Succede tutto in pochi secondi, ma quel tanto che basta per immortalare una scena mai accaduta prima in in Aula del Parlamento. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì. Termina il suo intervento, e il presidente Ignazio La Russa saluta «gli studenti del Liceo scientifico Righi di Roma». Applausi dall’emiciclo, come sempre accade i ragazzi si alzano e salutano. Poi diversi senatori, dai banchi della maggioranza, si agitano.

Il capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri, punta il dito contro qualcuno tra i ragazzi. Uno di loro, sedici anni, ha appena indicato la presidente del Consiglio con due dita puntate e il pollice alzato, segno inconfondibile di una pistola. Un’insegnante lo riprende, lui per un attimo resta con il braccio teso, poi lo abbassa. Poco dopo, il ragazzo incontrerà il senatore questore anziano del Senato, Gaetano Nastri, dicendosi dispiaciuto per quanto successo, scusandosi, e chiarendo che il suo gesto è stato frutto di una emotività fuori luogo.

Il dibattito riprende ma Meloni, nelle repliche, parte proprio da quanto accaduto. «Mi colpisce che un gesto del genere arrivi nel giorno dell’anniversario della morte di Marco Biagi, che ha pagato con la vita la sua disponibilità per le Istituzioni», dice l’inquilina di palazzo Chigi. Da Fratelli d’Italia si parla di gesto «inaccettabile e inquietante», mentre la presidente del Righi si dice «costernata» e annuncia provvedimenti.

Un paio d’ore prima, la presidente del Consiglio aveva cominciato le sue comunicazioni parlando del sostegno all’Ucraina, definendo come «necessaria» la Difesa comune europea e spiegando che «c’è bisogno di una Nato a due teste, una americana e una europea». Il governo è al gran completo, ma al fianco di Meloni, oltre al suo vice Antonio Tajani, non c’è l’altro vice, Matteo Salvini, ma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Salvini, dicono dalla Lega, «è impegnato al Ministero». Un «desaparecido», lo definiscono alcuni senatori di opposizione. D’altronde, le dichiarazioni del leader del Carroccio sul voto in Russia, opposte a quelle di Meloni e di Tajani, sono ancora calde.

La presidente del Consiglio tuttavia ribadisce la linea contraria del governo alla proposta del presidente francese Macron di non escludere la presenza di truppe occidentali in Ucraina. Un concetto che via Bellerio fa immediatamente suo. «Le parole della presidente Giorgia Meloni sull’Ucraina, con particolare riferimento al rischio escalation, confermano la linea responsabile e di buonsenso del governo italiano così come auspicato da sempre dalla Lega», sottolineano fonti del partito di Matteo Salvini confermando la «piena sintonia» tra i due leader di maggioranza.

Meloni conferma poi la linea durante le repliche, spiegando che sull’Ucraina «questo governo ha dimostrato sempre la stessa posizione e coesione, qualche tentennamento sta da altre parti, il Pd si è per esempio astenuto sull’invio delle armi» per poi pungere il M5S. «La Russia è più forte e per questo Kiev si deve arrendere? Non mi convincerete mai che questa sia la soluzione», afferma rivolta ai pentastellati dopo aver detto che per Conte «la soluzione è che Zelensky indossi cravatta, glielo dica a chi vede ogni giorno morire i suoi soldati, ma certo Conte governava con la pochette».

Si passa al Medio Oriente e Meloni condanna «la brutale aggressione del 7 ottobre da parte di Hamas», chiede il rilascio degli ostaggi ancora in mano al gruppo terroristico ma poi dice che l’autodifesa di Israele «deve esercitarsi con proporzionalità e rispetto del diritto internazionale» e ribadisce «la contrarietà a un’operazione di terra a Rafah».

La presidente del Consiglio parla poi di agricoltura, immigrazione, economia, tutti temi «che saranno all’ordine del giorno del Consiglio Ue». Un senatore di Fd’I si scatta un selfie, la ministra Casellati mastica il chewing-gum. Durante l dibattito proteste dall’opposizione per le parole del senatore di Fd’I Menia, secondo il quale, con riferimento a Macron, «la pace non si fa ipotizzando interventi militari per pruriti muscolari da parte di uno che di solito si dimostra piuttosto femmineo». Urla e richiami dalla presidenza.

Poi il voto sulle risoluzioni: quella di maggioranza passa con 110 sì, 25 no e 39 astenuti. Domani si replica alla Camera.