La giacca se l'è tenuta solo un'oretta all'inizio. Di una sola cosa il politico-manager Stefano Parisi, sbarcato lunedì scorso nella sede di Forza Italia, in piazza S. Lorenzo in Lucina, si è lamentato: l'aria condizionata, un po' troppo elevata, che è stata subito abbassata. Poi, è rimasto anche per tutta la giornata di ieri in maniche di camicia, ma sempre con la cravatta come faceva fin da giovane, nella grande sala riunioni a colloquio con i 20 coordinatori azzurri. Li ha ricevuti uno a uno, a cominciare da lunedì mattina, l'ultimo lo ha visto ieri sera. "Clima molto friendly", si dice dentro Forza Italia, soprattutto nella cosiddetta area più "parisiana", già battezzata "parisienne". Quindi, di freddo sembra ci sia stata solo l'aria condizionata. Perché il manager di "Chili tv", l'ex direttore generale di Confindustria, ed ex di tanti altri prestigiosi incarichi fin da quando era giovane e dirigeva i giovani socialisti romani, sembra abbia affrontato i venti coordinatori anche con spirito autoironico, per metterli a proprio agio. A quelli che magari lo riempivano di troppi complimenti per i tanti voti presi come candidato sindaco di Milano, riunendo tutto il centrodestra, ha risposto sorridendo: «Sì, grazie, ma guardate che io però ho perso, sennò ora starei a fare il sindaco e non qui con voi». Ma soprattutto il politico-manager li avrebbe tranquillizzati in questo modo: «Guardate, io non sono venuto qui a fare il tagliatore di teste, qui dobbiamo lavorare tutti insieme d'amore e d'accordo e se è possibile trovare nuove persone che ci possano dare una mano per riportare Forza Italia ai fasti del 1994».Allora FI prese il 21,5 per cento. Ora avrebbe confidato ai suoi interlocutori: «Dobbiamo anche andare oltre, se possibile arrivare al 22, 23 per cento». Ma come? Parisi più che parlare avrebbe ascoltato. Ma aveva già sotto mano la situazione regione per regione, a cominciare dalla mappatura realtà per realtà della marea dei voti. Incontrerà anche tutti i parlamentari? Con chi glielo ha chiesto sarebbe stato un po' enigmatico: «No per ora, no, ma qualcuno già lo ho sentito». Parisi sa benissimo che la sua missione ora è stemperare le ostilità nei suoi confronti soprattutto di quel cosiddetto asse del Nord, capitanato dal governatore ligure Giovanni Toti, che secondo i maligni aspirava al ruolo di coordinatore del partito per fare poi con il leader Matteo Salvini un ticket per Palazzo Chigi. Ma la stessa Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda, ieri si è precipitata a smentire le cronache dei giornali che la riportavano tra i refrattari. Ha detto: «Auguri di buon lavoro, caro Stefano! », ricordando «i tre mesi di campagna elettorale fianco a fianco con te a Milano». Renato Brunetta, presidente dei deputati azzurri, comunque ricorda che la linea è: «Senza se e senza ma al referendum, via Renzi dopo la vittoria del No». Ma non può mancare di elogiare «il bellissimo curriculum di Stefano, che conosco da 33 anni e lavorava con me». Sottolinea: «Lui è incaricato di redigere un rapporto sullo stato di salute di Forza Italia. Infatti, è proprio così. Lo dovrà presentare a Silvio Berlusconi dopo un'estate passata praticamente tutta al lavoro. Ma Parisi ha avuto dallo stesso Cav anche il via libera per la convention liberal-popolare di metà settembre a Milano. Non sarà una cosa di Forza Italia, ma quella sarà la prima prova del budino della costruzione di quell'area moderata il cui perno è Forza Italia, baricentro di un centrodestra rivisto e corretto. Parisi ha deciso di muoversi in punta di piedi per non scatenare altre ire e proteste. E così ha rifiutato di avere in piazza S. Lorenzo in Lucina quella stanza tutta per sé che Berlusconi aveva invece ordinato di preparargli. A tutti dice: diamoci del tu. Ma se lui ha i numeri di tutti i coordinatori e le mail, molti di questi non hanno ancora neppure il suo numero di cellulare. Da filtro fa il responsabile dei coordinatori Sestino Giacomoni che insieme con Gregorio Fontana, responsabile organizzativo lo stanno affiancando.Parisi ha con sé i responsabili della sua comunicazione: Cinzia Messori per la stampa; Daniele Renzoni, ex giornalista politico Rai, per le tv. Professionisti e basta che non vengono da FI. Ma il manager di "Chili tv" avrebbe assicurato: nessuna squadra parallela. E comunque anche di questo il Cav ovviamente sarà stato informato da Parisi.