I più duri dentro Forza Italia definiscono la richiesta di Angelino Alfano, seccamente bocciata da Matteo Renzi (con tanto di giallo sul fatto se Alfano lo abbia prima avvisato), di far slittare il referendum, causa terremoto, «la mossa della disperazione». Forse è una definizione troppo tranchant. Ma non c'è dubbio che "Angelino" e i suoi sono entrati in fibrillazione da quando Silvio Berlusconi si è rimesso al centro dei giochi vestendo i panni del leader moderato. Soprattutto in caso di vittoria del No, rispetto alla quale come avrebbe detto a Sergio Mattarella assumerebbe un atteggiamento responsabile, pur premettendo che è schierato per il No.Così fotografa la situazione una fonte azzurra: «Alfano rischia di trovarsi stritolato tra Berlusconi e Renzi, se i due si devono parlare non hanno certo bisogno di lui. Ma i due direttamente non si parlerebbero, a farlo ci pensa la diplomazia interna, che probabilmente avrà tenuto il premier a conoscenza dell'incontro al Quirinale». Parole dietro le quali si staglia l'opera di tessitura del grande diplomatico Gianni Letta, regista della visita al Colle. Ma questo, avverte dentro Fi chi conosce bene il leader azzurro, non significa ritorno al Patto del Nazareno, «perché Berlusconi ormai di Renzi non si fida più, semmai è il contrario». Il ragionamento che andrebbe facendo il Cav infatti ora delinea una situazione completamente rovesciata: «Al contrario è Renzi che si dovrà fidare di me, se perderà». Quindi, come assicurano dentro FI, «figuriamoci se Berlusconi proprio ora è favorevole al rinvio del referendum, chiaro che se vince il No, lui potrà trattare con Renzi da una posizione di forza».Non è un caso che oggi è in programma a Roma un vertice del Cav con i coordinatori regionali con i quali discuterà proprio della campagna per il No. Replica venerdì a Villa Gernetto dove è in agenda un nuovo incontro con under 40 sempre impegnati per il No, questa volta però selezionati dai coordinatori regionali e non più, come questi si sarebbero lamentati, «da figure investite dall'alto».In questa strategia di lotta e di governo, inaugurata con la visita al Capo dello Stato e con l'endorsement per il proporzionale, seppur con alta soglia di sbarramento, ma senza escludere «un accordo tra i due poli se nessuno prevarrà» contro «la deriva populista» di Grillo nel nuovo libro di Bruno Vespa ("C'eravamo tanto amati" Mondadori- Rai Eri), Alfano ora rischia l'oscuramento. Tanto più con l'incognita sulla legge elettorale che penalizzerebbe paradossalmente proprio Ncd se vincesse quel Sì per il quale è schierato e restasse così l'Italicum, che penalizzerebbe gli alfaniani. E' da questi timori che secondo gli azzurri sarebbero dettate le due mosse del ministro dell'Interno. La prima quando nel libro di Vespa ha ripreso prove di dialogo con Berlusconi per creare «un'area moderata in competizione con la sinistra riformista di Renzi e alternativa agli estremismi di Grillo». Ma il messaggio sembra caduto nel vuoto.Respinto al mittente è stato l'altro messaggio di Alfano nelle vesti di "leader di Area popolare (Ncd e Udc ndr) " nel quale, appellandosi sempre a Berlusconi, al quale ha ricordato il terremoto dell'Aquila, ha proposto il rinvio del referendum, specificando ovviamente che questa non sarebbe una scelta del governo. Durissimo il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta: «Non si azzardino a strumentalizzare le vittime del sisma per i loro loschi fini politici e ad usarli come scusa per rimandare una votazione che vede Renzi perdente». Anche da Parisi pollice verso: «Nessun rinvio, prima si vota e meglio è. Rinviare significa allungare ulteriormente l'incertezza e le fratture del Paese». Parisi che non esclude elezioni anticipate prosegue il tour Megawatt Energie per l'Italia: oggi ad Arezzo, domani a Perugia dove a fargli gli onori di casa sarà il sindaco FI Andrea Romizi. Domenica scorsa puntata in Israele dove ha avuto incontri alla Knesset nei quali ha illustrato il suo programma di rigenerazione del centrodestra italiano. Alla guida del quale «serve un leader moderato». A Repubblica-tv ha risposto: «Sì, anche io sono in campo». Sarà quello che ribadirà nel tour che farà nelle cancellerie europee. Un lavoro che coincide con la nuova strategia di lotta e di governo inaugurata da Berlusconi. E che tanto starebbe impensierendo Alfano. Sono circolate versioni maliziose come quella del senatore Mario Mauro impegnato per il No secondo il quale «Alfano è il ventriloquo di Renzi». «O non si parlano o è un gioco delle parte», ha detto il bersaniano Davide Zoggia. Ma la replica secca dello stesso premier ha messo una pietra tombale: «Un rinvio? Non esiste». Fonti vicine a Ncd però a Il Dubbio dicono: «In generale Angelino non è tipo da prendere certe posizioni se prima non avvisa il premier». Fatto sta che quel lapidario «non esiste» dello stesso Renzi, dopo una prima smentita più soft di Palazzo Chigi, è suonato venato da una punta di irritazione.