Dentro le grandi sorti della politica italiana, nel post 4 dicembre si gioca anche la (piccola) sorte della sinistra fuori dal Pd.Le ipotesi in campo sono in due. Da una parte ci sono i compagni che hanno deciso la rottura con Matteo Renzi e che sperano in una nuova scissione per annettersi i Bersani e i Cuperlo. Sono gli ormai quasi ex di Sinistra ecologia e libertà che il 17 dicembre diranno in maniera definitiva la parola fine. Sono schierati per il No al referendum e tra gennaio e febbraio stanno organizzando il congresso di fondazione di Sinistra italiana che al momento esiste formalmente solo alla Camera. Qui i problemi sono diversi a partire dallo scontro per la leadership tra Nicola Fratoianni e l'ex piddino Stefano Fassina. Ma il vero problema è chiaramente legato alla legge elettorale. Se non cambia e non verrà reintrodotto il premio di coalizione, Sinistra italiana ha tutto l'interesse a restare per conto suo. Lo sbarramento del tre per cento potrebbe consentirgli di entrare in Parlamento.Le cose cambierebbero anche per loro se la legge elettorale venisse modificata, come è molto probabile che avvenga sia che vinca il Sì sia che vinca il No. Se venisse reintrodotto il premio di coalizione e innalzata la soglia di sbarramento, Sinistra italiana si potrebbe trovare nelle condizioni di dover cercare un nuovo rapporto con il Pd.A quel punto però potrebbero trovare il campo occupato. E siamo alla seconda ipotesi. Da mesi infatti l'ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e l'attuale primo cittadino di Cagliari, Massimo Zedda stanno lavorando per una lista che da sinistra sostenga il Pd alle prossime elezioni politiche. Insieme a loro c'è anche la presidente della Camera Laura Boldrini e una serie di amministratori locali che attendono solo un segnale per uscire allo scoperto. Anche in questo caso è tutto legato alla legge elettorale. Se il premio di colazione non venisse introdotto, è molto probabile che Pisapia rompa gli indugi decidendo di portare l'area culturale e politica che oggi rappresenta direttamente dentro il partito democratico.Ma la questione ancora prima che legata ai meccanismi elettorali è strettamente politica. Ed è molto evidente anche rispetto alle posizioni prese sul referendum di domani. Da una parte c'è una sinistra, rappresentata da Fratoianni e Fassina, che si pensa come forza alternativa netta al Pd e che pensa di poter, a poco a poco, riconquistare i voti di protesta e di sinistra che ora vanno al Movimento cinque stelle. Dall'altra invece c'è l'ipotesi Pisapia, l'idea cioè di una sinistra che «non può esserci senza il Pd». E' l'idea di una sinistra che pur conservando le sue prerogative si fa anche forza di governo, capace di guidare il cambiamento. Sono due strade entrambe legittime, ma che difficilmente potranno trovare una nuova sintesi. In attesa di sapere quali scelte verranno fatte all'indomani del referendum una cosa è certa: i due filoni che nascono da Sinistra ecologia e libertà non si ritroveranno più in un'unica formazione partitica. Non solo perché in questi mesi si è consumata una rottura personale, ma anche perché rappresentano due istanze diverse del fare politica. Non è, come spesso si ironizza la scissione dell'atomo, ma sicuramente la fine di una storia che aveva visto nascere Rifondazione comunista dopo lo scioglimento del Pci.