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L'effetto Trump si fa sentire anche sul referendum italiano? Difficile a dirsi. Di certo, però, in una settimana si è allargato il margine che divide il No dal Sì. L'ultimo sondaggio a certificare il trend è dell'Istituto Ixè ed è stato realizzato per la trasmissione Agorà (in onda su Rai 3). I contrari alla riforma costituzionale arrivano al 40 per cento degli intervistati, contro il 37 per cento dei favorevoli. Sette giorni fa il distacco, secondo l'istituto diretto da Roberto Weber, non andava oltre un punto percentuale (rispettivamente 39 per cento No e 38 Sì). Un segnale preoccupante per Matteo Renzi perché il vantaggio degli "oppositori" aumenta con l'allargamento della platea dei votanti: nell'ultima settimana il dato sull'affluenza è arrivato a quota 61 per cento, 3 punti in più rispetto all'ultima rilevazione. La tendenza mette in allarme il premier che per recuperare terreno punta a convincere gli italiani all'estero. Come? Con una lettera sulle ragioni del Sì che arriverà agli elettori "fuori sede" in contemporanea con la scheda elettorale. La scelta ha mandato su tutte le furie gli avversari politici, consapevoli che la battaglia referendaria sarà combattuta voto per voto. «Chi ha fornito al partito gli indirizzi degli italiani all'estero? », si chiede contrariato il presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico. «Questi elenchi non sono né pubblici né utilizzabili a fini di propaganda, da parte di nessuno. Sfruttare un ministero o qualsiasi altro ufficio pubblico a fini di propaganda è un atto semplicemente ignobile», dice l'esponente M5s.Gli schieramenti ormai sono ben definiti: il 71 per cento degli elettori del Pd si esprimerà a favore della riforma, contro il 71 per cento dei No tra i sostenitori del M5s e il 61 tra i leghisti. Soprattutto per chi rincorre è vitale convincere gli indecisi a recarsi al seggio.Ma se Ixé fotografa un Pd in affanno sulla campagna referendaria, registra anche il buono stato di salute di cui gode il partito di Renzi: il 33,5 per cento del campione dichiara di votare i "dem" (più 0,1 per cento rispetto alla scorsa settimana). Curioso, invece, il dato sui partiti "trumpisti" italiani che calano leggermente dopo le elezioni americane: il Movimento 5 stelle passa dal 29,1 al 28,5 (meno 0,6), mentre la Lega Nord perde mezzo punto (è 12,9 per cento) proprio alla vigilia della manifestazione del No a Firenze che avrà Matteo Salvini come protagonista. Il leader del Carroccio non si scompone e in visita sui luoghi del terremoto dice: «Trump negli Usa ha testimoniato che con le idee e il coraggio di vince, non stando a casa in pantofole: così dobbiamo fare anche noi». Il segretario della Lega vorrebbe prendere la leadership del centrodestra, approfittando della debolezza di Forza Italia. Alla manifestazione di Firenze il Cavaliere non parteciperà. Un motivo in più per Salvini per tentare la scalata: «Ci sono tanti elettori di Forza Italia che non votano più perché hanno perso la fiducia in un progetto chiaro e noi, a chi non vota più perché schifato dai cambi di partito, di idea, di alleanza e di poltrona, vogliamo dare un progetto e una casa». Ma a sorpresa il partito di Berlusconi questa settimana fa un balzo in avanti di quasi un punto e mezzo, passando dal 9,5 al 10,8 per cento.Da segnalare anche il dato sulla fiducia nel governo e nei leader politici. Guadagna un punto l'esecutivo, toccando quota 31 per cento, proprio come il presidente del Consiglio che arriva al 33 per cento. Dietro Renzi si piazzano: Beppe Grillo e Giorgia Meloni (21 per cento parimerito), seguiti dalla coppia Matteo Salvini e Luigi Di Maio (18 per cento), Berlusconi (al 14), Stefano Parisi (12) e infine Alfano e Zanetti (10 per cento).