Adriana Toman, intellettuale e scrittrice affermata, torna in libreria con “PRE giudizio di Stato. Il caso Oliverio”. Sembra un libro giallo e invece parla d'una storia vera. Straordinaria ma anche comune... quantomeno in Calabria, una terra a cui, incalza l'autrice, è stato imposto a fuoco il marchio di “regione canaglia”.

Il contesto si presta perfettamente ed è la Calabria tormentata dalla presenza di una ’ ndrangheta per nulla scalfita nell’ultimo ventennio, o meglio, da quando il dottor Gratteri è diventato la guida suprema dell'antimafia.

Anzi la malasetta è stata messa in condizione di superare la fase meramente violenta e primitiva della sua storia, per diventare una organizzazione in grado di infiltrarsi, anche grazie ad una politica generalmente nana e una burocrazia pigra, nella Istituzioni dello Stato e nella vita delle comunità. La sanità è il terreno privilegiato dal momento che impegna oltre i 2/ 3 del bilancio regionale. E per il controllo della sanità non s'è esitato un solo momento ad uccidere, così com'è accaduto, il vicepresidente del consiglio regionale dottor Francesco Fortugno. Oliverio non è stato ucciso ma è stato messo fuorigioco.

La Toman vuole capire perché qualcuno abbia tramato per rimuovere, con mezzi completamente estranei alla Politica, il presidente Oliverio. Per capirlo bisogna andare all'indietro nel tempo alla ricerca di indizi. C'è da premettere che Oliverio, ha trascorso una vita come uomo delle Istituzioni quindi non è un sovversivo e non è stato mai indiziato di una qualche collusione con ambienti criminali. Inoltre è un uomo di partito prima del Pci sino ad arrivare al Pd.

Eppure in questa specie di congiura di fatto contro l'ex presidente, il Pd è pesantemente coinvolto insieme a pezzi delle Istituzioni dello Stato. Bisogna capirne il perché. L'autrice va alla ricerca di indizi con cui realizzare il filo che la faccia entrare nel labirinto. Ne trova molteplici... e si domanda per esempio: perché all’Asl di Reggio le fatture venivano regolarmente pagate più volte? Perché non s'è voluto mettere fine alla lunga e corrotta gestione romana, della sanità calabrese?

Perché in Calabria più che in qualsiasi altra Regione si tende a sospendere la democrazia nominando commissari ovunque: dalla sanità ai Comuni sistematicamente sciolti per mafia, sino ad arrivare alle interdittive contro i titolari delle imprese? Sono tutti “perché” inquietanti, come se qualcuno avesse deciso che una “regione canaglia” debba solo subire e tacere. Per esempio, la Toman ipotizza che pur di tutelare un sistema sanitario corrotto e decisamente sbilanciato sul privato, forze oscure che hanno le mani sulla sanità potrebbero essere state disponibili a ordire una trama pur di far fuori un presidente non controllabile da loro.

Potrebbe essere la pista giusta ma non è la sola. È, in tutto questo, ciò che non si capisce è l'ambiguità se non la complicità del Pd nella vicenda. Se il comportamento di Zingaretti, allora segretario del partito, è riconducibile a ignavia, lo è meno quello dei suoi commissari in Calabria. Il loro è un atteggiamento sospetto anche se determinante per la scelta quale candidato alla presidenza di un uomo perbene ma apertamente di destra come Pippo Callipo.

Diverso l'atteggiamento di Renzi che in Calabria può contare su amici ( ma non sui voti) di persone interne ed esterne alla Sinistra. Più esterni in verità. Renzi è ostile a Oliverio tant'è che, nonostante le promesse, da presidente del Consiglio non lo ha ha nominato commissario alla sanità. E anche il procuratore di Catanzaro dottor Gratteri ha dimostrato in diverse occasioni l' ostilità tramite pregiudizio accusatorio verso Oliverio con inchieste ai limiti della realtà. C'è un qualche nesso tra le due posizioni?

Esiste una convergenza oggettiva di più soggetti che mirano a controllare tutto ciò che si muove in Calabria e pretendono di “montarla e smontarla come un lego”? Quello che è certo è il fatto che l'ex procuratore di Catanzaro avvia nei confronti di Oliverio una serie di inchieste senza l’ombra di un reato riconducibile all'ex presidente (vedi sentenze Corte di Cassazione).

Inchieste finite nel nulla ma sapientemente utilizzate dagli avversari di Oliverio, interni ed esterni al partito, per farlo fuori, senza passare da un legittimo confronto democratico. Nel 2019 Oliverio rinuncia alla candidatura. Il campo del centrosinistra è a pezzi, sfinito, messo in condizioni non solo di non competere ma neanche di perdere con dignità. Il centrodestra, guidato dall'onorevole Jole Santelli, trova un campo spianato.

A scanso di equivoci, dico io per primo che la Santelli è stata una persona intelligente, preparata, perbene, con un bel carattere e una forte personalità. È stata una donna autenticamente di destra. Un suo diritto.

E da donna di destra è sotto le finestre della procura di Catanzaro a manifestare a sostegno dell'inchiesta “Rinascita Scott” snobbata dai grandi giornalisti nazionali. Insieme a Lei, il candidato del centrosinistra Pippo Callipo mentre Salvini, da ministro dell'Interno, va a rendere omaggio a Gratteri in procura. Una strana convergenza trasversale su Gratteri.

Qualche tempo dopo, da governatrice regionale, la Santelli renderà possibile la realizzazione della tensostruttura che ospita l'aula bunker più grande di Europa per celebrare i fasti di “Rinascita Scott”. Probabilmente un altro presidente non sarebbe stato altrettanto disponibile. Il bunker è stato realizzato in pochi mesi in una regione in cui un ospedale si realizza mediamente in 30 anni e un tratto di strada in 40.

Comunque Gratteri si è rivelato una volta ancora un vero artista del “facimmu ammuina” e in tale ' ammuina' è stato triturato Oliverio, crivellato dalle sue fantasiose inchieste.

In siffatta “ammuina” è cresciuta esponenzialmente la ’ ndrangheta. La Calabria è sempre più nelle mani di forze occulte potenti ed intoccabili che hanno occupato il campo senza incontrare resistenza. Secondo l'autrice, Oliverio tentato di resistere ma, in Calabria si è tremendamente soli. Soli nei confronti della ’ ndrangheta.

Soli nei confronti della malagiustizia nonostante i magistrati perbene siano la stragrande maggioranza. E, sempre seguendo il filo della Toman, la solitudine del presidente è stata evidente nel momento in cui, mentre Oliverio si trovava ristretto al confino, una maggioranza trasversale di consiglieri regionali tenta di attribuirsi una serie di odiosi privilegi a partire dall'aumento dell'indennità.

Il tempo è passato e non c'è dubbio che la gente tenda a dimenticare, rimuovere, rassegnarsi. La Toman invece vuole che la gente ricordi, che capisca, che prenda consapevolezza. Che diventi protagonista. Che i calabresi non debbano vergognarsi di essere tali. È un assalto al Cielo ma ne varrebbe la pena.