«È del tutto evidente che ogni voto sottratto a Gori è un voto dato a Fontana. Proprio per questo, alla luce delle gravissime dichiarazioni di Fontana, la decisione di Leu di correre in solitaria risulta ancora più assurda e rischiosa». L’appello del Pd al voto utile in Lombardia diventa un tamburo che scandisce il ritmo della campagna elettorale. A suonare la carica questa volta è Simona Malpezzi, deputata dem dell’hinterland milanese, che approfitta dell’autogol del candi- dato leghista Fontana per attaccare i cugini di Liberi e Uguali, rei di aver sbattuto le porte in faccia a Giorgio Gori. Il Pd lombardo considera la partita per il Pirellone tutt’altro che chiusa e spera di convincere gli elettori grassiani a non seguire le “indicazioni di partito”. A battere su questo punto è lo stesso Gori che pubblicamente dichiara: «Basta appelli a Liberi e Uguali, ora decidano gli elettori», dice su Rai 3. «Non ho sentito dirigenti nazionali, né locali ma i militanti di Liberi e Uguali non si capacitano di questa scelta, non ci sono distanze vere di programmi e idee. Basta appelli, è stata data tutta la disponibilità da quest’estate, ora ci sono gli elettori, non è più tempo di negoziare accordi, chiunque voglia aggiungere il proprio contributo è benvenuto».

Gli esponenti di Leu capiscono subito la manovra e non la prendono affatto bene. «Era inevitabile che qualcuno tentasse di sfruttare le indegne dichiarazioni razziste di Fontana e dello stesso Salvini per cercare di ricattare Leu accusandola di complicità se non appoggerà il candidato del Pd Gori», risponde a Loredana De Petris, capogruppo al Senato di Sinistra italiana. «Ma la realtà è che a dissodare il terreno per quest’orgia razzista sono state proprio le politiche del governo e del Pd. E continuano a esserlo, tanto che proprio Gori definisce “una sciocchezza” la formula usata da Fontana ma si sente in dovere di aggiungere che però il problema è effettivamente avvertito dai cittadini». Dichiarazioni e repliche a parte, il timore di finire stritolati nella logica del voto utile comincia a serpeggiare tra le fila di Leu. Il pericolo non riguarda solo il risultato delle Regionali, ma anche quello delle Politiche, visto che si vota nello stesso giorno. Tanto che qualcuno per contenere una possibile emorragia di voti anche per il Parlamento vorrebbe chiedere agli esponenti più noti del nuovo soggetto - Pierluigi Bersani e Laura Boldrini - di rinunciare al proprio collegio naturale per candidarsi in Lombardia. Difficile che l’ex segretario del Pd accetti una proposta simile, ma qualcuno dovrà pur “sacrificarsi” per salvare Leu da una possibile disfatta.