Per non finire travolto dalle fronde interne, Luigi Di Maio concede qualcosa ai rivoltosi. Dopo l’annuncio del congresso e l’elezione del “Team dei facilitatori”, il capo politico rimette mano allo Statuto del partito per placare i ricoltosi. Al centro della riforma: il sistema delle rendicontazioni e, soprattutto, la destinazione delle eccedenze. Gli eventuali fondi che rimarranno nella cassa del “Comitato rimborsi” al termine della legislatura non saranno più destinati all’associazione Rousseau, controllata da Davide Casaleggio, ma al Fondo per il microcredito.

Per la prima volta si separano, anche se solo parzialmente, i destini del Movimento e quelli del figlio di Gianroberto. Una vittoria per i rivoltosi, che in un documento presentato all’assemblea dei parlamentari, chiedevano proprio un ridimensionamento di Casaleggio nella gestione politica del partito. Per ratificare la modifica, Di Maio si è presentato davanti al notaio di Roma Luca Amato lo scorso 9 gennaio, insieme a i capigruppo di Camera e Senato ( Davide Crippa e Gianluca Perilli) subentrati come membri del Comitato a Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli.

«Se allo scioglimento del Comitato dovessero restare fondi a disposizione, questi verranno devoluti al Fondo per il microcredito, mediante versamento a favore della microimprenditorialità», recita il nuovo Statuto all’articolo 16. Via libera anche alla modifica dell’articolo 1 primo comma e dell’articolo 4 primo comma, con l’estensione delle rendicontazioni controllate dal Comitato anche «ai parlamentari europei e di prevederne la facoltà di utilizzo per i portavoce regionali». Per non soccombere, Di Maio mette sul piatto dei ribelli i progetti di Casaleggio.