Doveva essere una polpetta avvelenata recapitata dal capo dell’opposizione a quello del governo, ma a conti fatti si è rivelato un mezzo assist a favore del secondo. La lettera con cui Giorgia Meloni ha replicato alla missiva con cui Elly Schlein invocava la protezione del governo per gli attiviati pro-Pal della Global Sumud Flotilla, è strutturata come un testo a doppia lama.

Da un lato, la premier ha ribadito la preferenza del governo per i canali ufficiali di aiuti umanitari, dall’altro ha assunto un tono istituzionale, garantendo protezione e sicurezza a tutti i connazionali coinvolti, anche a chi, politicamente, si colloca all’opposizione. Una risposta che le consente di guadagnare terreno su due fronti: quello della fermezza politica e quello della responsabilità istituzionale.

Se lo scopo della segretaria dem era quello di mettere in imbarazzo l'inquilina di Palazzo Chigi, il risultato finale è stato, probabilmente, l'opposto. Il cuore del messaggio sta in un passaggio netto: «Avvalersi dei canali umanitari già attivi, non solo da parte del governo italiano, eviterebbe di esporre i partecipanti all’iniziativa Global Sumud Flotilla ai rischi derivanti dal recarsi in una zona di crisi e al conseguente onere a carico delle diverse autorità statuali coinvolte di garantire tutela e sicurezza». Meloni mette in guardia gli attivisti, ricordando che la spedizione umanitaria verso Gaza comporta pericolo e costi diplomatici. Ma subito dopo aggiunge che, «in ogni caso», il governo assicurerà «tutte le misure di tutela e di sicurezza dei connazionali all’estero in situazioni analoghe, come sempre garantito finora».

Il doppio registro è evidente e voluto: da un lato la critica implicita alla Flotilla, bollata come iniziativa «di natura simbolica o politica», dall’altro l’impegno a garantire assistenza consolare e protezione diplomatica. Meloni non si limita a sminuire l’efficacia della missione, ma rilancia i meriti del suo esecutivo: «Il governo italiano svolge un ruolo di primo piano nel prestare assistenza alla popolazione civile attraverso l’iniziativa umanitaria Food for Gaza, con cui è stato possibile distribuire oltre 200 tonnellate di generi di prima necessità, aiuti alimentari e sanitari, toccando anche le aree più isolate e difficilmente raggiungibili della Striscia».

La premier riesce così a trasformare una richiesta dell’opposizione – che poteva apparire come una messa sotto accusa – in un’occasione per sottolineare il protagonismo dell’Italia sulla scena internazionale e la sua immagine di leader che non esita a difendere gli italiani, anche quando si tratta di militanti e parlamentari avversari.

La reazione del Partito democratico è stata immediata e polemica. «Risposta vaga ed evasiva», hanno commentato i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga insieme al capo delegazione Nicola Zingaretti. Per i dem, Meloni sbaglia nel ridurre la missione a un gesto politico o simbolico: «Il fine della Flotilla non è certo simbolico: si tratta di tonnellate di cibo da portare a Gaza. Non è un’iniziativa politica ma umanitaria, perché cerca di fare quello che i governi europei non fanno». Una replica che smonta la narrazione della premier e rivendica la legittimità dell’iniziativa.

Non meno dura la voce di Riccardo Magi, leader di +Europa: «Da Giorgia Meloni una risposta burocratica e ipocrita. Il governo italiano non ha reagito con sdegno all’affermazione del governo israeliano che i partecipanti saranno trattati come terroristi. Una minaccia che Meloni avrebbe dovuto respingere con forza». Sulla stessa linea Nicola Fratoianni (Avs), che ha chiesto alla premier «più coraggio e chiarezza», invocando una presa di posizione simile a quella del premier spagnolo Pedro Sánchez. «Non siamo di fronte a un’azione simbolica – ha detto – ma alla più grande mobilitazione della società civile degli ultimi decenni, che sfida il blocco e la pirateria internazionale del governo Netanyahu».

In questo clima, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha scelto di abbassare i toni, ma non senza marcare una distanza dagli attivisti. «Le misure che il governo garantirà – ha spiegato – sono quelle che assicuriamo a tutti gli italiani nel mondo: assistenza diplomatica e consolare». Un impegno formale, quindi, ma accompagnato da un giudizio netto: «I canali per aiutare la popolazione civile a Gaza sono quelli istituzionali. Con Food for Gaza siamo stati il primo paese al mondo per aiuti alla popolazione civile. Il mio compito non è organizzare viaggi privati».

La partita politica, in ogni caso, è chiara: Meloni capitalizza sull’occasione per mostrarsi come premier affidabile sul piano internazionale e severa sul fronte interno. L’opposizione cerca di ribaltare il quadro accusandola di minimizzare un’azione di solidarietà e di non contrastare abbastanza le minacce israeliane. La Flotilla, dunque, divide. Ma il vero punto è che la premier è riuscita a trasformare una possibile trappola politica in un palcoscenico utile: quello di una leader che non arretra nel difendere la linea del governo e, allo stesso tempo, non abbandona nessun cittadino italiano, neppure chi sfida la sua politica estera. Se non un autogoal, da parte di Schlein, un assist al principale avversario.