La vicenda stava creando più imbarazzi che consensi: il Pd nazionale ha lanciato una raccolta firme fino al 12 settembre, data della discussione della mozione di sfiducia in Parlamento, per chiedere le dimissioni del ministro Matteo Salvini. Peccato che anche Matteo Renzi e i suoi circoli "Ritorno al futuro" avessero lanciato quasi contemporaneamente una iniziativa analoga, sottolineando però la tardività con cui il Pd ha presentato la mozione di sfiducia. Le due petizioni parallele, ovviamente, hanno creato polemica tra i dem, indicando l'ex segretario come divisivo e separatista. Nella vicenda si è intromesso l'eurodeputato Carlo Calenda, battitore libero nel partito ma sempre pronto a entrare di forza nelle polemiche. Con un tweet, ha invitato il partito a unirsi e ha mostrato di aver, "con 15 minuti di duro lavoro", fuso insieme le due petizioni. E conclude: "Facciamo questo sforzo di unità?". Dopo qualche ora dal tweet, a fare un passo indietro è Renzi. Sulla sua pagina facebook scrive: "Ho promesso di non parlare delle discussioni interne al pd perché litigare tra noi in presenza di un governo come questo è allucinante. Purtroppo anche oggi ci sono polemiche inspiegabili sul fatto che i bravissimi comitati di azione civile hanno presentato una raccolta firme per la mozione di sfiducia a Salvini". E conclude: "Noi blocchiamo la nostra raccolta di firme, spero che altri blocchino le loro ossessioni ad personam. Buon weekend a tutti". Ma non rinuncia a un nuovo attacco sulla mozione di sfiducia: "Noi l'avevamo proposta, il gruppo dirigente ha bloccato questa iniziativa. Quando finalmente il Pd ha fatto la mozione, era troppo tardi per votarla prima di settembre". Insomma, i renziani ritirano la loro raccolta firme e si accodano a quella nazionale del partito. Ma la polemica sembra tutt'altro che sopita.