Grande è la confusione sotto il cielo del Movimento, e le stelle da cinque che erano rischiano di trasformarsi in un firmamento di idee, pareri e posizioni diverse, quando non opposte. A poche ore dall'assemblea a Montecitorio, i deputati chiedono di parlare direttamente con Giuseppe Conte, «per capire meglio la questione dello statuto e ascoltare la sua posizione, visto che alcuni giorni fa ci è stato impedito il confronto». Intanto si alza il livello dello scontro ai vertici del Movimento, con il botta e risposta via social tra lo stesso reggente Crimi e il garante Grillo. Il senatore ha criticato la decisione di Grillo di indire il voto per il Comitato direttivo su Rousseau, minacciando il suo addio al M5S: la piattaforma di Casaleggio, ha scritto Crimi, «è inibita al trattamento dei dati degli iscritti al MoVimento. Inoltre, consentire ciò violerebbe quanto disposto dal Garante della privacy. Il reggente ha minacciato l'addio al Movimento, spiegando che «gli avvenimenti di questi giorni, in particolare delle ultime ore», lo inducono ad una «profonda riflessione» sul sul ruolo nel Comitato di Garanzia e sulla sua permanenza nel Movimento. «Manterrò le mie funzioni per il tempo utile a consentire gli adempimenti necessari allo svolgimento delle prossime consultazioni», ha concluso. Nemmeno il tempo di far girare il post tra eletti e militanti che è arrivata la risposta del fondatore, affidata anche in questo caso a un post. «Solo dopo aver modificato lo statuto attraverso una votazione su Rousseau saremo liberi di usare una nuova piattaforma», ha scritto Grillo invitando Crimi «ad autorizzare, entro e non oltre le prossime 24 ore, la piattaforma Rousseau al trattamento dei dati, come espressamente consentito dal provvedimento del Garante della privacy e come rientrante nei poteri del titolare del trattamento». Ma non finisce qui, perché il fondatore arriva a minacciare di adire a vie legali nel caso in cui il reggente si rifiutasse di indire la votazione. «Nel caso in cui decidessi di utilizzare subito la nuova piattaforma - conclude il comico - sarai ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al MoVimento (azioni di annullamento voto, azioni risarcitorie...) per le scelte contrarie allo statuto che dovessi operare». Nella polemica si inserisce anche Roberta Lombardi, assessore alla Regione Lazio e incline all'alleanza con il Pd, che attacca Grillo. «Una nozione di psicologia spicciola ci insegna che spesso negli altri ci disturba ciò che coincide con aspetti nascosti di noi stessi di cui non siamo consapevoli - spiega Lombardi - Questo banale meccanismo spiega esattamente quanto sta avvenendo nel M5S in queste ore: un processo riorganizzativo interno, imposto dal Garante contro lesito del percorso partecipato degli Stati Generali, che è stato lungo quattro mesi proprio per cercare di incorporare nella riorganizzazione quanto emerso dal documento di indirizzo finale, viene ora bloccato ed etichettato come un "partito unipersonale" proprio da chi, dietro il paravento della "democrazia diretta", sta adottando un metodo padronale per cambiare il processo decisionale collettivo in atto e ha sempre avallato all'interno del M5S il perpetrarsi della "diarchia", nelle sue diverse formule e composizioni di questi anni». Un attacco frontale che, come nel caso di Crimi, si conclude con la minaccia d'addio. «Ho sempre confidato nella capacità di dialogo e lungimiranza che anche nei momenti più bui della nostra storia ci ha sempre permesso di trovare la sintesi - scrive l'esponente pentastellata - Se stavolta non fosse possibile dovrò dare le mie dimissioni con effetto immediato da membro del Comitato di Garanzia e riconsiderare la mia permanenza nel M5S».