Probabilmente seguirà il copione di sempre con Silvio Berlusconi, appena rientrato da New York, che rassicurerà colonnelli e alleati (Matteo Salvini e Giorgia Meloni), con i quali ha già in programma un vertice per oggi. Sembra che i due, dopo l'uscita di Confalonieri, abbiano tutta l'intenzione di spingere il Cavaliere a scendere in campo in modo deciso per il No. In ogni caso è un po' difficile immaginare che Stefano Parisi, il politico-manager dai modi fermi ma pacati - che ha sottolineato che il ciclo di Berlusconi non è affatto concluso - abbia deciso di alzare la potenza dei suoi "Megawatt, energie per l'Italia" contro le insufficienze della classe dirigente forzista, giudicata «non all'altezza» senza aver calcolato le scintille che avrebbe provocato da parte della guardia azzurra. Tanto più che l'ex direttore generale di Confindustria ha ribadito il suo giudizio tranchant in una seconda occasione. Ed è anche un po' inverosimile credere che il suo pensiero sia all'opposto di quello dello stesso Berlusconi che lo ha incaricato della mission di rilanciare FI.A qualcuno dentro quella parte più silenziosa di FI che guarda, invece, con simpatia al corso parisiano le parole pronunciate a sorpresa l'altra sera a Milano da Mister Chili tv nel suo primo confronto con Toti, durante "Controcorrente" davanti ad Alessandro Sallusti, direttore di Il Giornale, fanno venire in mente quel celebre «Con questi leader non vinceremo mai» di Nanni Moretti rivolto anni fa al rissoso Ulivo. «Era rivolto alla sinistra, ma suona un po' speculare. E poi quello che Stefano ha detto non è così dissimile da quel che pensa anche il presidente. E comunque ammesso che Berlusconi non lo pensi, chi è che ha mandato in campo Parisi? Lui, perché evidentemente un problema c'è?», confidano fonti azzurre a Il Dubbio.Comunque sia, l'ex candidato sindaco di Milano, sembra aver avviato una fase due, dando un'impronta più marcata alla sua mission. Ha detto papale papale mercoledì sera al governatore ligure Toti, il capofila dei suoi avversari: «Berlusconi è stata la persona più sotto attacco in Europa, ma il centrodestra non ha avuto un gruppo dirigente all'altezza». Conclusione: «Si vince, forse, facendo tutti un passo indietro». E quel «forse» chissà che non sia stato buttato lì anche per esorcizzare il rischio che con una vittoria del Sì alla fine Renzi non metta fuori dai giochi il centrodestra. Ecco perché, spiegano a Il Dubbio, «Stefano ha raccomandato di non andare avanti solo per slogan da opposizione, ma di fare proposte alternative di governo». Non a caso per Parisi «se si vogliono vincere le elezioni il candidato premier deve essere un moderato, se si vogliono perdere può essere un estremista». Dura la reazione di Toti che ha tagliato corto con un: «Il leader è Berlusconi».E ha presentato una proposta totalmente divergente non escludendo invece che la leadership possa essere anche di un leghista. Piccata la reazione di Maurizio Gasparri: «Più rispetto». E un altro colonnello di peso ex An come Altero Matteoli: «Non hai titoli per giudicarci». Secondo round ieri mattina quando in diretta web con Affaritaliani. it Parisi ha ribadito il concetto. Di più: ha contraccambiato gli attacchi di Brunetta prendendo di mira una sua creatura: «Con la sua riforma della Pubblica amministrazione non ha fatto nulla, siamo il penultimo Paese Ocse come digitalizzazione della P. A. Brunetta si arrabbierà? Pazienza». A stretto giro di posta il capogruppo azzurro alla Camera reagisce da par suo: «Parisi impegnato nel suo triste e fallimentare tour acchiappa gonzi e malmostosi di Forza Italia, non ha forse studiato le leggi e i risultati ottenuti dai governi di centrodestra in quasi 10 anni». Una bella rissa. Accompagnata dalla perplessità in ambienti vicini al Cav per la partecipazione dei big azzurri all'iniziativa di Massimo D'Alema con Gaetano Quagliariello: «Ci ha guadagnato solo D'Alema?».Intanto il Cav avrebbe anche in agenda un incontro con Parisi da domani impegnato nel tour che parte dalla Sicilia. A fugare il sospetto di linea soft con Renzi, il politico-manager ha riproposto «un governo di scopo» nel caso di vittoria del No per rifare la legge elettorale ma ha anche aggiunto: «Mi auguro che Forza Italia non ne faccia parte». Ma non basta. Ignazio La Russa, big di Fratelli d'Italia a Il Dubbio confida: «Parisi è schierato per il No, ma bisogna sempre vedere quanto sia convinto il suo No». La quadra dei tre tavoli di centrodestra (Parisi; Forza Italia; Lega e FdI) sui quali sta giocando da questa estate ora è di nuovo nelle mani di Berlusconi, di cui viene data per imminente, attraverso le tv, la discesa in campo per il No.