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Elly Schlein
Forse sarebbe il caso di rivedere il vecchio adagio: non è più solo l’economia, stupido, è l’immigrazione.
In Germania, secondo i sondaggi, AfD se la batte, a livello nazionale, con il Partito di Merz, più o meno entrambi dati al 25%. In Gran Bretagna, teatro, domenica 14 settembre, di una grande manifestazione della destra di Tommy Robinson, il Reform di Farage è largamente in testa e la domanda è se, da solo, sia pari alla somma di conservatori e laburisti. In Francia, il Rn di Marie Le Pen è di gran lunga il primo partito. In comune ai tre Paesi, secondo i sondaggi, la netta opposizione a politiche che favoriscano l’immigrazione, considerato spesso il primo dei problemi, accanto, appunto, all’economia. E infatti, in tutti i Paesi, il leitmotiv di questa nuova destra (volendo anche includere Trump dall’altra parte dell’Oceano) è la riposta dura da dare alla questione, con deportazioni o espulsioni immediate.
Noi possiamo compiere tutte le analisi sociologiche che vogliamo, evidenziando come la paura dei migranti sia un falso problema, o che sia indotta da un sistema di diseguaglianze che spalanca la porta alla guerra tra poveri. Possiamo, e avremmo molte ragioni, ricordare l’inverno demografico e come sia necessario avere un flusso di migranti, ma il dato non cambierebbe: per gli elettori il problema immigrazione è forse il problema cruciale dei nostri tempi, e si vota chi promette di risolverlo in maniera drastica, anche in barba ad ogni principio legale o umanitario.
Secondo l’Economist, il tasso di approvazione di Trump è in genere negativo. Ma se per problemi economici, quali lavoro e inflazione, lo è molto, quando si parla di immigrazione e sicurezza (che il Presidente lega a doppio filo, dal tempo degli immigrati che mangiano cani e gatti) il giudizio diventa solo leggermente negativo. Insomma: chi assicura pugno duro contro gli immigrati viene premiato. E lo vediamo anche qui, con i partiti di governo che non diminuiscono, ma semmai aumentano, i consensi dopo tre anni. Un esecutivo formato da partiti come FdI e Lega che del contrasto all’immigrazione hanno fatto il filo conduttore, che fossero blocchi navali o centri in Albania. Con quali risultati? Altro discorso, ma ciò che conta è innanzitutto la postura.
Far la faccia feroce contro gli immigrati, insomma, paga. E il problema della sinistra è che, su questi temi, non può inseguire la destra senza snaturare sé stessa, a meno che non si rifugi nel rossobrunismo, come la tedesca Wagenknecht o, da noi, ma in bonsai, Marco Rizzo. Il cerchio che la sinistra non riesce a quadrare è come proporre soluzioni diverse dalle deportazioni o espulsioni di massa, contrarie ai suoi fondamenti, che, però, convincano larga parte dell’elettorato popolare che si “butta” a destra.
Non solo. Minimizzando il problema, e sostenendo di fatto che l’immigrazione sia un falso problema alimentato da propaganda scandalistica, ha finito per indispettire ancora più quella parte dell’elettorato che non solo avverte quel problema, ma pure si sente messa sul banco degli imputati in quanto ingenua e credulona che cade nelle trappole della propaganda. Il che, unito alla difesa della multiculturalità, ha alimentato l’altra narrazione, assai diffusa a destra, secondo la quale la sinistra mondialista non riconosce il problema perché vuole e desidera l’immigrazione incontrollata. Da qui teorie complottistiche quali il piano Kalergi che imputa alla sinistra il volere una sostituzione etnica per eliminare i popoli europei. Inutile dire che sono fandonie, più o meno come sostenere che la terra sia piatta.
Ma rimane la questione di questi tempi: che sia indotto o meno, che sia propaganda o meno, una gran parte degli elettori occidentali vede l’immigrazione come una minaccia, non come una risorsa, e la lega alla sicurezza, che mangino o no cani e gatti. Dire che sono falsi problemi non risolve: quegli elettori si sentono presi in giro, e il rischio (che vediamo) è la radicalizzazione. Eludere il problema, concentrandosi su tematiche di giustizia sociale aiuta poco: uno studio di Gennaioli e Tabellini della Bocconi suggerisce come ormai l’opinione pubblica, nonché elettorato, tenda a dividersi, più per identità culturali che per ragioni economiche quali il reddito e le sue diseguaglianze. L’immigrazione, quindi, viene vista come minaccia alla propria cultura e identità, e come tale respinta. La sinistra che oppone a tutto ciò una visione multiculturale o basata sulle diseguaglianze economiche, sottolineando come l’immigrazione sia problema secondario rispetto ad esse, rischia di parlare ad uditori sempre più vuoti. E infatti la destra avanza, e il suo tema centrale è, ovunque, il contrasto all’immigrazione e la difesa dei valori tradizionali. Quindi il problema è: come parlare di questi argomenti in maniera convincente, con soluzioni diverse da deportazioni di massa, senza ripetere ad libitum che si tratta solo di propaganda? Al momento, è un problema irrisolto.