E adesso, tutti in Abruzzo. È nientemeno che Pierluigi Bersani a suonare la carica nei confronti di Pd e M5S in vista delle prossime Regionali, dopo la vittoria di misura di Alessandra Todde in Sardegna. Dem e pentastellati ora credono in un’altra vittoria che sembra impossibile fino a poche settimane fa ma che oggi appare plausibile.

Certo l’Abruzzo non è la Sardegna e il presidente uscente, il meloniano Marco Marsilio, è stato ricandidavo convintamente da tutta la coalizione di centrodestra, a differenza di Solinas impallinato da Meloni a vantaggio di Truzzu (con i risultati che sappiamo).

Ma dopo la sbornia elettorale di una vittoria ottenuta per meno di tremila voti è difficile contenere l’entusiasmo per la carovana giallorossa, già in viaggio verso l’Abruzzo. Dove l’ex rettore dell’università di Teramo Luciano D’Amico è sostenuto da un campo larghissimo che accoglie anche Azione e Iv, e che tra due settimane vuole sfruttare l’onda lunga della vittoria di Todde.

«Ai manganelli i sardi hanno risposto con le matite», ha detto ieri la neopresidente della Sardegna, mentre la segretaria del Pd Elly Schlein lanciava il suo messaggio alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Era dal 2015 che non vincevamo una regione governata dalla destra, sono passati 9 anni - ha detto la leader dem - È stata la prima, non sarà l’ultima». Di «sveglia al centrodestra» parla invece il presidente M5S Giuseppe Conte accusando Meloni di essere arrivata in Sardegna «su un palco ben illuminato e prestigiosissimo per come era stato allestito» ma di non essersi fermata «neppure un minuto a parlare coi cittadini sardi».

I dem si spingono però anche oltre all’Abruzzo, a partire da Dario Franceschini che parla della necessaria «generosità» per superare le divergenze anche in Basilicata, dove si vota ad aprile, e in Piemonte, coinvolto nell’electron day di giugno con le Europee. «Noi siamo quelli che rincorrono e loro quelli che sentono il fiato sul collo, non vorrei essere nei loro panni», commenta il tesoriere Pd e senatore abruzzese, Michele Fina, mentre il responsabile Enti Locali del Pd, Davide Baruffi, parla della vittoria di Todde come di uno «sprone a proseguire su questa strada, a partire dall’Abruzzo dove si vota tra due settimane, e per la Basilicata e il Piemonte, dove un accordo unitario è ora indispensabile esercitando tutti un di più di responsabilità». E poi Andrea Orlando: «Spero che il segnale sardo arrivi a tutti i dirigenti del centrosinistra anche in Piemonte e Basilicata». Proprio in Basilicata il Pd ha annunciato il sostegno ad Angelo Chiorazzo che non piace a M5S e sinistra, ma lasciando intendere che può cambiare idea di fronte alla discesa in campo di un big, magari Roberto Speranza.

Adesso però c’è da concentrarsi sull’Abruzzo, dove ieri Salvini era in tour e parlava di «serenità» perché «convinto del lavoro svolto». E dove Calenda e Renzi sono pronti a sostenere D’Amico. «Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti non è fattibile e non lo faremo più - ha annunciato Calenda a Huffpost – Anche per questo in Abruzzo siamo all’interno di una coalizione larga, con un candidato di grande competenza, per il quale ci stiamo spendendo molto: stiamo facendo un ragionamento anche in Basilicata, solo che lì non si capisce niente».

Ma correre in coalizione significa dialogare anche con Giuseppe Conte, ipotesi sempre rigettata dal leader di Azione. «Alle regionali è impossibile fare altrimenti - dice ora - Certo, non a tutti i costi».

Il passo in avanti di Calenda verso Pd e M5S è stato accolto con favore da Schlein, che parla di «bella notizia» mentre più fredda è la reazione pentastellata. «Calenda dice che non ha senso correre da soli alle Regionali e che si deve parlare con Conte? Meglio tardi che mai, forse ora lo ha capito visto gli ultimi risultati - ragiona la stessa Todde Ho trovato bizzarro che Calenda abbia deciso di non sostenermi visto che per anni mi ha elogiato parlando di competenza e professionalità».

Non si butta nella mischia invece Matteo Renzi, che commentano il voto sardo parla di «vittoria oggettiva dell’asse Pd- 5Stelle». Una notizia «ottima» per Iv, secondo l’ex presidente del Consiglio, «perché apre uno spazio per chi non vuole l’Italia dei manganelli della destra e non vuole l’Italia dei sussidi del Movimento 5 Stelle».