aver fatto la scelta sbagliata.E' quel che sta accadendo sulla riforma elettorale e sulla legge Renzi-Boschi. Come è risaputo, l'Italicum da settimane è sotto attacco. Dopo averlo difeso a spada tratta, Matteo Renzi dice ora di essere «totalmente disponibile» a eventuali modifiche «migliorative». Ma passa la palla al Parlamento: «Ci devono essere i numeri», avverte. La sinistra dem rintuzza anzi, pardon, scarica: sbagliato, deve essere il governo a mettere nero su bianco una proposta. Renzi rilancia (o riscarica?): «Sono totalmente disponibile ma aspetto suggerimenti». E immagina una scorciatoia per rispedire la patata bollente alla minoranza interna: poiché la settimana prossima si discute alla Camera una mozione - che non ha il peso di una legge ma è pur sempre qualcosa... - di Sinistra Italiana contraria alla riforma, palazzo Chigi può pareggiare presentandone una a sua firma che invece la sostiene e tutti a casa. Scarico che non funziona. Gli anti-renziani insorgono: basta furbizie e trucchetti, altro che mozione serve una legge tutta nuova. Mentre grillini e centrodestra inveiscono: il governo fa troppe giravolte, ora aspettiamo il referendum e poi se ne parla.Già, il referendum. La data di svolgimento ancora non c'è. Renzi assicura che la fisserà il Consiglio dei ministri del 26 settembre: si andà alle urne tra fine novembre e primi di dicembre. Alte e variegate proteste per così.tanta pigrizia del governo, soprattutto dopo aver sbandierato ai quattro venti che la riforma costituzionale è fondamentale ed aver accelerato i tempi dell'Italicum al punto di ricorrere al voto di fiducia. Anche qui c'è uno scaricabarile in agguato che forse spiega il sussulto di indolenza. In mezzo tra la decisione del governo e lo svolgimento del referendum, precisamente il 4 ottobre, è infatti fissata una seduta della Consulta che deve decidere sull'ammissibilità di alcuni ricorsi su un'eventuale incostituzionalità dell'Italiacum. Non c'è alcun nesso tra legge elettorale e riforma costituzionale, tagliano corto palazzo Chigi e le folte schiere del Sì. Vero. Vero anche però che la nuova legge elettorale riguarda solo la Camera perché dà per scontata l'abolizione, o meglio la traformazione, del Senato. Dunque se la Corte rigetta i ricorsi, implicitamente promuove la riforma costituzionale; se invece li accoglie si prende lei e non il governo la responsabilità di archiviare l'Italicum togliendo così parecchie castagne dal fuoco al premier che può tranquillamente rivolgersi ai suoi interlocutori: non decido io, a me la legge piace ma se la Consulta la boccia non si può far altro che metterci mano. Insomma senza dover pagare pegno alla sinistra dem e alle moltitudini che non aspettano altro che sgambettare l'ex sindaco di Firenze. Come dire: per Renzi uno scaricabarile perfetto, da Bingo.Ebbene cosa fa la Corte? Fa trapelare (oppure lo fanno voci interessate: ai fini mediatici è lo stesso) che l'arte della piroetta dalle sue parti non è sconosciuta. Dunque scarico per scarico fa scarico al quadrato: niente seduta il 4 e rinvio di ogni decisione a dopo la celebrazione del referendum.Per la serie: passetto dopo passetto, lo scaricabarile finisce per depositare il tema irrisolto nelle mani di chi non può sottrarsi, gli elettori. Se finisce così, infatti, i cittadini voteranno un riforma che prevede una sola Camera chè dà la fiducia e che è corredata di un sistema elettorale che certifica il nuovo equilibrio. Solo che magari anche solo poche settimane dopo possono sentirsi dire che quel sistema elettorale è, in tutto o in parte, incostituzionale. Dunque ne serve un altro. Nel mezzo ci sarà stato il verdetto referendario senza che, a meno di colpi di scena, l'Italicum sia cambiato. Con un elemento di paradossalità che ben si attaglia al quadro. E cioè che se avranno vinto i No, la riforma elettorale sarà gia caduta per conto suo visto che il Senato in quel caso resta e l'Italicum, appunto, vale solo per Montecitorio. Se invece avrà prevalso il Sì, rimane comunque in piedi la possibilità che la Consulta affondi l'Italicum. Costringendo governo e Parlamento a rimetterci mano in una riedizione perversa del gioco dell'oca.Tutto questo potrà apparire, a seconda dei punti di vista, bizantino o disarmante. Ma lo scaricabarile funziona proprio così: apparentemente risolve il problema; in realtà lo aggrava, rinviandolo. Succede quando la politica scompare e rifiuta di caricarsi sulle spalle le sue responsabilità. Una rappresentazione che va in scena più o meno ininterotta da alcuni decenni.