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Tante battute, qualche colpo basso e l’ormai consueto ritornello del Guardasigilli Carlo Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati: «Si farà, ma dopo il premierato». Che equivale a dire vedremo, perché se è vero che la riforma che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio non vedrà il via libera definitivo prima del 2025, della parte di riforma della giustizia che prevede modifiche alla Costituzione si parlerà solo nella seconda parte della legislatura.
Il dibattito alla festa di Fdi con la presenza dello stesso Nordio, del leader di Iv Matteo Renzi, della presidente della commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno e del sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, è servito per ribadire ciascuno la propria posizione, nell’eterno derby tra garantismo e giustizialismo, nel quale, almeno a parole, tutti i partecipanti stavano dalla parte del primo.
Girando tra gli stand il clima è quello di un Congresso di partito stile prima Repubblica: c’è un albero di Natale enorme, una pista di pattinaggio sul ghiaccio nonostante i 18 gradi di Roma, gli stand enogastronomici ( lo slogan è “Orgoglio italiano”, ma c’è birra Guinness dappertutto) e centinaia di ragazzi delle sezioni giovanili che si muovono, fanno foto, distribuiscono La voce del patriota. Si vendono magliette con su scritto “pensati sobrio”, i libri vanno da La dittatura occulta a Schiavi digitali, la playlist spazia da Figli delle stelle a La canzone del sole. Ma ci sono anche Celentano, Rino Gaetano e De André.
Di “Giustizia giusta” si parla nella sala Emanuela Loi, stracolma. E Renzi, neanche il tempo di salire sul palco, parte con lo show. «Mi siedo a sinistra, qualcuno dovrà pur starci...». E giù applausi. «Vengo al posto della collega Elly Schlein». Ovazione. Poi ci si fa seri. «Tra garantismo e giustizialismo c’è la stessa differenza che c’è tra democrazia e dittatura», dice Renzi chiedendo alla maggioranza di «seguire le idee di quel galantuomo che è Carlo Nordio», il quale, al suo fianco, sorride sornione. «Siamo cresciuti con idee diverse ma abbiamo l’occasione di chiudere insieme la guerra dei trent’anni tra politica e magistratura», dice Renzi parlando di «contraddizioni insite in Fdi».
Si parla di intercettazioni, con Bongiorno che lo difende come «strumento indispensabile per combattere la criminalità» ma ne contesta l’abuso e Nordio che equipara il sequestro del telefonino al «sequestro della vita» e spiega che «i decreti attuativi sulla giustizia saranno una rivoluzione copernicana». Ma intanto sono fermi in Parlamento. Renzi si sbaglia e chiama Delmastro «viceministro» , e giù altre risate. Ma c’è poco da ridere, perché ilò vero viceministro, Francesco Paolo Sisto, non è stato invitato onde evitare problemi viste le posizioni di Forza Italia non esattamente in linea, per usare un eufemismo, con quelle di Fratelli d’Italia.
Lo stesso Delmastro, accolto da cori da stadio e ovazioni ( parte “Delmastro uno di noi, e lui si commuove) parte a razzo su Cospito, «un ometto che prima si è messo all’ingrasso e poi a dieta chiedendo la fine del 41bis mentre lanciava pizzini ai mafiosi» e attacca «quella magistratura che ha scarcerato un ragazzo che ha conficcato 57 coltellate sul corpo di una povera donna solo perché si è ingrassato di 200 chili mangiando merendine in carcere» ( il riferimento è al caso di Dimitri Fricano, ndr).
«La vera differenza non è tra chi difende i delinquenti e chi no, ma tra chi difende i principi costituzionali del garantismo e chi no», ha incalzato Renzi rivolto verso Delmastro, prima di prendersi a battute sull’inglese stentato del primo e le gaffes del secondo.
Poi Nordio ha concluso con quel che va ripetendo da mesi, non potendo d’altronde far altro viste le visioni insite nella maggioranza sul tema. «Un codice moderno presuppone la separazione delle carriere, che è nel programma di governo e si farà, la discrezionalità dell’azione penale e una riforma seria del Csm - dice tra gli applausi, tiepidi per la verità, della platea - Non è vero che la riforma della giustizia è stata insabbiata dal premierato: si farà, ma dopo il premierato». Con buona pace di garantisti, galantuomini, o entrambi.