Una «scelta di politica estera precisa». Con queste parole la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha descritto la decisione di concedere all’Africa «un posto d’onore nell’agenda italiana di presidenza del G7». Un’agenda cominciata proprio ieri con il vertice Italia-Africa in Senato, alla presenza del presidente La Russa, dei vicepresidenti del Consiglio Tajani e Salvini e dei vertici delle istituzioni europee, dalla presidente della Commissione von der Leyen a quella del Parlamento Metsola, fino al presidente del Consiglio europeo Michel.

Decine i capi di Stato e di governo africani accolti domenica sera a Roma dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tra i quali presidente dell’Unione africana Azali Assoumani, e della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki, che ha voluto mettere diversi puntini sulle i nel suo discorso (ci torneremo).

«Siamo consapevoli di quanto il destino dei nostri continenti sia interconnesso, e che è possibile immaginare e scrivere una pagina nuova nelle nostre relazioni, una cooperazione da pari a pari, lontana da ogni tentazione predatoria e approccio caritatevole - ha detto Meloni in apertura di lavori - La naturale vocazione dell’Italia è quella di essere un ponte tra l’Africa e l’Europa, un ponte che noi italiani abbiamo il vantaggio di poter costruire non partendo da zero, ma dalle solide fondamenta che molto tempo fa un grande italiano come Enrico Mattei, fondatore di Eni, ha avuto la lungimiranza di saper immaginare».

Da qui l’idea di un Piano Mattei di sviluppo e cooperazione per l’Africa, un piano che «non è una scatola chiusa da imporre e calare dall’alto come è stato a volte fatto in passato» perché «anche il metodo deve essere nuovo».

Il Piano, ha aggiunto Meloni, «è pensato come una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le nazioni africane, sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione dei singoli progetti». Un piano, insomma, «concreto di interventi strategici, concentrato su poche priorità di medio lungo periodo, istruzione e formazione, salute e agricoltura, acqua ed energia».

L’investimento è di cinque miliardi e mezzo, dei quali circa 3 miliardi arriveranno dal fondo italiano per il clima e circa 2,5 miliardi dalle risorse della cooperazione allo sviluppo. «Certo, non basta - ha sottolineato la presidente del Consiglio - per questo vogliamo coinvolgere le istituzioni internazionali a altri stati donatori».

Istituzioni internazionali tra le quali l’Unione europea in primis.

Il Piano Mattei, ha detto von der Leyen, «è complementare al nostro European Global Gateway, con i suoi 150 miliardi di euro di investimenti per l’Africa». E se per Metsola «quando l’Africa prospera, l’Europa prospera e anche il mondo prospererà», secondo Michel, che a margine del summit ha incontrato il premier libico a interim, Abdul Hamid Mohammed Dbeibah, «anche quando non condividiamo spontaneamente la stessa opinione, possiamo costruire insieme soluzioni che contribuiscono a questo spirito di cooperazione».

Ma ci ha pensato il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki a riportare tutti con i piedi per terra, quando durante il suo intervento ha detto che «l’Africa è pronta a discutere i contorni e le modalità dell’attuazione del Piano

Mattei, sul quale avremmo auspicato essere consultati». Non solo. «Desidero insistere qui sulla necessità di passare dalle parole ai fatti: capirete bene che non ci possiamo più accontentare di semplici promesse che spesso non sono mantenute», ha aggiunto Faki.

Parole subito riprese dal leader di Verdi, Angelo Bonelli, che gli ha espresso «solidarietà» e dalle opposizioni, Pd in testa. «Il presidente Faki ha anche criticato il governo italiano per non aver consultato i paesi africani e auspicato un nuovo approccio non securitario nella gestione dei flussi migratori - ha spiegato la vicepresidente dem della commissione Esteri della Camera, Lia Quartapelle -Rilanciare le relazioni tra Italia e Africa è un compito enorme, se Meloni vuole fare sul serio non se la caverà con qualche slogan». Di «sonora bocciatura» parla il capogruppo renziano al Seanto Davide Faraone, mentre per la vicecapogruppo M5S alla Camera, Vittoria Baldino, l’intero Piano Mattei è «un’operazione mediatica».