Ignazio La Russa, siciliano di Paternò, nel rush finale di questa campagna elettorale, ha la voce più rauca del solito. Ex ministro della Difesa del quarto governo Berlusconi, uno dei tre fondatori di Fratelli d’Italia, di cui è presidente dell’assemblea nazionale, è felice intanto del consenso che «sta registrando il suo caro amico “Nello” (Musumeci ndr): una persona specchiata, che noi abbiamo voluto per primi». Soddisfatto è La Russa per quel «patto del centrodestra che consiste nello stesso fatto che i leader si siano ritrovati».

Onorevole La Russa, lei c’era alla taverna, per una curiosa coincidenza chiamata del Cavaliere, l’altra notte a Catania. Cos’è questo “patto dell’arancino” tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che non si ritrovavano più insieme ormai quasi da un anno?

Lo chiami, se vuole, dell’arancino, però noi abbiamo mangiato del pesce ieri sera ( l’altra sera ndr) ed era anche molto buono. C’è anche chi lo chiama “il patto dell’acqua pazza”, del “pesce all’acqua pazza”.

Ma gastronomia a parte, qual è il patto?

Il patto era già nelle cose, nel solo fatto di vedersi e di stare insieme. Il patto sta in una strategia che è consistita nel convergere tutti su Musumeci. E in questo credo che la Meloni ed io abbiamo avuto un ruolo importante e, se vuole, addirittura decisivo. Abbiamo ritenuto che Nello fosse la candidatura giusta per trasparenza e competenza. Lui ha anche questo alone distaccato dalla politica politicante, che lo rende la speranza della Sicilia di uscire dallo sprofondo nel quale è precipitata con la giunta Crocetta. La strategia era che ognuno curasse il proprio segmento elettorale di centrodestra, stare tutti insieme avrebbe significato diminuire la potenza di fuoco. L’importante era ritrovarsi alla fine.

Insomma, marciare divisi per colpire uniti? E sul piano nazionale cosa comporterà?

Esattamente, in Sicilia: marciare divisi per colpire uniti. L’importanza del vertice di ieri sera non era solo sul nome di Nello, dove la concordia c’era, ma ieri si è capito che questo centrodestra è unito anche a livello nazionale. Non c’è stato né patto, né divisione di collegi. Però se lei fosse stata in quella stanza, in cui eravamo una decina con i leader, il clima che si respirava era di vigilia e di concordia, non solo per la Sicilia ma anche per la campagna elettorale nazionale…

E però Salvini vi ha tenuti sulla corda fino all’ultimo con quel mi si nota di più per la cena o per l’ammazza- caffè, con Berlusconi che secondo le cronache a un certo punto si sarebbe irritato. Con Musumeci e Meloni che aspettavano.

Mi faccia finire: era tanto tempo che io non respiravo più questo clima di concordia.

Però il leader della Lega fino all’ultimo ha duellato con Berlusconi dicendo che a lui non interessa in Sicilia di parlare di squadra di governo nazionale e ministri, che a lui non interessa il Ponte sullo stretto ecc. e ribadendo di fatto che è lui il candidato premier.

Ma lei dimentica la storia della Lega che adesso è molto più omogenea al centrodestra. Nel ’ 94, quando erano strettissimi i rapporti con Forza Italia, quando scese in campo Berlusconi, da un lato c’era la coalizione, dall’altro c’era Bossi che “sparava” contro Berlusconi. E’ rimasta una caratteristica della Lega quella di usare le parole d’ordine che possano raggiungere meglio il proprio elettorato.

Ma il programma non del tutto coincide, a cominciare dall’Europa.

Io non ne sono affatto preoccupato. Sull’economia tutti vogliamo abbattere la stessa fiscalità, cercare un rilancio economico, sull’immigrazione poi abbiamo tutti la stessa ricetta: controllare, certo non eliminare, ma bloccare l’immigrazione clandestina nei limiti del possibile. La nostra di Fratelli d’Italia forse è la ricetta più spinta: io vorrei una missione internazionale e europea a bloccare i porti lì e a far partire da lì gli immigrati per tutti paesi d’Europa. Ma tutti siamo d’accordo per il blocco navale. Quanto allo ius soli, su cui ieri Fratelli d’Italia ha fatto la manifestazione a Catania, siamo tutti decisamente schierati nel dire che la cittadinanza non si regala.

Scusi, la Russa, ma il candidato premier chi sarà?

Partiamo dal programma, che è per nove decimi uguale. Certo diversi accenti ci sono sull’Europa, ma anche Berlusconi ha detto: questa Europa così com’è non mi piace.

D’accordo, resta il problema della candidatura a premier?

Sì. Allora, lei sa la stima che io ho per Berlusconi, Salvini sta dimostrando di cercare di fare quello in cui Bossi non era riuscito e cioè trasformare la Lega in partito nazionale, la Meloni sta facendo passi da gigante. Ma poi ci sono governatori da Toti a quelli di Veneto e Lombardia. Il problema non è individuare il leader ma avere una maggioranza con questa legge elettorale. Sarebbe un miracolo e noi proveremo a fare questo miracolo.

Fratelli d’Italia è nata con: mai con la sinistra, mai con un governo tecnico.

Che clima c’era alla Taverna del Cavaliere?

Una serata tra amici. Battute, risate. Poi alla fine in una stanzetta separata dai vetri si sono visti i leader per dieci minuti e si sono ripromessi di rivedersi appena dopo il risultato siciliano che tutti prevedono molto buono. La notizia è stata la ripromessa di risentirsi. Ieri non c’era da prendere decisioni, ma c’era soprattutto da riattivare un circuito tra i tre di amicizia e comunicazione. La cosa carina è che c’era anche Sgarbi che non ha risparmiato battute salaci a Salvini, che ha reagito ridendo.

Non temete che la sinistra in crisi possa dirottare consensi a Cancelleri nel voto disgiunto pur di fermare il centrodestra?

Non c’è dubbio che le speranze dei Cinque Stelle, ai quali sarebbe un salto nel buio affidare la Sicilia, più che sui loro programmi sono riposte nel fatto che la sinistra sia così bassa che alla fine pur di non avere Musumeci si affidi ai grillini. Di per sé i grillini hanno dieci punti meno. Io credo che al massimo la sinistra 5 punti possa farglieli recuperare. Nelle campagne elettorali non sono mai trionfalista, ma tanta gente mi ferma e mi dice: io voto Nello, anche se non sono di Fratelli d’Italia.