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L’eventuale proposta di portare a settantadue anni l’età massima per il trattenimento in servizio dei magistrati pare aver incontrato il favore di tutte le correnti dell’Anm. A spingere su una nuova modifica dell’età pensionistica sono stati l’emergenza covid- 19 e il conseguente blocco per l’anno in corso delle procedure concorsuali per le future toghe. Il turn over sarebbe, poi, compromesso anche dal recente aumento del numero dei magistrati che hanno chiesto di essere collocati a riposo prima del compimento dei settanta anni adesso previsti. I dati non sono definitivi ma chi ha avuto modo di confrontare i numeri dell’anno in corso con quelli del 2019 ha notato un netto incremento delle domande di prepensionamento. Si possono fare diverse ipotesi al riguardo. L’incertezza che regna da mesi nel settore giustizia potrebbe aver giocato un ruolo importante, invogliando chi ha già i requisiti pensionistici ad appendere in anticipo la toga al chiodo.
La ripresa dell’attività giudiziaria, dopo lo stop forzato di questi mesi, si preannuncia all’insegna del caos. Tante disposizioni sul punto che invece di uniformare i criteri per la ripartenza rischiano di creare confusione e dubbi interpretativi. In particolar modo sul processo da remoto, per il quale l’infrastruttura si è rivelata non altezza, escludendo, ad esempio, il personale amministrativo dall’accesso alla Rete unica giustizia.
Proprio sulle regole per la “fase due” domenica è intervenuta Unicost, la corrente di centro della magistratura, con una nota del presidente Mariano Sciacca e del segretario Francesco Cananzi. «È indispensabile che per l’accesso ai palazzi di giustizia avvenga in condizioni di assoluta sicurezza», si legge nel comunicato, ma «non sembrano centrare l’obiettivo le circolari diffuse dal Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del ministero della Giustizia», che «invitano i dirigenti a un diffuso risparmio finanziario e ritengono non indispensabili le sanificazioni periodiche e altre necessarie misure, se non in casi eccezionali, rimettendo al contempo però ai dirigenti, privi di poteri di spesa diretta, ogni responsabilità in tema di salute».
“Auspichiamo che il ministero prosegue il documento di Unicost - assuma la diretta e centrale responsabilità quanto alle condizioni di sicurezza dei palazzi di giustizia e che il Csm dia le opportune indicazioni agli uffici giudiziari, nell’ambito delle proprie prerogative, ribadendo come ogni valutazione sul merito delle scelte organizzative assunte dai dirigenti degli uffici spetti in via esclusiva al Csm».
Tornando all’innalzamento dell’età pensionistica, sono molti i magistrati illustri che, in caso di approvazione della modifica, ne beneficerebbero. Il più noto è il togato del Csm Piercamillo Davigo. L’ex pm di Mani pulite è il fondatore di Autonomia e indipendenza, la corrente con cui si è candidato e poi è stato eletto Nino Di Matteo l’anno scorso a Palazzo dei Marescialli.
Era stato il governo Renzi ad abbassare da settantacinque a settanta anni l’età massima per il trattenimento in servizio dei magistrati. C’era stata anche una proroga ma aveva riguardato i soli vertici della Cassazione.
Per quanto riguarda, infine l’Anm, il voto per il rinnovo del comitato direttivo centrale è stato fissato per il prossimo 18- 20 ottobre. Inizialmente le elezioni erano state previste per il 22- 24 marzo, poi rinviate causa covid- 19. Si preannuncia dunque una lunghissima campagna elettorale. E, soprattutto, saranno le prime elezioni con sistema di voto totalmente telematico.
Le candidature erano state già presentate a febbraio. Non si esclude, allora, una riapertura delle liste. Dopo il terremoto che ha travolto la magistratura lo scorso anno, era finita l’esperienza della giunta unitaria alla quale partecipavano tutte le quattro correnti della Anm. Nella giunta presieduta ora dal pm milanese Luca Poniz, di Area, Magistratura indipendente è all’opposizione.