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Un’alternativa al gas russo per «fronteggiare gli eventuali ricatti» di Vladimir Putin. Lo dice a chiare lettere il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, alla vigilia del viaggio ad Algeri del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il ministro degli Affari esteri, che accompagnerà il capo del governo, conferma che «firmeremo un accordo importante» che permetterà di proseguire sull’offensiva diplomatica, incrementare l’approvvigionamento di energia, andando a colmare eventuali mancanze da Mosca ed evitare, infine, di finanziare la guerra iniziata e portata avanti dallo zar. «Purtroppo siamo in ritardo come Paese, dovevamo diversificare molto prima ma abbiamo tanti partner e amici nel mondo. Nell’ultimo mese e mezzo sono stato in Algeria, Qatar, Angola, Congo, Mozambico e Azerbaigian, tutti questi Paesi si sono detti disponibili ad aumentare le forniture energetiche all’Italia e questo ci renderà un Paese più indipendente dai ricatti», scandisce Di Maio. Parole non gradite al Cremlino che, con il portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zakharova, replica tagliente: «Non è la Russia che ricatta l’Unione Europea con le forniture di gas (che nonostante tutto, stanno andando a gonfie vele). È l’Unione Europea che ricatta la Russia con sanzioni, minacce di nuove restrizioni e fornendo armi di ogni tipo all’Ucraina». E poi la stoccata di Zakharova: «Di Maio ha fatto un pasticcio, come sempre». Il botta e risposta non si placa, dalla Farnesina è Peppe Marici, voce del titolare della Farnesina, a rilanciare: «Ricatti? Direi che il vero e unico ricatto è chiedere il pagamento in rubli di contratti di gas già in corso, e quella russa è chiaramente una richiesta inaccettabile». Draghi incontrerà il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, domani alle 14.30 e sul tavolo dovrebbe esserci un’intesa per portare 9 miliardi di metri cubi in più di gas dall’Algeria, che equivale a un terzo del metano russo (circa 29 miliardi metri cubi annui). Diversi accordi tra Eni e Sonatrach per trasportare il gas algerino in Italia attraverso il gasdotto TransMed che, attraverso il Mediterraneo, arriva direttamente a Mazara del Vallo, in Sicilia. Il programma del premier prevede anche una visita al Monumento del Martire, che commemora la guerra d’indipendenza d’Algeria realizzato nel 1981-1982 e l’incontro con la comunità italiana presso l’ambasciata ad Algeri. La visita si concluderà in serata con la cena offerta dal presidente Tebboune presso la Residenza di Stato. E il paese nord africano non sarà l’ultima tappa di Draghi in questa strategia che intende rendere il nostro Paese più indipendente dal Cremlino, mettendo anche al ’riparò il prossimo inverno. Secondo quanto si apprende, a stretto giro il capo del governo sarà anche in Angola e Congo. L’azione dell’Italia, dunque, non si ferma e viaggia su due binari. Il primo è quello di insistere affinché l’Europa imponga un tetto al prezzo del gas russo come risposta alle politiche di guerra di Putin. Le resistenze tra i 27 stati membri, tuttavia, permangono e, come per i vaccini, in attesa di una soluzione comune, Draghi va avanti da solo per la sua strada «per ridurre in tempi rapidi la dipendenza dal gas russo». Un dialogo quello con l’Algeria - e anche con altri eventuali partner - che si è avviato ben prima dello scoppio del conflitto in Ucraina. Basta ricordare il viaggio del capo dello Stato, Sergio Mattarella, ad Algeri lo scorso novembre, la prima visita di un presidente della Repubblica italiano dopo 18 anni, dall’ultimo viaggio che fu di Carlo Azeglio Ciampi. Il gas algerino, secondo quanto viene spiegato, sarà disponibile a breve termine e tra le intese che saranno sancite domani, anche quelle per intraprendere un percorso anche sulle rinnovabili. Non una indipendenza totale da Mosca, ma un avvio verso questo obiettivo che richiederà, come confermato da Draghi e dallo stesso ministro Cingolani, diversi anni.