Un giusto processo per Ilaria Salis e garanzie di rispetto della sua dignità. È quanto ha chiesto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al premier ungherese Viktor Orbán, a margine del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles.

I due si sono visti ieri a tarda sera, quando Orbán si è presentato nell’hotel dell’inquilina di palazzo Chigi per parlare di una strategia comune in vista dei colloqui di ieri. Colloqui che hanno sbloccato 50 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina, con il premier ungherese che ha tolto il veto posto inizialmente dopo aver ricevuto assicurazioni sulla verifica step by step della destinazione degli aiuti.

Ma durante il faccia a faccia Meloni ne ha approfittato per porre alla sua attenzione il caso della ragazza detenuta da quasi un anno nelle carceri di Budapest, e per la quale i legali stanno cercando di ottenere i domiciliari. In quel caso l’Italia potrebbe poi chiedere che vengano scontati in Italia, così da far tornare Salis nel nostro paese. «Ho fornito alla presidente Meloni tutti i dettagli sulla detenzione della cittadina italiana Ilaria Salis - aveva detto Orbán appena uscito dal confronto - Ho chiarito che nel sistema ungherese il pubblico ministero non appartiene al governo, appartiene al Parlamento: quindi non posso assolutamente influenzare il pubblico ministero, il sistema giudiziario è totalmente indipendente dal governo».

Ma rispetto alle richieste di rispetto della dignità di Salis Orbán è sembrato mostrato maggiore disponibilità. «L’unica cosa in cui posso essere a sua disposizione è l’ambiente del detenuto - ha spiegato - È lì che ho un’influenza legittima per garantire che debba essere fornito un trattamento equo. E prometto che verrà fornito un trattamento equo. Che tutti i diritti saranno garantiti». Precisando poi che la detenuta «ha potuto fare telefonate e non è stata isolata dal resto del mondo» e che per questo «non è corretto sostenere che sia stata isolata dal mondo». Tesi smentita dalla stessa Salis nelle sue lettere dal carcere.

Nel punto stampa al termine del Consiglio europeo Meloni ha poi puntualizzato di non aver parlato con Orbán del possibile intervento nel processo, perché «a differenza di quello che molto spesso si è scritto in Italia, anche in Ungheria c’è l’autonomia dei giudici». Ma elencando poi le richieste fatte. «Quello di cui ho parlato col primo ministro ungherese, come faccio per tutti gli italiani che sono detenuti all’estero, è garantire che ai nostri connazionali venga ovviamente riservato un trattamento di dignità, di rispetto, di giusto processo - ha specificato infatti la presidente del Consiglio - Mi permetto di dire anche un veloce processo, nel senso che mi ha colpito che chiaramente si sia aperta l’udienza, subito dopo si è chiusa e poi è stata rinviata: spero che su questo si possa fare magari qualcosa di più».

Meloni ha poi commentato direttamente il caso Salis, smentendo anche le accuse di indifferenza da parte della nostra diplomazia negli scorsi undici mesi, prima che la vicenda salisse agli onori delle cronache. «Io posso solo sperare che Ilaria Salis sia in grado di dimostrare la sua innocenza, la sua estraneità da questa banda del martello cosiddetta - è il ragionamento della leader di Fd’I - chiaramente noi con l’Ambasciata e con il Governo, come facciamo con tutti gli italiani, garantiamo il nostro massimo e lo abbiamo fatto dall’inizio da molto prima che ci fosse questa polemica. Garantiamo tutta l’assistenza che dobbiamo».

Quanto visto, con Salis tenuta in catene e con mani e piedi legati, «accade in diversi Stati anche occidentali», ha concluso Meloni chiarendo che «non è il nostro costume». Approccio comunque diverso rispetto a quello del suo vice Matteo Salvini, al quale il padre di Ilaria Salis ha annunciato querela ma che, con una nota della Lega, torna ad attaccare la ragazza. «Prendiamo atto con curiosità della scelta del padre di Ilaria Salis di querelare Matteo Salvini - si legge - La Lega, invece, rinnova l’impegno affinché i diritti della donna detenuta in Ungheria siano tutelati. E aggiunge l’auspicio che Ilaria venga assolta rapidamente da tutte le accuse, a differenza di quanto è avvenuto in altra vicenda chiusasi con sentenza di condanna confermata in Cassazione il 3 luglio 2023 per concorso morale nella resistenza a pubblico ufficiale. Certo, resta sempre la domanda: è normale che una educatrice venga fermata in una capitale europea con un manganello?».